Il Palermo ha cambiato proprietà? Sulla carta la risposta è affermativa anche se restano molti nodi da sciogliere. La Global Futures Sports & Entertainment Ltd, società con base a Londra e rappresentata dal Ceo Clive Richardson, ha acquistato le quote societarie del presidente Maurizio Zamparini?
La conferenza stampa, con i soci inglesi presenti e con l’ex giocatore David Platt al seguito come consulente calcistico, non ha chiarito i dubbi. Anzi, se è possibile, li ha aumentati. E se prima i tifosi rosanero erano confusi, oggi si affacciano molte ombre sulla possibile acquisizione del Palermo. C’è addirittura chi ipotizza una sorta di «Baccaglini bis» e cioè che tutto l’affare, in realtà, sia una bufala per consentire al patron di riprendersi (con l’alibi della trattativa fallita) la società. Nonostante le parole rassicuranti di Zamparini, non sembra tutto così semplice e lineare come afferma.
«Ovviamente dobbiamo dare il beneficio del dubbio» dice Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 Ore e uno dei massimi esperti italiani di economia sportiva e, in particolare, dei business che ruotano intorno al mondo del calcio, «però esiste in questo caso, come in altri in Italia, un grave deficit di trasparenza e di mancato rispetto delle regole. Mi auguro che la Figc di Gabriele Gavrina non tergiversi e pretenda chiarezza. In ogni caso c’è anche la garanzia delle norme antiriciclaggio che intervengono quando si è verificato un passaggio patrimoniale come nel caso del Palermo».
Zamparini ha detto che il Palermo è stato ceduto al prezzo simbolico di 10 euro ma ha anche precisato che «è stata ceduta alla nuova proprietà la società Mepal, proprietaria del marchio, con impegno al pagamento a saldo del credito residuo del Palermo di € 22.800.000 che entreranno nelle casse sociali per una garanzia serena di gestione economica». Stranamente, ha scritto Bellinazzo sul suo giornale, «la stessa cifra la dovrebbe versare Alyssa, società lussemburghese che fa riferimento allo stesso Zamparini, alla quale è stata ceduta Mepal per 40 milioni, cifra mai riscossa fino al 31 dicembre 2017 e parzialmente recuperata negli scorsi mesi. Un’operazione che ha portato all’avvio di un’istanza di fallimento da parte della Procura di Palermo, poi respinta dal Tribunale, con successive indagini da Caltanissetta per una presunta fuga di notizie e corruzione, nelle quali sono coinvolti Zamparini, l’ex presidente Giammarva, l’avvocato Di Trapani e il giudice Sidoti, componente del collegio che ha rigettato la richiesta della Procura di dare il via al fallimento della società».
Insomma Bellinazzo conferma tutte le perplessità, emerse in questi giorni, tra i tifosi e gli addetti ai lavori: «Di solito si mantiene il riserbo nel corso di una trattativa ma, a cose fatte, è normale dare tutte le informazioni su chi c’è dietro al progetto. È una questione di semplice buon senso. Invece, a distanza di una settimana, ancora non sappiamo nulla ed è artificioso nascondersi dietro al segreto imposto dai mercati azionati. Secondo la mia esperienza, chi compra una società di calcio ha tutto l’interesse a farsi conoscere e a spiegare, a Palermo finora è successo il contrario».
Il mistero intorno alla vendita del Palermo è talmente fitto che, perfino i meno avvezzi alle questioni economiche, hanno capito che potrebbe esserci qualcosa che non va. Tralasciando gli aspetti squisitamente tecnici della compravendita societaria, ballano tutti gli interrogativi su un disclosure non realizzato. «La Federcalcio, e anche la Lega – continua Bellinazzo – dovrebbero vigilare più attentamente. In teoria, in breve tempo, si dovrebbero presentare una serie di documenti come i certificati penali per provare i cosiddetti requisiti di onorabilità (non aver riportato pene superiori a cinque anni per truffa e appropriazione indebita, ndr) e tutta la documentazione bancaria che deve essere di reale solidità economica. La norma, però, è inefficace e pure dannosa, vedi il caso del Milan ceduto ai cinesi, rischiando così di compromettere tutto il sistema calcio italiano. In Inghilterra, ad esempio, non è così: esiste un doppio controllo. L’ingresso di nuovi proprietari – conclude il giornalista – è subordinata all’ok della Premier League, l’equivalente della nostra Lega calcio. La Federazione, che controlla tutto il movimento, deve controllare i documenti ma sono i club che devono esprimere il gradimento e dare il via libera sulla base delle informazioni presentate».
Stessi interrogativi, seppure da un punto diverso, li ha esternati il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. «Nessuna comunicazione ufficiale è arrivata al Comune da parte della società. Nessuno ha informato su chi sono i legittimi proprietari del Palermo Calcio, dopo la annunciata cessione del pacchetto di maggioranza da parte di Maurizio Zamparini. Ricordo che la squadra del Palermo gioca all’interno di uno stadio comunale in virtù di un rapporto contrattuale fra società e Comune. Anche per questo, un corretto rapporto istituzionale e formale avrebbe voluto che si informasse il sindaco del passaggio di proprietà, presentandogli i nuovi acquirenti. Ribadisco – continua Orlando – che sono pronto ad incontrare chiunque rappresenti legittimamente il club di viale del Fante. Oggi, purtroppo, non posso aggiungere altro: ho seguito con attenzione la vicenda attraverso la lettura dei giornali, ma ho scoperto che anche li non c’è nulla e come la maggioranza dei tifosi rosanero nutro qualche ragionevole perplessità dopo la conferenza stampa dell’altro giorno. Rispetto alla trattativa con Baccaglini la differenza è notevole, perché con lui tutto è finito, mentre oggi, sembra, che nulla è cominciato. L’augurio naturalmente è che il Palermo abbia nuovi proprietari con voglia di investire per riportare i nostri colori in un contesto calcistico molto più importante a livello nazionale ed internazionale. L’amministrazione comunale è pronta a sostenere chi seriamente vorrà investire nella squadra e nelle strutture sportive, prendendo in esame ogni progetto che sia in conformità con l’attuale normativa in tema di impiantistica sportiva».
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