Nel marzo dello scorso anno, nel timore che non venissero pagati gli stipendi del mese che ancora doveva finire, gli operatori Amia si sono astenuti dal lavoro per circa due settimane. Con il risultato di martirizzare Palermo, umiliata, offesa e ingiuriata.
Ricordiamo che 119 dipendenti di questa società sono indagati per quella protesta selvaggia e violenta che ha danneggiato l’economia della città, ha deturpato l’immagine di Palermo e ha creato gravissime condizioni sanitarie.
Lo scenario si ripete come un nefasto copione in questi giorni. Nonostante le assicurazioni sulla continuità dell’occupazione e sulla salvaguardia degli impieghi, le maestranze Amia e Amia Essemme hanno deciso di scioperare. La città si sta riempiendo di immondizia per il giubilo di qualche ditta che affitta mezzi speciali necessari a recuperare l’arretrato e per i lavoratori che saranno chiamati a prestazioni straodinarie.
Se si compilasse una classifica su cosa è indigeribile agli occhi degli avventurosi visitatori di Palermo, la mancata pulizia ascenderebbe al primo posto.
L’Amia non può consentirsi scioperi così gravi. L’igiene pubblica è un servizio di prima necessità e il Prefetto deve precettarli. L’art 8 della legge 83 del 2000 lo consente. Lo faccia subito, prima dei roghi, prima delle infezioni, prima che il residuo decoro cittadino sia travolto.
La gente che vuole dire basta a questo ricatto scriva al Prefetto e chieda la ripresa immediata del servizio: prefetto.pref_palermo(at)interno.it
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