Palermo promosso in A, Catania retrocesso in B: è una prima assoluta nella stessa stagione

LA STORIA E I PERCHE’ DI UNA RIVALITA’ CHE FINO A TRENTACINQUE ANNI FA NON ERA VIOLENTA. I TIFOSI ROSANERO IN PIAZZA PER CONSUMARE LA VENDETTA DOPO I FESTEGGIAMENTI CATANESI DELLO SCORSO ANNO

di Gabriele Bonafede

Eh sì, chi la fa l’aspetti. L’anno scorso i tifosi catanesi avevano festeggiato la retrocessione del Palermo in serie B, con tanto di bare, croci, cori e campane a morto. Adesso accade il contrario. Ed è una prima assoluta: mai nella storia del calcio i rosanero erano approdati in Serie A con la contemporanea retrocessione dei rosso-azzurri in serie B.

Era avvenuto piuttosto il contrario, per ben due volte, con precisione nel 1959-60 e nel 1969-70. Ma erano altri tempi: c’era rivalità, certo, ma non come adesso. Ancora nel derby in B del 1976-77, annata in cui il Palermo si salvò dalla C alle ultime giornate e il Catania fece karakiri con una serie incredibile di sconfitte nel girone di ritorno, i tifosi etnei si piazzavano liberamente nella cosiddetta “gradinata”, oggi conosciuta come “tribuna Monte Pellegrino” allo stadio Barbera. C’erano sberleffi, urla di scherno qualche pernacchia, ma nulla più di questo. Sostenitori delle due squadre tifavano civilmente, spesso seduti accanto. C’erano gruppi organizzati, ma che godevano dello sport a pochi passi dai tifosi avversari.

Le cose s’infiammarono all’inizio degli anni ’80 e, come purtroppo accade sempre più spesso nel mondo autolesionista del calcio, per “merito” di una ridicola decisione della cosiddetta “giustizia” sportiva, accoppiata con un pizzico di antisportività da parte della dirigenza del Catania.

In quella occasione (stagione 1981-82) Il difensore etneo Miele fu colpito leggermente da un lancio di oggetti (arance e uova, non certo i lavandini o i motorini che si usano oggi in altri stadi della Penisola) all’arrivo del pullman catanese allo stadio. Miele avrebbe potuto tranquillamente giocare, ma il presidente del Catania di allora, Massimino, credette bene attuare una furbata: non schierarlo in campo e poi ottenere la vittoria a tavolino comunque finisse la partita, poi vinta sul campo dai rosanero per 1 – 0 con un gol di Montesano.

Così scrisse il quotidiano La Repubblica sull’accaduto, anni dopo: ”Il Catania vinse nell’ aula di giustizia sportiva, prima decisione del genere per fatti non visti dall’ arbitro, dal guardalinee e dal commissario. Miele confesserà che avrebbe potuto giocare, che fece tutto Massimino; lo stesso Massimino farà retromarcia l’ anno dopo.”  (link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/01/vecchie-glorie-miele-amaro-giudice-sportivo.html)

Fu dunque una giustizia affrettata e fondamentalmente stupida ad animare gli animi. Purtroppo si tratta di quella stessa “giustizia” sportiva che ne combina ogni anno di simili fomentando, di fatto, se non la violenza, le accese rivalità.

Festa promozione Palermo 2014. Foto di Gabriele Bonafede

Da allora ogni derby è stato una bolgia, spesso aggravata da una gestione incredibile della sicurezza. Ad esempio, in un recente derby in serie A a Palermo, i tifosi del Catania furono fatti accomodare nel settore Curva Sud superiore a centinaia, anziché nella “gabbia” del settore inferiore. Tra loro c’erano molti soggetti pericolosi che pensarono bene di lanciare decine di telefonini usati verso la zona dei palermitani. Non essendoci la rete come nella “gabbia”, i telefonini ricaddero come una pioggia su spettatori comuni e fu un miracolo se non ci scappò il ferito grave. Nessun giornale, ovviamente, riportò l’accaduto, non sia mai! Eppure, sul sottoscritto piovvero un paio di telefonini su un braccio e su una spalla. Famigliole di tifosi vagavano terrorizzate chiedendo protezione a polizia e stuart, i quali, ovviamente, non potevano nulla.

In genere i tifosi palermitani hanno dimostrato comunque d’essere molto più corretti. Basti pensare alle ultime due vittorie esterne. Nel campionato 2008-2009, il Catania vinse per 4 – 0 a Palermo con, tra l’altro, un gol indimenticabile (per gli uni e per gli altri) dell’ex-Palermo Mascara da centrocampo. Alla fine non ci furono grandi contestazioni e il pubblico rosanero defluì umiliato, deriso, triste, contestando la squadra (e ci mancherebbe!) ma con ordine e senza incidenti.

Viceversa, quando il Palermo “osò” vincere per 2-1 a Catania nella sciagurata sera del 2 febbraio 2007, decine di scalmanati catanesi inscenarono una rivolta violenta dove, purtroppo, morì un onesto padre di famiglia, e cioè il commissario Raciti.

Palermo in A, Catania in B. Foto di Gabriele Bonafede

Anche quella volta il “contributo” esiziale della Lega calcio o degli organizzatori  potrebbe essere stato determinante: la partita infatti fu giocata di sera, e per giunta, all’indomani della festa di Sant’Agata, molto sentita a Catania e che infiamma non poco gli animi campanilistici, e non fu spostata nonostante le richieste. Insomma, si violarono le più elementari regole di sicurezza. Forse, se quella partita si fosse giocata nel pomeriggio e dopo una o due settimane sarebbe andata diversamente. Ma chi dirige il calcio italiano da questo orecchio sembra non sentirci proprio: the show must go on, si dice…

Adesso, con il Catania retrocesso in B, nonostante una rimonta encomiabile e due partite da incorniciare da parte dei rosso-azzurri (4-1 alla Roma e 2-1 al Bologna), retrocede alla fine di un campionato da incubo, soprattutto per le partite esterne: solo 5 i punti conquistati lontano dalla Sicilia nell’arco di una stagione.

È arrivato il tempo di registrare un pareggio negli sfottò-retrocessioni, 1-1 e sani nemici come prima? Si spera. Dopotutto Catania e Palermo sono due grandi città della stessa Sicilia. Una sana e civile rivalità, com’era fino 35 anni fa sarebbe quanto mai gradita. Sperando che la dirigenza dello sciagurato calcio italiano non ci metta di nuovo lo zampino.

E quindi: auguri rosanero anche ai rosso-azzurri.

Gabriele Bonafede

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