«La scelta di venire a Palermo, in serie D, può essere rischiosa, anche perché se quest’anno va male potrei ritrovarmi, l’anno prossimo, senza niente. Penso però che nella vita bisogna rischiare, io ho rischiato e spero che vada bene». Parole e musica di Alessandro Martinelli, centrocampista classe ’93, che oggi ha parlato in conferenza stampa della sua scelta di accettare la corte dei rosanero e ripartire dai dilettanti. Martinelli è un altro di quegli elementi d’esperienza, avendo giocato per tanti anni in serie B (quattro stagioni col Brescia alle sue spalle) che avranno il compito di aiutare la squadra. Nato a Mendrisio, in Svizzera, in passato ha anche vestito la maglia delle nazionali giovanili elvetiche. Proprio nell’ultimo anno, con le Rondinelle, il calciatore ha collezionato soltanto 14 presenze passando un po’ in secondo piano: «Sicuramente è merito degli altri che sono stati più bravi, l’importante è aver vinto il campionato e aver finito al meglio questo ciclo. Ho avuto anche degli infortuni, ma fa parte del gioco. Con Corini c’era un rapporto normale, con stima reciproca».
E nel giro di qualche settimana, Martinelli si ritrova dalla serie A conquistata col Brescia alla serie D con il Palermo. Una scelta abbastanza singolare: «Questa è stata un’opportunità arrivata quasi all’improvviso. Conoscevo Palermo per averci giocato contro e mi è sempre piaciuta molto come piazza. Poi ho saputo che Sagramola e Castagnini erano qua e io ho un bel rapporto con loro. Ripartire da qui è una bella sfida, anche a livello personale». Quella del Palermo, non era l’unica proposta per il calciatore ma è stata la più convincente: «C’erano state delle offerte, ma si trattava di qualcosa dove non c’era un progetto. Poi è arrivato il Palermo e ho colto subito questa opportunità». Aspetto da bravo ragazzo, il centrocampista dovrà dunque calarsi nella nuova realtà per affrontare una categoria a lui sconosciuta: «Mi sto informando anche attraverso i giocatori più esperti che hanno fatto queste categorie. Mi hanno detto che ciò che serve è la cattiveria, la voglia di vincere e sovrastare l’avversario per vincere questo campionato. Spero di riuscire, sicuramente farò del mio meglio e vedremo dove arriveremo alla fine dell’anno».
Il 4-3-1-2 disegnato da mister Pergolizzi richiede alle mezzali degli inserimenti continui in avanti per rendersi pericolosi e creare superiorità numerica: «Stiamo provando tutto ciò col mister, è una bella sfida anche perché io non sono un giocatore che fa molti gol e questo può essere uno stimolo in più per arrivare a fine stagione con qualche gol». Il calciatore è rimasto colpito anche dai tifosi, che anche in ritiro stanno seguendo la squadra con grande affetto: «Avere questa accoglienza bellissima è una cosa incredibile. Dobbiamo essere in grado di incanalarla bene e in maniera positiva, perché alcune volte può fare un brutto scherzo. Dobbiamo essere bravi a cercare di vincere e portarli dalla nostra parte, loro saranno capaci di darci una grossa mano». Nel frattempo, però, si sta sicuramente formando un gruppo coeso: «Il nostro è un gruppo con tanti giovani bravi, ma anche i più esperti sono altrettanto bravi. I mister sono bravissime persone e sul campo sono molto capaci. Stiamo cercando di recuperare il tempo perso».
A consigliare al centrocampista di accettare l’offerta del Palermo è stato anche un siciliano doc che veste proprio la maglia del Brescia: «Prima di venire qui ho anche parlato con un mio ex compagno, Torregrossa (ex Trapani e nativo di San Cataldo, ndr), che non ha giocato qui ma è di queste zone. Ha solo speso parole d’elogio». Il calciatore torna anche sui motivi che lo hanno convinto a ripartire dalla serie D: «Questa qui è una sfida anche con me stesso, credo che sia una cosa importante e ho deciso di affrontarla in maniera positiva. Nel calcio spesso non c’è riconoscenza, spero di ripartire da qui per arrivare più in alto possibile». E mister Pergolizzi ha designato Martinelli proprio come uno dei possibili capitani del nuovo Palermo. Il centrocampista, infatti, ha già indossato la fascia nella sfida amichevole contro la Supergiovane Castelbuono: «La fascia di capitano è stata una cosa inaspettata, ma anche un onore. Sono appena arrivato ed essere capitano è qualcosa di strano. Dobbiamo comunque – conclude Martinelli – essere tutti quanti dei capitani, soprattutto i più esperti. Dobbiamo mettere la nostra esperienza al servizio dei più giovani per aiutarli».
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