A distanza di pochi mesi, la Polizia di Stato ha individuato il terzo autore di una rapina in villa compiuta ai danni dell‘avvocato palermitano Gioacchino Sbacchi. Si tratta di Francesco Buffa (primo a dx nella foto). Già lo scorso novembre erano stati arrestati altri due rapinatori, Salvatore Puntaloro, 32 anni e Salvatore Orlando, 24.
I fatti risalgono allo scorso 3 settembre, quando, nel cuore della notte, un noto avvocato del foro di Palermo, è stato svegliato nella sua abitazione da alcuni rumori. Alzatosi dal letto per capire la natura dei cigolii notturni, l’uomo si è trovato dinanzi quattro uomini armati di pistola che, senza giri di parole, minacciandolo, lo hanno ricondotto all’interno della sua camera da letto. Poco dopo, la stessa sorte è toccata alla figlia dell’avvocato ed alla collaboratrice domestica, entrambe svegliate ed accompagnate nella camera da letto dell’avvocato dove le tre vittime sono state radunate.
Sono seguiti 30 minuti di puro terrore. I quattro rapinatori hanno minacciato verbalmente e fisicamente i tre, chiedendo ripetutamente al giurista di consegnare il denaro custodito in casa. Alla collaboratrice domestica che impaurita si era lasciata andare ad urla di aiuto, è stata puntata una pistola alla tempia, allo scopo di indurla al silenzio.
Durante le concitate fasi della rapina i malviventi si sono lasciati andare ad alcune affermazioni che hanno consentito ai poliziotti di ricostruire le fasi preparatorie della rapina. Forse per intimorire le vittime, quale ulteriore strumento di pressione, i rapinatori hanno infatti rivelato di conoscere gli indumenti indossati dalla figlia del penalista nella giornata appena trascorsa e quindi, implicitamente, hanno ammesso di averla seguita fin all’interno di un istituto di credito dove aveva prelevato denaro.
Proprio alla ricerca di questo denaro, i malviventi hanno immobilizzato le vittime con legacci improvvisati, arrivando a minacciare l’uomo di portar via la figlia se non avesse indicato loro dove fosse custodito il denaro sicuramente prelevato. Poi, staccata la linea telefonica, per impedire comunicazioni con l’esterno ed eventuali richieste d’aiuto, i malviventi, indispettiti dal non avere ancora trovato nulla, hanno rovistato all’interno dell’abitazione, razziando beni, tra cui preziosi, materiale elettronico e denaro (per un valore approssimativo di diecimila euro).
Accontentatisi di quanto trovato i quattro sono fuggiti, lasciando le vittime legate nella camera da letto, chiusa a chiave. Poco dopo, i tre riusciti a liberarsi, hanno contattato il “113”, giunto immediatamente in soccorso.
Le indagini dei poliziotti, pur complesse, si sono dispiegate velocemente. Gli investigatori della quinta sezione “Antirapina” della Squadra Mobile di Palermo, ricostruiti i fatti e raccolte le descrizioni dei rapinatori fornite dalle vittime, si sono giovati di un particolare legato ad un cellulare depredato all’interno dell’abitazione.
Incautamente infatti la madre dei malviventi lo ha utilizzato, seppur per pochi minuti, qualche giorno dopo la commissione della rapina. E’ bastata questa leggerezza, unita all’acume investigativo, per individuare i primi due componenti del commando. Le indagini dei poliziotti sono continuate senza sosta per risalire all’identità degli altri due complici. Solo dopo due mesi, gli agenti hanno individuato il terzo complice, ritenuto corresponsabile del reato di rapina pluriaggravata.
Analizzati con attenzione i fatti e tenuto conto delle descrizioni fornite dalle vittime, gli investigatori, giovandosi della loro esperienza professionale, hanno ristretto il cerchio sui possibili complici.
Le minuziose indagini, svolte dagli agenti della Squadra Mobile, hanno consentito non solo di accertare la presenza di uno stretto legame del ventenne con gli arrestati, ma anche di notare che la relazione con uno dei detenuti è continuata a persistere nonostante il sopravvenuto stato carcerario. Le indagini restano aperte per rintracciare il quarto complice.
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