L’INCONTRO DI IERI NON HA RISERVATO SORPRESE. NE’ AZIONI VITALI. SOLO LAMENTELE VERSO UN’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ADDORMENTATA E IN PARTE CONCENTRATA SUGLI INTERESSI DI ALCUNE LOBBY. MA NON C’E’ UNA PROTESTA IN GRADO DI DARE LA SVEGLIA A ORLANDO E AI SUOI ASSESSORI
L’assemblea del cartello delle associazioni di Palermo andata in scena ieri nella Sala Rostagno di Palazzo di città ha deluso chi si aspettava da queste presenze attive l’illustrazione di un programma di iniziative finalizzate a dare linfa e dinamicità ad un’Amministrazione comunale sonnecchiante, qual è quella presieduta dal Sindaco Leoluca Orlando. Che sarà anche vero che il Sindaco lo sa fare, ma è altrettanto palese che i collaboratori di giunta che si sceglie non dimostrano di essere all’altezza della sfida che egli ha lanciato alla Città.
E ciò anche perché ognuno dei suoi assessori si è portato dietro gli apparati clientelari nei quali prima della nomina il futuro assessore era perfettamente inserito. E i professionisti che non erano inseriti prima restano fuori ancora oggi come lo erano in precedenza.
Questa contraddizione ha prodotto iniziative varie tese a proporre professionalmente le collaborazioni di coloro che sono fuori in varie forme che prendono i nomi della associazioni più fantasiose, tranne alcune gloriose portatrici di retroterra culturali di tutto rispetto: “Salvare Palermo” è certamente tra queste, così come tutte quelle che si richiamano ai temi dell’ambiente, della cultura urbanistica e del patrimonio monumentale, nonché della vivibilità urbana (Italia Nostra, Fai, ecc).
Il documento di denuncia presentato ieri dalla rete delle associazioni lamenta la totale disattenzione e la mancata corrispondenza agli impegni assunti in occasione degli incontri di villa Niscemi nel giugno 2013: l’adozione di un nuovo Statuto comunale, ancorché elaborato con le associazioni e fortemente caratterizzato dalla diffusone delle forme di partecipazione e di trasparenza degli atti dell’amministrazione; la costituzione delle consulte tematiche e delle conferenze cittadine; la vanificazione dei tentativi di partecipazione su questioni importanti per la città, quali le linee generali del futuro Piano regolatore generale (Prg); poi i Prusst, cioè i Piani di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio, del Piano urbano del traffico, della salvaguardia del fondo Luparello, nonché dell’individuazione delle aree Peep (edilizia popolare) e via continuando.
Tali rivendicazioni sono state accompagnate da una puntuale elencazione di tutti gli atti, le richieste e le sollecitazioni avanzate dalle associazioni promotrici dell’incontro-stampa. Durante l’illustrazione del documento è stata indicata quale prospettiva di pressione nei riguardi dell’amministrazione la presentazione del dossier alla Procura della repubblica per denunciare le inadempienze, anche di legge, commesse dall’amministrazione Orlando.
Sin qui la cronaca dell’incontro. Purtroppo, dobbiamo registrare il limite di tale assemblea che si trova nel termine che gli stessi protagonisti dell’iniziativa riportano nel loro documento: stakeholder, termine che individua un gruppo di interessi e, quindi, di pressione. Tale definizione che è stata coniata a cura del Research Institute dell’Università di Stanford nel 1963 ed ha come riferimento l’intrapresa economica. Il significato letterale del termine è senza il nostro supporto l’impresa non è in grado di sopravvivere. Ha la stessa pretesa delle lobbies, solo che quei gruppi di interesse si rivolgono alla pubblica amministrazione.
Qual è il limite che abbiamo riscontrato nell’azione democratica di questi gruppi? E’ quella che sono totalmente avulsi dal contesto sociale della città, parlano di questioni che interessano loro, non hanno nel mirino gli interessi popolari, le loro proposte non sono passate dal vaglio degli cittadini palermitani, non hanno trovato alcuna sede di confronto con la pubblica opinione. In una parola non sono mobilitanti.
Se possiamo permetterci un suggerimento lo facciamo volentieri perché è vero che l’amministrazione Orlando non svolge con coerenza le premesse che le hanno consentito di ottenere un grande consenso elettorale. E’ compressa dagli interessi particolari di clientes e di piccole e grandi lobbies, sempre parassitariamente presenti a fianco di qualsiasi amministrazione pubblica e, in qualche misura, li subisce.
La minaccia, poi, di adire la Procura della Repubblica è davvero risibile. Dov’è il reato? Laddove vi fosse, la denuncia non si minaccia: si fa.
La scossa da parte della cittadinanza attiva è necessaria, ma deve essere mobilitante della pubblica opinione, dalla periferia al centro, dalla cultura all’economia e segnatamente all’economia produttiva e manifatturiera. Se non sente scrusciu ri catini è difficile che l’amministrazione per la sua parte ed il Consiglio per l’altra (leggi decentramento) si muovano e si sensibilizzino, presi come sono – ognuno per la propria parte – dagli equilibri di potere.
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