Più indizi sono ormai sufficienti per formare una prova. Il Palermo, che finora ha meritato l’etichetta di rivelazione del campionato, è una squadra double-face. Una compagine super tra le mura amiche dove viaggia a un ritmo da Champions ma con un rendimento diametralmente opposto in trasferta. La conferma di questo trend arriva dalla sconfitta odierna rimediata per 2-1 all’Olimpico contro la Lazio, nella quinta giornata del girone di ritorno. Il secondo ko consecutivo fuori casa, il terzo nelle ultime quattro gare esterne, certifica l’inaffidabilità della squadra lontano da casa. Il match di oggi aveva i requisiti di un vero e proprio esame di maturità per i rosanero, ancora alla ricerca dei titoli che servono per compiere il definitivo salto di qualità. Un certificato che passa attraverso le sfide fuori casa e di cui i rosa non sono ancora in possesso a causa dei risultati contrari. Ed è proprio questo il punto che lascia un retrogusto di amarezza. La condanna, infatti, arriva solo dai risultati perché anche oggi la squadra ha fornito segnali positivi dal punto di vista della prestazione. Soprattutto nel primo tempo il Palermo ha giocato con personalità e determinazione ma il lavoro costruito dalla squadra, impreziosito dal vantaggio di Dybala, non è bastato.
Gli uomini di Iachini (che ha raggiunto Guidolin in vetta alla classifica degli allenatori rosanero più longevi in campionato nell’era Zamparini) hanno subito il gol del pareggio (la firma è quella di Mauri) e nella ripresa non sono riusciti a contenere l’onda d’urto di una Lazio vulnerabile in difesa ma brillante nello sviluppo della manovra offensiva. Il Palermo ha mantenuto la sua fisionomia anche oggi all’Olimpico ma continua a pagare a caro prezzo alcune ingenuità nella lettura di alcune situazioni difensive. Disattenzioni che incidono sul risultato e che amplificano i problemi in trasferta. L’intermittenza tra rendimento interno ed esterno, in ogni caso, è una malattia ancora curabile e al momento non produce effetti nocivi. Ma, alla lunga, potrebbe condizionare le ambizioni di una squadra che, a 33 punti, coltiva giustamente il sogno di un posto in Europa League. E dopo avere ipotecato la salvezza, sarebbe davvero un peccato vanificare il lavoro costruito finora con tanta cura solo per un mal di trasferta, da attribuire anche ad altre componenti tra cui sfortuna e casualità. Gli alibi, però, non funzionano. All’Olimpico i rosanero devono recitare il mea culpa per non avere saputo mettere in ghiaccio il risultato quando c’era l’opportunità di farlo. E, se non chiudi la partita contro una squadra esperta come la Lazio, rischi di essere castigato.
A Roma si è presentato un Palermo ancora a ranghi ridotti. Il suono del campanello d’allarme, esaurito in difesa in virtù del rientro di Gonzalez dopo il turno di squalifica e il recupero di Vitiello (al quale è stato preferito Terzi, riproposto in prima linea dopo i gettoni da titolare collezionati nelle ultime due partite), si è diffuso questa volta a centrocampo. Reparto privo dello squalificato Rigoni e di Maresca che quasi certamente tornerà a disposizione la prossima settimana nel match casalingo contro l’Empoli. Nella batteria centrale out anche Bolzoni che, pur essendo stato convocato, non è riuscito a recuperare dall’infiammazione al tendine. Le assenze forzate di alcuni titolari hanno condizionato, inevitabilmente, le scelte di Iachini che nella zona nevralgica del campo non ha rinunciato comunque alla cerniera a tre composta nel caso specifico da Barreto (mezzala sinistra), Jajalo in cabina di regia e Quaison, preferito in qualità di interno destro a Chochev per la sua capacità di fare da elastico tra la linea mediana e la trequarti. Confermate le previsioni della vigilia anche nel reparto arretrato: il tecnico torna alla linea a tre (accantonata sabato scorso contro il Napoli) e con la formula base prova a consolidare le certezze acquisite finora dal collettivo.
Un gruppo dotato di una solida corazza esibita già nel primo tempo durante il quale i rosanero (oggi in campo con la terza maglia di colore grigio) erano riusciti a tenere il campo con personalità applicando con diligenza le due fasi e sfruttando con efficacia le amnesie difensive dei padroni di casa costate, ad esempio, il gol del vantaggio di Dybala propiziato al 26’ da una clamorosa sbavatura di Mauricio. E sul fronte rosanero il rammarico aumenta mettendo sul piatto della bilancia la bontà del gioco espresso. Dopo la rete dell’1-0 (la dodicesima in campionato per la Joya rosanero che, ironia della sorte, ha esordito in A con la maglia del Palermo nel settembre 2012 proprio all’Olimpico contro la Lazio), Dybala ha avuto subito la possibilità di sferrare il colpo del ko ad una Lazio in stato confusionale. Il numero 9, però, ha calciato alto sopra la traversa da posizione favorevole. Puniti dalla legge del gol sbagliato gol subìto sancita al 33’ dal pari di Mauri (lesto a battere Sorrentino in mischia con un tocco ravvicinato di sinistro). Gli uomini di Iachini, inoltre, hanno avuto un’altra ghiotta chance per il raddoppio ma Lazaar, servito da Dybala, non ha avuto la necessaria lucidità a tu per tu con Marchetti. Acuti di un primo tempo godibile sul piano dello spettacolo caratterizzato da spunti interessanti e continui capovolgimenti di fronte. II film della partita ha sviluppato la stessa trama anche nella ripresa: con un baricentro alto ed un pressing continuo i rosanero accentuano la vulnerabilità della retroguardia biancoceleste ma, in fase difensiva, si concedono più volte delle licenze.
Il profilo rosanero, in ogni caso, ha dei tratti definiti: la squadra lascia degli spazi ma nello stesso tempo non rinuncia mai ad attaccare facendo leva sulle qualità dei due giocatori più rappresentativi: Vazquez (cresciuto nel secondo tempo e provvidenziale al 19’ neutralizzando sulla linea con il tacco un colpo di testa di Mauri indirizzato sul primo palo) e Dybala. La coperta resta però un po’ corta: i rosa, schierati con il 3-4-1-2 nella porzione finale del match, in seguito al cambio Quaison-Belotti, tengono in apprensione i capitolini grazie a un atteggiamento propositivo. Nonostante tutto, soffrono le proiezioni offensive dei padroni di casa trascinati in particolare da un ispirato Candreva. E al 33’ il gol del 2-1 (con un tracciante all’incrocio dei pali) è stato realizzato proprio dal numero 87. Il pericolo numero uno per i rosanero che, prima del gol, in più di un’occasione erano stati già sollecitati da Candreva fermato in un paio di circostanze da un attento Sorrentino. E al tramonto della partita, per il Palermo arriva oltre al danno anche la beffa, alla luce dell’ingenua espulsione rimediata dal capitano Barreto per un evitabile doppio cartellino giallo a distanza di pochi minuti.
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