Palermo, Ignazio Cutrò minaccia di darsi fuoco «Lo Stato ci metta la faccia, invece di usarmi»

Oltre 560 mila euro di debiti. L’esasperazione del testimone di giustizia Ignazio Cutrò è arrivata al suo apice proprio oggi, quando a Palermo ha minacciato di darsi fuoco perché sommerso dai debiti e «abbandonato dallo Stato». Cutrò è un imprenditore di Bivona, nell’Agrigentino, che circa dieci anni fa ha denunciato i suoi estorsori, diventando testimone di giustizia. «A dicembre 2014 – racconta – sono stato obbligato a chiudere la mia azienda, le banche sono state soltanto le ultime a presentare il conto. Mi restano 120 mila euro con Serit, dopo che la mia famiglia ha saldato parte del debito che inizialmente ammontava a 220 mila euro.. E poi due debiti da 301mila e 87 mila euro con Unicredit e quasi 60 mila con la banca San Paolo». «Il mio appello – sottolinea Cutrò – è al ministro Alfano, affinché insieme si possa mandare un messaggio forte contro la mafia: facciamo risorgere la mia azienda, ma lo Stato ci metta la faccia, invece di usarmi soltanto per le passerelle. La mia azienda è sopravvissuta alla mafia, ma è stata battuta dallo burocrazia dello Stato. Io ho scelto da che parte stare: ora sono gli altri che devono dare un segnale forte».

Il testimone di giustizia poi parla della certificazione che gli garantirebbe di accedere alle agevolazioni previste dalla legge, ma che fino a oggi è rimasta lettera morta al Viminale. «C’è una perizia – afferma ancora Cutrò – in cui si attesta che la mia azienda, prima delle denunce, era sana e in regola su tutto. Lo scorso gennaio sono riuscito a ottenere un’audizione nella commissione di sicurezza presieduta dal viceministro Filippo Bubbico, chiedendo l’applicazione della perizia. Scopro però che nessuno ne era a conoscenza – continua – che la perizia non era neanche nel mio fascicolo, hanno dovuto cercare mezz’ora prima di trovarla». Il documento confermerebbe che l’azienda godeva della massima affidabilità bancaria, fino al momento in cui Cutrò ha deciso di denunciare i propri estorsori. «C’è scritto che il ministero dovrebbe concedermi subito un mutuo da 300 mila euro senza interessi, darmi nuove commesse e risarcirmi dei danni subiti, come fatto con altri imprenditori», prosegue.

Proprio ieri sera, l’imprenditore aveva denunciato sui social che questa mattina non sarebbe stato accompagnato dalla scorta: «Ho ricevuto una telefonata in serata che annunciava che oggi non sarei potuto salire sull’auto blindata e che mi sarei dovuto muovere autonomamente – rivela Cutrò -. La ragione sarebbe stata legata al fatto che negli ultimi giorni avrei fatto troppo clamore mediatico e che avevo annunciato un gesto estremo. È stato necessario un lungo giro di telefonate, ma – conclude – alla fine questa mattina sono arrivato a Palermo accompagnato dalla scorta».

Miriam Di Peri

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