LATTO DELIBERATIVO, SOLLECITATO DALLA CORTE DEI CONTI, FA RIFERIMENTO ALLE GESTIONI ALLEGRE DELLA PASSATA AMMINISTRAZIONE DI DIEGO CAMMARATA. SI’ DEL CONSIGLIO COMUNALE ANCHE A UN ORDINE DEL GIORNO PER FARE CHIAREZZA SUI DEBITI FUORI BILANCIO DOVE IL COMUNE, CHISSA’ PERCHE’, PERDE TUTTE LE CAUSE…
Il Consiglio comunale di Palermo ha approvato ieri sera la delibera sulle cosiddette criticità del bilancio. Di fatto, lassemblea di Sala delle Lapidi ha recepito le indicazioni, formulate dalla Corte dei Conti, per correggere i punti critici del bilancio comunale provocati dalle gestioni della passata amministrazione di Diego Cammarata.
Di fatto, per dirla in breve, sul groppone dellamministrazione comunale di Leoluca Orlando e sullattuale Consiglio comunale sono finiti i guai finanziari e contabili provocati dalla gestione allegra della passata amministrazione. La Corte dei Conti ha chiesto correzioni e amministrazione comunale e Consiglio comunale, pur tra mille difficoltà, sono riusciti a mettere una pezza sui disastri provocati da Cammarata e dalla sua band.
Proviamo a riassumere come sono andate le cose. Il 26 novembre dello scorso anno e il 2 maggio di questanno il Sindaco di Palermo, Orlando, risponde a ben due ordinanze istruttorie della Corte dei Conti, che avevano accertato criticità nei rendiconti 2009-2011 e nel bilancio di previsione 2012. Come si può notare, si tratta di fatti che riguardano la passata amministrazione.
Con ordinanza del 3 maggio 2013 – depositata l11 luglio 2013 – la Corte dei Conti ritiene permanenti le criticità e chiede al Consiglio comunale di adottare gli opportuni provvedimenti ai sensi dellarticolo 148 bis del decreto legislativo n. 267/2000. Latto arriva in Consiglio con un po di ritardo: il 4 settembre 2013. E arriva senza parere dei revisori dei conti (che non è dovuto, ma opportuno).
Le criticità riscontrate dalla magistratura contabile sono le seguenti:
1) Residui attivi e passivi. I primi sono entrate che non si concretizzano; i secondi sono somme impegnate ma non spese. I residui attivi (somme accertate ma non riscosse) ammontano 1 miliardo 350 milioni di euro nel 2011. I residui passivi ammontano a miliardo 390 milioni.
In particolare, il valore dei residui attivi supera del 134% il valore delle entrate accertate nello stesso esercizio; mentre lammontare dei residui passivi è pari al 66,7%. La Corte dei Conti registra anche la bassa capacità di smaltire queste voci di bilancio, soprattutto in materia di evasione fiscale e sanzioni amministrative.
2) Debiti fuori bilancio. Pur registrandosi un ridimensionamenti nel rendiconto 2011, la voce si attesta ad oltre 13 milioni di euro derivanti per lo più da contenziosi che hanno visto lAmministrazione soccombente con sentenze passate in giudicato.
3) Spese di rappresentanza. Sono risultate molto elevate nel triennio 2009-2011, con superamento dei limiti consentiti per relazioni pubbliche, mostre, convegni e missioni. Sono pari a circa 1 milione di euro.
4) Società partecipate. La Corte osserva in primo luogo che manca un bilancio consolidato (cioè un bilancio unitario di Comune e aziende partecipate, così come previsto dalla legge), che consenta unanalisi contestuale e complessiva della situazione dellente e che permangono perdite strutturali nel 2011 per Amia, Gesip e Amat.
– Amia: 16 milioni di perdite desercizio, 220 milioni di indebitamento, 75 milioni costo del personale (1676 dipendenti).
– Gesip: 11 milioni perdite, 14 milioni di indebitamento, 48 milioni di costi del personale (1700 dipendenti).
– Amat : 9 milioni di perdite (nel primo semestre di questanno le perdite ammontano a 3 milioni: se chiuderà con 6 milioni di perdite lAmat avrà risparmiato 3 milioni rispetto allanno precedente); 117 indebitamento, costo personale 72,8 milioni di euro (1792 dipendenti).
