Palermo, i rosanero al tempo del Coronavirus Martinelli: «Momento triste, mi manca il gruppo»

Non è casuale il fatto che all’inizio della stagione Pergolizzi lo abbia scelto come capitano alternativo a Mario Alberto Santana. Alessandro Martinelli, uno dei leader silenziosi dello spogliatoio rosanero, si è sempre distinto finora per maturità ed equilibrio, tratti riconoscibili anche nel modo in cui il centrocampista svizzero classe ’93 sta affrontando la quotidianità stravolta dall’emergenza Coronavirus.

«Sto trascorrendo queste lunghe giornate leggendo quotidiani e seguendo i telegiornali per tenermi aggiornato sulle evoluzioni e sulle novità – ha spiegato in un’intervista rilasciata al sito ufficiale – sono sempre in contatto con la mia fidanzata Alice che purtroppo non vedo da molto tempo, guardo film, gioco un po’ con la playstation e cerco su Internet l’arredamento per la casa che sto ristrutturando a Mendrisio. Per fortuna qui con me c’è Lancini, da solo sarebbe stato più difficile vivere questa situazione, invece io ed Edoardo ci teniamo compagnia, siamo grandi amici da molto tempo. Solitamente pranzavamo e cenavamo quasi sempre in un noto ristorante di Mondello, invece adesso ci pensiamo noi due e io sto imparando a cucinare, non lo avevo mai fatto in vita mia. I miei compagni si divertono su Instagram e fanno bene ma i social non sono il mio forte, basti pensare che non pubblico un post dalla trasferta di Cittanova: una splendida foto di gruppo durante il viaggio di ritorno in pullman. Mi mancano questi momenti di gioia».

È molto probabile, a proposito degli effetti che questa pandemia avrà sulle relazioni sociali, che quando si tornerà alla normalità si parlerà di vita pre e post-Coronavirus: «Per noi che non abbiamo mai vissuto una guerra da vicino è certamente uno dei momenti più tristi delle nostre esistenze. Nessuno era preparato ad affrontare uno scenario simile che cambia di giorno in giorno e che avrà ripercussioni su tutti gli aspetti della nostra vita. La mia famiglia abita in Svizzera vicino al confine italiano, è una zona colpita dall’epidemia ma anche in questa circostanza il mio Paese sta dimostrando la propria solidità statale con una gestione del problema all’insegna dell’organizzazione e della trasparenza. I miei familiari stanno bene – ha aggiunto – il pensiero va a mio fratello che è impegnato nel servizio militare obbligatorio».

Martinelli, che in questo campionato ha collezionato finora 24 presenze condite da un gol e un assist, nella scorsa stagione ha centrato la promozione in A con il Brescia. Pur avendo raggiunto un obiettivo prestigioso, tuttavia, ad agosto ha deciso di scendere di categoria sposando con convinzione la causa rosanero: «Negli ultimi mesi ho avuto il privilegio di indossare la fascia al braccio ma in questa squadra ci sono tanti capitani, a partire da Mario Santana che rimane il simbolo ed è fondamentale per tutti noi. Palermo mi ha colpito fin da subito, si mangia benissimo, il clima è pazzesco e la gente è affettuosa. Già dal primo allenamento a Petralia davanti a tutti quei tifosi ho capito l’importanza di indossare questa maglia, per noi e per la gente che vive per questi colori. Sensazioni in vista dell’immediato futuro? Sinceramente oggi la priorità non è il calcio, bisogna attendere che si ritorni alla piena normalità per valutare l’opportunità di riprendere a giocare senza pericoli. L’auspicio, ovviamente, è di superare al più presto l’emergenza e finire sul campo la stagione. Noi accetteremo qualsiasi decisione comune, anche quella di giocare in piena estate se dovesse essere necessario».

È chiaro, comunque, che nel momento in cui riprenderanno le sedute di gruppo, tutte le squadre avranno bisogno di un periodo di riadattamento sia fisico che psicologico: «Anche tra le mura di casa ci stiamo allenando nel miglior modo possibile grazie ai programmi dello staff tecnico. Se dovesse ricominciare il campionato sarebbe un mini torneo in cui la testa e le gambe farebbero la differenza. Noi ovviamente ci faremmo trovare pronti, abbiamo un grande obiettivo da raggiungere».

Antonio La Rosa

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