Palermo, con la Cavese vittoria all’ultimo respiro I rosa brindano con i tre punti alla prima del 2021

Anno nuovo vita nuova per il Palermo? I primi segnali sembrano orientati verso una risposta di tipo affermativo come suggerisce la vittoria per 1-0 ottenuta nei minuti di recupero sul campo della Cavese. Un successo esterno che non si verificava dal 12 novembre e che, a proposito di rottura con il passato, permette ai rosanero di sfatare un paio di tabù: prima vittoria in campionato nella storia a Cava de’ Tirreni (il Palermo aveva vinto anche nel 1988 ma in Coppa Italia di C) e affermazione fuori casa al battesimo del nuovo anno solare dopo 38 anni. Anche se battere l’ultima in classifica non rientra nel libro delle imprese e in un certo senso rappresenta quasi un ‘obbligo’ per chi come il Palermo nutre certe ambizioni a prescindere dalla posizione in classifica, il blitz vincente allo stadio Simonetta Lamberti non deve comunque ridimensionare la portata e la validità del compito eseguito dalla compagine di Boscaglia. Che ha fatto ciò che doveva, cioè vincere contro il fanalino di coda del torneo alle prese oltretutto con un pessimo ruolino casalingo, ma che pur trattandosi di una conquista che fa rima con ordinaria amministrazione ha fatto qualcosa di concreto.

E di importante considerando la direzione che stava prendendo un match che ad un certo punto sembrava davvero ‘stregato’ per gli ospiti, incapaci di sbloccare il risultato per una serie di concause tra sfortuna ed errori (il più evidente quello dell’attaccante Lucca su rigore – tiro di destro fuori – assegnato al 39’ del primo tempo per un fallo ai danni di Valente) dettati soprattutto da mancanza di determinazione e di cinismo in fase realizzativa. Partite come quella odierna contro i campani nelle quali crei molte occasioni senza capitalizzarle capita anche di non condurle in porto come avvenuto ad esempio in occasione della trasferta di Vibo Valentia.
Ecco il motivo per cui il successo di misura ottenuto oggi al fotofinish grazie ad un gol di testa di Rauti (entrato al 65’ al posto di un Valente poco lucido nella stoccata finale in alcune circostanze ma ispirato sulla corsia di sinistra) su una punizione calciata da Palazzi rende merito ad un Palermo che, pur non avendo fatto nulla di clamoroso o di trascendentale, è stato bravo a crederci fino alla fine e a conquistare l’intera posta in palio in una di quelle gare alle quali va affibbiata l’etichetta di ‘partita sporca’. In senso letterale, con riferimento alle condizioni di un terreno di gioco fangoso in cui non era facile sviluppare trame lineari e in cui il pallone assumeva spesso rimbalzi irregolari, e anche figurato in relazione alle insidie della sfida contro una formazione in difficoltà ma intenzionata ad invertire il trend tra le mura amiche e a dare risposte tangibili, dal punto di vista tecnico ma anche della personalità, alle dipendenze del ‘nuovo’ allenatore Campilongo.

Erano diverse le trappole visibili in questa gara e i rosanero, in superiorità numerica nel finale in seguito all’espulsione di Matera per somma di ammonizioni e in campo inizialmente con il 4-3-3 (con Martin in cabina di regia e tornato tra i titolari dopo un’assenza che nell’undici iniziale durava da metà novembre) prima di passare al 4-2-3-1 nell’ultimo spezzone di partita nel momento in cui Santana ha preso il posto di Odjer, sono stati bravi ad eluderle. Lo hanno fatto mescolando ancora una volta cose buone e le solite sbavature  diversi elementi commettono troppe ingenuità soprattutto nella lettura di certe situazioni di gioco – ma, a proposito di déjà-vu, se si focalizza l’attenzione ad esempio sui gol realizzati da giocatori provenienti dalla panchina o sulle reti siglate al tramonto delle partite si nota che il concetto di ripetitività può essere associato anche ad un fattore in grado di spostare l’ago della bilancia dalla parte con il segno più.

Antonio La Rosa

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