La sua banda suona il rock. Non c’entra, però, l’album musicale di Ivano Fossati. La rivisitazione di questa canzone identifica il pezzo forte del repertorio extracalcistico di Antonio Filippini. L’ex centrocampista rosanero classe 1973, che anche in Sicilia (21 presenze e due gol nella seconda parte della stagione 2003/04, culminata con la storica promozione in serie A) ebbe l’occasione di esibirsi con la chitarra nel corso di un concerto live organizzato al Barbera, lato Curva Nord, assieme al gemello Emanuele e a Gasbarroni, proprio alla fine della partita contro la Triestina che sancì il ritorno dei rosa nella massima serie.
Filippini, attuale tecnico del Lumezzane (Lega Pro), è stato anche un giocatore della Lazio (campionato di serie A 2004/05) e, in qualità di doppio ex, si è pronunciato a MeridioNews sulla gara in programma domani sera tra i rosanero e i capitolini.
Il Palermo – restando nell’ambito della metafora musicale – non è rock e Filippini lo sa bene. Andamento lento di Tullio De Piscopo è il singolo più pertinente. È un titolo adatto ad una squadra come quella rosanero, a secco di vittorie da dieci giornate di campionato e costretta a conquistare i tre punti per non aggravare una situazione di classifica già molto delicata. «Per il Palermo non ci voleva, a mio avviso, l’avvicendamento sulla panchina della Lazio», ha spiegato Filippini. «Pioli ha fatto un ottimo lavoro ma, quando subentra un nuovo allenatore, i giocatori vogliono mettersi in mostra e tendono inconsciamente a dare qualcosa in più. Detto questo, il Palermo dovrà scendere in campo con il coltello tra i denti e dare il massimo per vincere la partita».
La strada è in salita per gli uomini di Novellino, privi dello squalificato Vazquez. «Sarà un’assenza molto pesante. L’allenatore dovrà cercare altre soluzioni funzionali alla conquista dell’intera posta in palio». Il match contro la formazione affidata alla guida di Simone Inzaghi sarà per i rosanero un altro crocevia molto importante in chiave salvezza: «Non bastano le qualità tecniche – spiega Filippini – serve anche la giusta mentalità. Il Palermo, potenzialmente, può fare leva sul dodicesimo uomo che è il pubblico. Spero che i tifosi aiutino la squadra e creino i presupposti per far tornare La Favorita il fortino di un tempo».
L’immagine attuale del Barbera, con ampi spazi vuoti, stride nettamente con il catino a cui era abituato Filippini, testimone oculare dodici anni fa di un clima di entusiasmo e di un grande feeling tra la squadra e la tifoseria: «L’esperienza a Palermo è uno dei ricordi più belli della mia carriera e in particolare mi riferisco alla vittoria interna per 5-0 nel derby con il Catania. Io e mio fratello (Emanuele, ndr) segnammo nella stessa partita, evento mai accaduto prima. È questa una delle immagini più belle che conservo. Ricordo, inoltre, la città dipinta di rosanero durante la cavalcata verso la promozione. I tifosi dimostrarono la loro voglia e la loro grande passione per il calcio».
La chiosa finale è dedicata ad un pronostico sulla partita di domani sera: «Prevedo una vittoria del Palermo o un pareggio, risultato che in ogni caso non sarebbe da buttare via in un momento delicato come questo».
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