E’ possibile dispensare qualche pillola di ottimismo dopo un ko per 4-0? La risposta è affermativa se si analizza il modo in cui il Palermo è «caduto» a Torino contro la Juventus. Ci sono sconfitte e sconfitte e quella rimediata dai rosanero contro la capolista, ormai ad un passo dal quinto scudetto consecutivo, è stata dignitosa nonostante le ampie proporzioni numeriche del risultato. E paradossalmente ha dato sul versante rosanero dei segnali positivi in vista del rush finale. Il messaggio più incoraggiante arrivato dal match dello Juventus Stadium è che il Palermo è comunque una squadra ancora viva, pronta a lottare per la salvezza fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Il serbatoio da cui attingere in funzione dei prossimi appuntamenti, a partire da quello determinante di mercoledì sera contro l’Atalanta, non è vuoto: il fatto che per almeno un’ora (fino al gol del 2-0 di Pogba) i rosanero abbiano espresso un buon calcio dando del filo da torcere alla corazzata Juventus in più di una circostanza consolida la base sulla quale impostare un piano d’azione credibile.
Ballardini, richiamato da Zamparini per tentare in extremis di invertire il trend negativo, ha preparato bene la partita e in pochi giorni ha trasmesso alla squadra nuovi input dal punto di vista dell’atteggiamento in campo e della mentalità. Fare meglio rispetto alle ultime uscite nelle quali si è toccato il fondo non era un’impresa ardua ma i progressi evidenziati sul piano del gioco autorizzano, in ogni caso, un po’ di fiducia. Anche perché i passi avanti sono avvenuti al cospetto di una formazione praticamente imbattibile, abituata a lasciare agli avversari solo le briciole e costretta ieri per alcuni tratti della partita a contenere le iniziative di un Palermo propositivo. Una squadra cinica e più convinta in fase realizzativa avrebbe potuto cambiare l’inerzia dell’incontro (e aggiungiamo che se nel primo tempo al posto di Trajkovski ci fosse stato a tu per tu con Buffon un attaccante come Gilardino, rimasto a sorpresa in panchina, magari il match avrebbe preso una piega diversa). La verità è che in queste gare, contro avversari di questa levatura, che ti puniscono immediatamente, non puoi permetterti di fallire le poche occasioni da gol che ti capitano. In zona gol devi essere spietato, aggettivo che non fa parte del vocabolario rosanero.
I segnali di risveglio ci sono stati ma, a prescindere dal nome dell’avversario, se una squadra perde 4-0 vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Ballardini dovrà lavorare molto sulla tenuta psicologica del gruppo che, dopo avere retto con una certa lucidità l’onda d’urto dei bianconeri, ha perso completamente la bussola una volta incassata la rete del 2-0. E meritano un’attenta analisi anche i soliti errori individuali. Sbavature (sul banco degli imputati è salito Lazaar, disattento in marcatura in occasione di tre dei quattro gol subiti) che in questa fase cruciale del campionato possono essere fatali. Il lavoro del tecnico ravennate non è semplice. Il Palermo ha equilibri molto fragili e, contestualmente, deve convivere con la paura alimentata dalla classifica. Il penultimo posto maturato ieri alla luce del successo del Frosinone sul campo del Verona è la notizia peggiore della giornata e probabilmente fa più male dei quattro gol presi da una squadra obiettivamente fuori portata.
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