Palermo ricorda La Torre 34 anni dopo l’omicidio Il figlio: «L’impegno civile è una lotta quotidiana»

«Penso sempre a mio padre, per noi il trenta aprile è tutti i giorni,
l’impegno civile è una lotta quotidiana». Questo il messaggio lanciato oggi al Teatro Biondo di Palermo da Franco La Torre, figlio del segretario regionale del Pci Pio La Torre ucciso dalla mafia insieme al suo autista Rosario Di salvo, il 30 aprile ’82.  Un messaggio che è risuonato tra le mura del teatro dopo il minuto di silenzio osservato da centinaia di studenti delle scuole superiori  radunati per partecipare alla giornata di commemorazione dell’omicidio mafioso di 34 anni fa. In sala all’iniziativa organizzata dal centro studi che porta il nome del politico, anche la figlia Tiziana, il presidente della Commissione nazionale antimafia Rosy Bindi, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, il governatore siciliano Rosario Crocetta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, e l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice.  Molti gli striscioni delle scuole affissi nei loggiato del teatro: quello di Libera, della Fondazione Rocco Chinnici Generosa. Ci sono i gonfaloni dei comuni di Palermo e Polizzi Generosa. 

La figlia Tiziana ha detto: «Sono felice di vedere questo teatro pieno. La lotta non è finita, la mafia cambia e diventa sempre più subdola. Oggi c’è bisogno di una l
egge straordinaria per combattere la collusione». Poi è stata la volta del Procuratoredi Palermo Lo Voi: «Riflettevo sul fatto che la legge Rognoni-La Torre fu in realtà emanata nel settembre del 1982 cavalcando l’onda emozionale di un altro omicidio eclatante, quello del generale Dalla Chiesa. Per assurdo l’omicidio di Pio La Torre stava per essere riassorbito, a tutti i livelli, anche politico. Lo stesso fenomeno – il riassorbimento – è avvenuto anche per Giovanni Falcone. C’è voluta una seconda strage, l’uccisione di Paolo Borsellino in via D’Amelio, perché fossero approvate misure più drastiche contro Cosa nostra, misure che dopo Capaci rischiavano nuovamente di arenarsi». Lo Voi ha commentato sul palco, assieme al presidente della commissione antimafia Rosi Bindi, la storica relazione di minoranza della commissione nazionale antimafia, scritta anche da Pio La Torre nel 1976, dopo undici anni di approfondimenti e verifiche.

«A quarant’anni da questa relazione
abbiamo voluto riconoscere e affermare che quanto è scritto in questa relazione oggi è patrimonio comune di tutti. È un riconoscimento tardivo – ha aggiunto Bindi – ma un segnale importante su cui dobbiamo lavorare». La commissione antimafia ha riproposto oggi agli alunni delle scuole e alle istituzioni che hanno partecipato alle manifestazioni al Teatro Biondo, la relazione di minoranza presentata da Pio La Torre dalla quale scaturì la prima normativa sul riconoscimento del crimine mafioso e il sequestro dei beni ai boss. Il testo dattiloscritto da Pio La Torre, con le sue sottolineature, le correzioni, è stato approvato giorni fa all’unanimità dalla commissione antimafia.  

La presidente dell’Antimafia ha riportato la discussione su Cosa nostra ad oggi definendo
 «attuale» la relazione: «L’Antimafia – ha commentato Bindi – ha oggi ha l’ambizione di far svolgere alla politica il suo ruolo istituzionale. Non possiamo lasciarlo solo ai tecnici, la politica non può lasciare sola la magistratura». Se per essere eletti – ha precisato – si accettano certi patti elettorali, non ci si affidi al detto ‘i voti non odorano’, i voti della mafia puzzano, legano le mani e tolgono la libertà». La Bindi fa riferimento alla querela che alcuni candidati alle scorse elezioni amministrative avevano presentato contro di lei perché ritenuti impresentabili.

Da qui la denuncia del sindaco di Palermo
Leoluca Orlando che ha parlato di un «nuovo sistema di potere cianciminiano in Sicilia, che riguarda acqua, rifiuti ed energia». «Non mi stupisce – ha aggiunto – la scelta della Bindi di invitarmi in Commissione antimafia, in merito a denunce che abbiamo sempre fatto anche con l’Anci sul nuovo sistema politico affaristico mafioso». 

«Fascismo e mafia sono la stessa cosa. La Costituzione italiana è stata scritta da ragazzi di culture diverse che si sono sentiti coinvolti nel cambiamento mentre l’Italia usciva dalla guerra. Dobbiamo saper riconoscere gli uomini di estrazione diversa che si sono battuti per la giustizia e per la legalità»,  ha detto l’arcivescovo di Palermo. Infine il messaggio del presidente della Repubblica: «Sconfiggere le mafie è possibile», scrive Sergio Mattarella nel suo messaggio inviato in occasione del 34esimo anniversario dell’omicidio. «Pio La Torre ha testimoniato che le mafie possono essere duramente colpite ogni volta che si realizza una convergenza tra le forze positive della società – scrive Mattarella – È necessario che i cittadini avvertano di essere partecipi dei cambiamenti sociali».

Redazione

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