Palermo, nazionali assenti ma note positive Bicchiere rosanero si può dire mezzo pieno

Si può vincere ugualmente anche senza una vittoria sul campo. Basta andare oltre l’equazione successo uguale tre punti e concepire una vittoria come il raggiungimento di uno scopo al di là del verdetto del campo. Il Palermo ha pareggiato 1-1 in casa contro il Parma ma ha vinto nel senso che, a prescindere dal risultato, ha ottenuto qualcosa che cercava: fare progressi sul piano del gioco rispetto alle ultime uscite e dimostrare di essere più forti dell’emergenza in una giornata oggettivamente piena di insidie contro un avversario di fascia medio-alta sono dati di fatto che, bypassando il risultato finale, equivalgono comunque ad un successo. Contro gli emiliani, letali ancora una volta sulle situazioni di palla inattiva, la compagine di Tedino ha confermato che non esiste un Palermo 1 e un Palermo 2. La storia del match, che si è sviluppato sul filo dell’equilibrio, probabilmente sarebbe stata diversa sul fronte rosanero se ci fossero stati i tanti giocatori impenati con le rispettive Nazionali ma chi è sceso in campo non ha affatto demeritato dimostrando che questo è un collettivo con delle alternative all’altezza dei cosiddetti titolari.  

Da Pomini (provvidenziale nel primo tempo con due ottimi interventi sulle conclusioni del palermitano Calaiò, fischiato dal pubblico del Barbera) a La Gumina, autore del momentaneo 1-0 passando per i polacchi Szyminski e Dawidowicz, perno centrale di centrocampo nell’inedito 4-3-1-2 proposto dall’allenatore friulano: tutti coloro che sono stati chiamati in causa hanno risposto presente e hanno valorizzato il lavoro che sta portando avanti lo staff tecnico abile a formare un gruppo che, a prescindere dagli interpreti, ha una fisionomia e una precisa idea di gioco. Ribadendo il concetto che è il collettivo il valore aggiunto di questo Palermo ancora imbattuto e ai vertici della classifica, meritano un cenno anche i singoli. Impossibile non dedicare la copertina al ventunenne palermitano Nino La Gumina che, con il suo primo gol in campionato nel giorno dell’esordio da titolare al Barbera, ha celebrato nel migliore dei modi il rinnovo del contratto con il club di viale del Fante fino al 2021. E a proposito di attaccanti, va sottolineata anche la prova di Embalo, in evidenza con qualche spunto in grado di scompaginare i piani difensivi di un Parma solido ma troppo falloso e anche attraverso alcuni ripiegamenti difensivi funzionali alle esigenze della squadra. Sono questi, soprattutto perché nel caso specifico arrivano da un giocatore che molto spesso pecca di egoismo, i segnali che rendono felice un allenatore.

Segnali, gli stessi che ha lanciato il centrocampista palermitano Fiordilino entrato al 73’ al posto di Murawski con personalità e intelligenza tattica, che autorizzano un certo ottimismo e che, nonostante il segno X, consentono ad una formazione di guardare il bicchiere mezzo pieno. Resta, tuttavia, la sensazione che al Palermo, al netto dei tanti assenti nella sfida odierna, manchi ancora qualcosa per compiere il definitivo salto di qualità. La squadra, ad esempio, ha dei limiti in fase di impostazione e deve migliorare in termini di fluidità di manovra. Anche la Coronado-dipendenza è un difetto e non è un caso che i rosanero, graziati nel finale da una traversa colpita dal difensore Lucarelli in rovesciata pochi istanti prima dell’episodio (contestato dagli ospiti) relativo al gol non convalidato a Gagliolo, nella ripresa abbiano accusato un calo e abbassato il baricentro in concomitanza con l’involuzione del fantasista brasiliano. Tedino, in ogni caso, può sorridere anche analizzando gli aspetti negativi. Lacune che il Palermo, avvantaggiato dal livello del torneo cadetto, riesce quasi sempre a mascherare e che, classifica alla mano, non stanno condizionando il processo di crescita della squadra.

Antonio La Rosa

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