Palermo, edilizia popolare ko

Si comincia con una precisazione netta, quasi una ‘radiografia’ di Palermo e provincia: “Lo sappiamo tutti che nella nostra città e nei dintorni l’economia non può prescindere dall’edilizia. Ebbene, ciononostante è tutto bloccato. In città e in provincia. Peggio di così…”.
Carmelo Garofalo, presidente del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Palermo e provincia misura le parole. Parla lentamente. Evita i giri di parole e va subito ai fatti. “Sento dire in giro che dobbiamo stare attenti con l’edilizia. Per evitare le infiltrazioni mafiose. Sono perfettamente d’accordo. Dobbiamo stare attenti. E noi lo siamo. Ma stare in guardia non significa bloccare del tutto un settore trainante della nostra economia”.
La cattiva amministrazione della cosa pubblica, per esempio. “Il sindaco Diego Cammarata? – ci dice Garofalo -. Non ha brillato per grande efficienza. Ma non è il solo. Penso allo stesso consiglio comunale di Palermo. E penso, in particolare, ai fondi regionali per l’edilizia popolare. Soldi, tanti soldi messi a disposizione dall’Unione Europea con la Programmazione 2013. Ebbene, il consiglio comunale non ha ancora individuato le aree dove realizzare questi insediamenti di edilizia popolare. Giunti a questo punto, che devo dire? Sono pessimista. Il rischio, assai concreto, è che questi fondi ritornino a Bruxelles per essere utilizzati da chissà quale altra città d’Europa. Un’occasione perduta”.
Il discorso scivola sul piano casa messo a punto dal governo Berlusconi. Che è avvenuto in Sicilia? “Intanto una seconda premessa – ci dice sempre il presidente del Collegio dei Geometri di Palermo -: il piano del governo Berlusconi non era da buttare via. Sarebbe bastato interpretare le norme in modo corretto. Invece il parlamento siciliano, nel recepire tale legge, ha ristretto i parametri. Il Comune di Palermo, poi, ci ha messo del suo. Il risultato è stato il nulla mescolato con il niente”.
Perché è successo tutto questo?, chiediamo. Risposta: “Perché oggi la politica siciliana non ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità”.
Un altro argomento che sta a cuore ai geometri di Palermo è quello del risanamento delle periferie. “Su questo tema – ci dice – studiamo da anni. Abbiamo coinvolto il consiglio comunale di Palermo. Ci sarebbe piaciuto organizzare un tour insieme con i consiglieri comunali. Alcuni ci avevano anche dato la loro disponibilità. Noi abbiamo buttato giù un lavoro. Una sorta di piano d’azione per la riqualificazione delle periferie di Palermo. Perché ogni periferia da risanare, nella nostra città, ha proprie peculiarità e necessita di interventi ad hoc”.
Non ce la sentiamo di chiedergli com’è andata a finire, perché già lo immaginiamo. Ma siccome il nostro mestiere è quello di registrare e riportare fedelmente quello che succede, ci tocca, puntualmente, riportare quest’ennesimo insuccesso del consiglio comunale di Palermo: “La nostra disponibilità c’era e c’è ancora – ci dice sempre Garofalo – quella del consiglio comunale, no. Almeno fino a questo momento…”.
Il Collegio dei Geometri di Palermo si è proposto – con proprie risorse (i fondi della Cassa previdenziale degli stessi Geometri) – di restaurare monumenti storici ed edifici. “Siamo riusciti a restaurare la piccola Cuba, che si trova inglobata dentro villa Napoli – ci racconta sempre Garofalo. Poi ci siamo proposti per restaurare la fontana del Garraffello, nel cuore del quartiere popolare della Vucciria. Una burocrazia da suicidio non ha consentito la realizzazione dell’iniziativa. Alla fine ci siamo arresi. E’ con amarezza che debbo rivelare che i fondi che avevamo messo da parte per restaurare la fontana del Garraffello sono stati dirottati altrove”.
Altro capitolo: le istruttorie delle pratiche (ancora la ‘bestia nera’ della burocrazia). “Abbiamo predisposto uno strumento per la trasmissione telematica di tutti gli atti di ogni procedura. Noi professionisti potremmo seguite l’iter di una pratica nei suoi passaggi, ufficio per ufficio. Snellimento burocratico, accelerazione delle procedure e trasparenza amministrativa”. Chissà, magari a Palermo le cose cambieranno, magari con la prossima amministrazione comunale?
Intanto i rapporti tra i geometri siciliani e la Regione non sembrano idilliaci. Qualche settimana fa i professionisti sono scesi in piazza, proprio davanti Palazzo d’Orleans, sede del governo regionale.
E oggi? Qualche giorno fa una delegazione di geometri ha incontrato il dirigente generale del dipartimento per le Infrastrutture (la branca dell’amministrazione che ha ereditato le competenze sui lavori pubblici), Vincenzo Falgares.”La Regione – ci dice sempre Garofalo – interpreta restrittivamente le leggi del nostro settore. Con particolare riferimento al decreto regio n. 274 del 1929. Noi chiediamo solo che la legge venga applicata correttamente. Chiediamo troppo? Non ci sembra”.

 

Giulio Ambrosetti

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