Giorni di blocchi stradali, proteste e speranze attaccate a un filo. Quest’aria si respira ogni giorno per le strade di Palermo dove quotidianamente si riversano i lavoratori Almaviva. Un’aria pesante, da vera emergenza sociale, dato che l’azienda ha annunciato nel piano industriale ben 1670 esuberi solo nel capoluogo siciliano. Della vertenza ha parlato anche il leader della Fiom Maurizio Landini nel corso di un incontro a Palermo: «Siamo in presenza di giochi fatti sulla pelle dei lavoratori. Il rispetto dei contratti nazionali e dei diritti deve diventare un vincolo. In casi come quello di Almaviva, il governo deve intervenire e dire che non possono essere fatti appalti al massimo ribasso». Il primo aprile, a Roma, si terrà un incontro fra l’azienda e i sindacati. «Per fare ripartire occupazione e investimenti – ha aggiunto il sindacalista – c’è bisogno di un indirizzo pubblico. Aver dato soldi a pioggia è stata una cavolata».
«Vogliamo voltare pagina», ha affermato con forza il leader Fiom, «lancio un appello al Governo, alla Regione siciliana e a Fincantieri: la smettano di fare giochini, il bacino a Palermo va costruito. L’ha detto anche il ministro Delrio, ma il punto è che finora non si sono messi in moto». Landini parla della costruzione del bacino di carenaggio da 81 mila tonnellate da realizzare nel Cantiere navale con risorse in parte pubbliche e private. Il sindacalista ha anche ricordato che Fincantieri «è un gruppo con cantieri in tutto il mondo e un portafoglio ordini consistenti, ma serve una riorganizzazione (sui carichi di lavoro tra cantieri ndr) dal primo aprile riprendono le trattative sul salario».
Landini poi ha parlato anche della decisione dei sindacati dei metalmeccanici di proclamare quattro ore di sciopero per il 20 aprile, dopo aver respinto la proposta di un Ccnl con il salario minimo di garanzia fatta da Federmeccanica, per assicurare aumenti ex post ai lavoratori che sono al di sotto della soglia. «È un fatto importante – ha affermato Landini – aver deciso di proclamare uno sciopero unitario». «Sicuramente quello di oggi è un fatto nuovo – ha aggiunto -: non avveniva da otto anni e non abbiamo risolto i nostri problemi e le nostre diversità, ma è indubbio che Federmeccanica, utilizzando la crisi che c’è, già pensa che sia venuto meno il momento di superare il contratto come strumento di tutela del salario dei lavoratori».
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