Come si può notare dalla lettura di questi dati, la società che è costata di più è lAmia, oggi sostituita dalla Rap, che ha registrato il maggiore indebitamento, le maggiori perdite e il più alto costo dei dipendenti. Quello che va sottolineato è che Amat e Amia hanno, pressappoco, lo stesso numero di dipendenti, ma costi molto diversi. E evidente che, nella gestione dellAmia, cerano molte cose fuori posto.
Inoltre esiste un disallineamento tra i bilanci delle Aziende e quello del Comune, che nel 2011 è di circa 65 milioni di euro. La società che costa meno è la Gesip.
Nelle Aziende comunali la Corte dei Conti segnala, inoltre, perduranti perdite di esercizio con erosione del patrimonio netto delle società; elevata incidenza del costo del personale; forte esposizione debitoria; assenza di una programmazione societaria che garantisca economicità, efficienza e qualità dei servizi.
5) Tardiva approvazione del Rendiconto.
6) Erronea imputazione come entrate tributarie dei contributi dei permessi di costruire, somme utilizzate, poi, per spese correnti (nella proposta di bilancio 2013, viene corretto questo punto).
Sulla delibera approvata ieri sera dal Consiglio comunale abbiamo chiesto lumi a Nadia Spallitta, la battagliera vice presidente vicaria del Consiglio comunale (per la cronaca, su tale argomento non sono arrivati comunicati: se arriveranno li pubblicheremo).
Il Consiglio comunale – ci dice Nadia Spallitta – ha votato un atto delicato e complesso con il quale adottato misure di contabilità e programmazione idonee a rimuovere le numerose irregolarità riscontrare in 8 punti dellordinanza della Corte dei Conti. Si tratta di gravi criticità connesse con la gestione Cammarata, che in qualche modo, a partire dal 2012, la nuova Amministrazione sta gradualmente cercando di superare”.
“Vengono infatti proposte e superate – sottolinea la vice presidente dellassemblea di Sala delle Lapidi – alcune di queste criticità. A partire dal 2012 si sono avviate talune azioni di contenimento dei debiti fuori bilancio, di riduzione delle spese di rappresentanza, di accertamento e verifica dei residui attivi e passivi con un graduale ridimensionamento degli stessi e con lavvio di una battaglia contro levasione fiscale e la capacità di riscossione delle relative entrate.
Si è altresì avviato un maggiore controllo sulle società partecipate – prosegue Nadia Spallitta – introducendo misure restrittive contro il conferimento di incarichi esterni, avanzamento di carriera, assunzione di altro personale, applicazione delle misure di contabilità per lacquisizione di beni e servizi. Questi provvedimenti, se hanno ridimensionato in parte alcune criticità, tuttavia non hanno risolto il problema, che, correttamente, la Corte dei Conti individua nella necessità di una radicale riorganizzazione del sistema societario, nella riorganizzazione, in termini di efficienza ed economicità dei servizi, supportata da unanalisi costi benefici e da unanalisi economica di convenienza delle scelte operate.
Secondo la Corte dei Conti – aggiunge – più forte ed incisivo deve essere il controllo del Comune e tale da intervenire nelle diverse fasi gestionali, impedendo quindi operazioni svantaggiose e riconducendo lerogazione dei servizi alla stretta osservanza dei criteri contabili.
In questi termini – conclude la vice presidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo – latto deliberativo proposto al Consiglio prevede una revisione di statuti e contratti di servizio e prelude ad un bilancio consolidato, che, a mio avviso, sarà lo strumento più utile per una programmazione economico-finanziaria del Comune e delle sue aziende partecipate reale e veritiera.
Per bilancio consolidato sintende un bilancio unico tra Comune e società collegate allo stesso Comune. Lo prevede la legge e il Comune dovrà adattarsi. Anche se questo costringerà le società collegate ad economie di gestione.
Resta da capire, ad esempio, perché società come la Gesip e la Sispi, che la stessa Corte dei Conti definisce società strumentali del Comune si ostinino ad operare con lIva. Soldi che potrebbero essere risparmiati, anche se ciò farebbe venire meno entrate ad unaltra branca della pubblica amministrazione.
Sempre su proposta di Nadia Spallitta, ieri è stato approvato anche un ordine del giorno da non sottovalutare. Il tema è quello dei debiti fuori bilancio. Quasi tutti frutto di sentenze. Pronunciamenti che, chissà perché, vedono sempre lamministrazione comunale soccombente. Possibile che il Comune perde tutte le cause che provocano esborsi? Sulla vicenda – sempre in punta di diritto – sarebbe bene fare chiarezza.
Foto tratta da ccsi.sicilia.it
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