Il ciclone Baccaglini, che in questi giorni ha portato in città un’aria nuova in termini di freschezza e di entusiasmo, non ha sortito in campo gli effetti sperati. Lui non è sul terreno di gioco. È il presidente e dalla tribuna può solo osservare i giocatori senza strumenti a disposizione per spostare l’inerzia della gara dalla parte della propria squadra. Baccaglini, presente ieri sera allo stadio al fianco della compagna Thais, potrà dare slancio alla realtà rosanero dal punto di vista sia tecnico che imprenditoriale ma non ha la bacchetta magica e, di conseguenza, non può trasformare un brutto anatroccolo in un cigno. In altre parole, non può improvvisamente rendere competitiva (l’auspicio è che lo farà al termine della stagione) una squadra costruita male e con delle lacune che si manifestano ormai con una preoccupante ripetitività. I limiti dei rosanero sono sotto gli occhi di tutti, testimoniati dal fatto che una Roma solo al 60-70 per cento non ha avuto difficoltà a conquistare i tre punti e a riprendersi il secondo posto in classifica.
Il 3-0 maturato ieri sera è un risultato bugiardo se si va ad analizzare il film della partita e il gol annullato dopo quattro minuti di gioco a Nestorovski (pescato in fuorigioco segnalato dall’arbitro Rocchi per un presunto tocco di Aleesami) è un episodio molto dubbio che ha avuto un peso nell’economia del match ma il problema di fondo resta: a differenza di altre squadre, il Palermo non ha giocatori che con un guizzo hanno la capacità di lasciare il segno o cambiare il volto di una gara. Può anche giocare bene (e ieri lo ha fatto soprattutto nel secondo tempo mostrando anche lo spirito giusto) ma non ha i mezzi tecnici per compiere il salto di qualità o superare determinati ostacoli. Arriva fino ad un certo punto, poi si ferma perché non sa più andare avanti. La compagine di Spalletti, che si è affidato ad un ampio turnover dando spazio ad alcuni elementi come Grenier (autore dell’assist vincente in occasione del momentaneo 1-0 firmato El Shaarawy) che finora avevano trovato poco spazio, non ha spinto sull’acceleratore ma è riuscita ugualmente a ottenere il massimo con il minimo sforzo. Non sono necessarie delle imprese particolari per battere una squadra vulnerabile come quella rosanero. Una compagine con una caratura superiore rispetto a quella di Lopez ieri avrebbe impensierito molto di più una Roma sotto tono e avrebbe già da un po’ di tempo sfruttato i continui passi falsi dell’Empoli, al quartultimo posto ancora con sette punti di vantaggio sulla zona retrocessione.
Il distacco è recuperabile sulla carta ma il Palermo riuscirà prima o poi a ridurre questo gap? I rosa navigano nello stesso mare di mediocrità dei toscani e faticano a trovare la bussola necessaria per ritrovare l’orientamento. Alcune scelte di Lopez, inoltre, sono discutibili. A prescindere dalla titolarità del portiere Fulignati, mossa legittimata dal campo e dai gravi errori commessi ultimamente da Posavec al netto della prova insufficiente del neo-debuttante in A non esente da colpe sui tre gol giallorossi, non si capisce come mai uno come Diamanti debba partire sempre dalla panchina. È vero, non è il Diamanti di una volta e non ha un’autonomia di 90 minuti, ma il buonissimo impatto che ha avuto sul match il fantasista toscano (entrato dopo l’intervallo) conferma che il Palermo non può fare a meno di un giocatore del genere. La sua qualità e la sua esperienza sono risorse preziose per una squadra povera di idee e di contenuti e con elementi come Embalo e Sallai validi in prospettiva ma improponibili, allo stato attuale, nel campionato di massima serie.
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