Palermo e il Palermo non ci stanno. Dopo il ricorso in appello del club contro la sentenza di primo grado del Tribunale Federale Nazionale che ha sancito la retrocessione in serie C dei rosanero, anche i calciatori hanno voluto far sentire la propria voce. E così, in sala stampa, tutta la squadra si è presentata per dare la propria versione dei fatti. E i rosa non sono stati teneri nei confronti del Consiglio Direttivo della Lega di serie B che ha deciso, all’unanimità, di confermare le date dei playoff estromettendo di fatto i siciliani senza aspettare la sentenza d’appello. A farsi portavoce del pensiero dei calciatori rosanero è stato il secondo portiere Alberto Pomini, che ha iniziato leggendo un comunicato della squadra.
«Come protagonisti principali quali siamo, non riusciamo a trovare alcuna giustificazione per il comportamento del Consiglio Direttivo della Lega B che, alla presenza di componenti in potenziale conflitto di interessi e senza un criterio oggettivo o una potestà normativa, decide di prendere una decisione che stravolge le regole a campionato ormai concluso. Ci chiediamo:
– su quali basi si è deciso di far disputare i playoff, quando è stato emesso solo un primo grado di giudizio?
– con che criterio i nostri colleghi del Foggia Calcio hanno perso il diritto a disputare i playout?
Rivendichiamo come calciatori del Palermo Calcio il diritto di poterci guadagnare sul campo la vittoria attendendo, quantomeno, la pronuncia della Corte d’Appello Federale. A quel punto accetteremo il verdetto qualunque esso sia. Ma fino ad allora faremo sentire in ogni sede opportuna e possibile la nostra voce perché siamo stati depredati della nostra dignità. Ci hanno tolto il diritto di sudare per un traguardo.
Ci facciamo rappresentanti di una città ferita, di persone che hanno voglia di urlare che, in uno Stato di diritto, così non funziona, che non si possono calpestare i diritti con un colpo di penna deciso in potenziale conflitto di interessi. Continueremo la nostra lotta fino a quando ci sarà possibile accompagnati dall’AIC, con l’intenzione di far valere e tutelare i nostri diritti».
L’estremo difensore ha poi voluto precisare il pensiero della squadra. «La nostra presenza non è per giudicare il lavoro della Procura Federale – dice – Noi ci siamo presi le nostre responsabilità, sapendo che anche noi abbiamo commesso degli errori. Ma ci siamo comunque guadagnati sul campo il diritto di disputare i playoff. L’anno scorso abbiamo atteso dieci giorni perché tutti ritenevano che il Bari avesse il diritto di difendersi e invece a noi non è stato concesso. Noi non ci nascondiamo comunque dietro questa cosa». I rosa, inoltre, non sono stati lasciati da soli come testimonia la vicinanza dell’Associazione Italiana Calciatori: «L’AIC ci sta dando una mano per capire quello che possiamo fare. Al resto sta pensando la società. Questa è una forzatura, secondo noi, senza precedenti. Il Consiglio della Lega B ha deciso per i propri interessi una cosa che non aveva senso. Alcune squadre ne hanno tratto beneficio e altre no. Pensate ai nostri colleghi del Foggia che potrebbero avere diritto a disputare i playout e invece si ritrovano retrocessi».
Scuri in volto, le espressioni dei calciatori trasudano rabbia e rammarico per come è andata a finire: «Noi facciamo parte di un movimento – spiega ancora Pomini – e ne siamo la risorsa più grande. A volte diamo gioie e a volte dolori, è giusto non stare sempre in silenzio e accettare tutto passivamente. Ed è altrettanto giusto farci sentire, nel rispetto del lavoro della Procura e delle istituzioni. Si è messo in moto un meccanismo per il quale anche la Federazione ha espresso qualche dubbio». E la rabbia è dettata anche dal fatto che la decisione sia stata presa dal Consiglio Direttivo, di cui fanno parte dirigenti direttamente coinvolti e che beneficerebbero della brutta sorte che toccherebbe al Palermo: «È palese che ci sia un conflitto di interessi. Perché l’anno scorso abbiamo atteso il secondo grado del Bari e quest’anno a noi non viene concesso lo stesso diritto? Noi i playoff ce li siamo guadagnati sul campo. Il Consiglio della Lega di B ha deciso che non si aspetta il secondo grado e questa è una cosa che non ha senso. Nessuno qua fa l’avvocato, noi cerchiamo di capirci qualcosa. Eravamo pronti per fare i playoff e ci troviamo in serie C. Poi se il secondo grado confermerà la pena, allora dovremo alzare le mani».
La squadra non è riuscita a centrare l’obiettivo serie A in campo, ma secondo Pomini le situazioni societarie poco hanno influito sui risultati: «Quando si va in campo si dimentica quello che sta fuori dal campo. La passione e la voglia ti spingono. Quando entri in campo dimentichi tutto». Nessun accanimento, però, nei confronti del Palermo da parte della giustizia sportiva e delle istituzioni che hanno deciso di forzare la mano. «Non penso si tratti di questo – prosegue il portiere –, ma sicuramente è stata una forzatura senza precedenti e che, in questo momento, non c’entrava nulla. Questo ci porta a pensare male. Adesso è normale che ci sentiamo più coinvolti. Ma non credo ci sia un disegno diabolico. Chiaramente siamo quelli più penalizzati, voglio ricordarlo, insieme al Foggia. Penso che anche noi giocatori siamo una componente importante. La nostra è solo una rivendicazione».
Infine, una considerazione anche sui tifosi e sulla fiducia che, nonostante il momento dipinga un futuro totalmente nero, non manca alla squadra: «La città ci ha spesso mostrato la propria vicinanza. Sarebbe stato assurdo restare in silenzio, ma noi comunque guardiamo avanti con fiducia e intanto noi ci prepariamo nella speranza di disputare i playoff. Se gli organi competenti diranno il contrario, tutto spetterà agli avvocati e ai legali. Si pensa sempre che il calciatore faccia la bella vita e tutto il resto. Invece anche noi – conclude infine Alberto Pomini – siamo delle persone che restano turbate da queste situazioni».
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