Trentaquattro carcasse di cani morti da circa dieci anni sistemate dentro sacchi di plastica neri e abbandonate dentro due congelatori arrugginiti. È il macabro ritrovamento fatto nell’ambulatorio comunale di Palazzolo Acreide che, negli ultimi anni e fino allo scorso 4 giugno, è stato gestito dall’associazione Gli amici di Sansone. «Nella lettera di consegna dell’ambulatorio – spiega a MeridioNews il sindaco Salvatore Gallo – ci hanno ricordato che c’erano queste carcasse di cui io, fino a quel momento, non sapevo nulla».
Il primo cittadino, intanto, ha nominato Maria Elena Caligiore come consulente a titolo gratuito per il fenomeno del randagismo in città. La scoperta – se così si può dire – viene fatta con un post pubblicato nella sua pagina Facebook. «Per trasparenza e per l’incarico ricevuto, devo dare alcuni chiarimenti», scrive lo scorso 10 giugno prima di riportare uno stralcio di una nota del 20 maggio in cui il presidente dell’associazione Gli amici di Sansone Gaspare Blundo comunica al sindaco, al responsabile della polizia municipale Vincenzo Roccuzzo, all’Assessore al randagismo Sebastiano Giordano e all’Asp che sospenderà la gestione dell’ambulatorio veterinario comunale. «Si ricorda – riporta Caligiore citando la nota – che i frigo presenti all’interno della struttura sono pieni di carcasse e sarà vostra competenza procedere allo smaltimento delle stesse».
La questione delle carcasse custodite da un decennio nei congelatori sarebbe stata affrontata anche il giorno della consegna dell’ambulatorio. «Al momento sulla vicenda c’è un’indagine dell’Asp – sostiene il presidente dell’associazione animalista – Io posso solo dire che ci sono i verbali di consegna di smaltimento delle carcasse fatti in precedenza». Blundo ci tiene a sottolineare, tra l’altro, il fatto che l’associazione non abbia nessuna responsabilità in merito: «Noi gestiamo solo il pre e post delle operazioni, le sterilizzazioni e le prime emergenze». Animalista di lunga data, insieme alla moglie, da anni si occupa dei cani palazzolesi. «L’associazione – ammette – percepisce novemila euro l’anno per la gestione di 56 randagi. Per l’ambulatorio ci siamo tirati i remi in barca». Sulle motivazioni resta vago e alla domanda se e da quanto fossero a conoscenza delle carcasse risponde che «non sono tenuto a dare queste informazioni. Tutti conosciamo le procedure e io le osservo – conclude – ma non se si tratta di salvare un cane».
Dopo la pubblicazione del post di Caligiore sui social, il primo cittadino è stato contattato dai carabinieri. «Hanno sentito sia me che la consulente per raccogliere gli elementi di cui eravamo a conoscenza. Non so se ci sia una indagine in corso – dice Gallo – ma sono convinto del fatto che è impossibile che in tanti non ne fossero già a conoscenza da tempo». Intanto, adesso, le carcasse sono state incenerite da una ditta specializzata come previsto per legge, i congelatori sono stati buttati e gli ambienti puliti e sanificati. «Di quelle carcasse, della morte di quegli animali, dei loro microchip e di qualsiasi elemento identificativo non vi è traccia in laboratorio – lamenta Caligiore – Nulla è stato consegnato, nonostante fosse stata avanzata richiesta scritta per conoscere molti dati necessari ai fini di una corretta gestione futura».
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