Palazzo di cemento, si ristruttura? «Se non vedo, non credo»

Duemila metri quadrati di parcheggio e diecimila metri quadrati di uffici che ospiteranno la sede dei vigili urbani, tre direzioni comunali con circa mille dipendenti e diversi servizi commerciali. E’ il progetto di ristrutturazione del palazzo di cemento a Librino che il Comune di Catania sta stilando con l’aiuto dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. Appena ultimato, sarà presentato per attingere ai fondi europei Jessica – Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas -, iniziativa rivolta a sostenere piani di risanamento e sviluppo urbano sostenibile, con fondi sia pubblici che privati.

Il progetto trova d’accordo anche chi da anni fa volontariato nel quartiere. «Sicuramente la destinazione migliore per palazzi di questo tipo, con la loro storia e le loro caratteristiche, non è quella di adibirli ad abitazione», dice Giuliana Gianino, responsabile del Talità Kum, il centro Caritas che si dedica all’accoglienza dei bambini. La paura è però che il progetto rimanga solo sulla carta, come dichiara Valentina Marletta del centro Iqbal Masih: «Visto che siamo accanto al palazzo di cemento da 15 anni e che non c’è mai stato un intervento del Comune in nessuno dei luoghi in cui avrebbe dovuto agire, anche questa mi sembra una bugia».

Da quando il palazzo è stato sgomberato, il 17 maggio scorso, molte sono state le ipotesi sulla sua nuova destinazione. Tutte con lo stesso obiettivo: la necessità di trasformarlo da simbolo del degrado del quartiere a luogo della legalità e di servizi per la città.  «A questo mira il nostro progetto – spiega l’assessore al Bilancio e al Patrimonio Roberto Bonaccorsi -. Oltre ai vigili urbani, infatti, abbiamo dato la nostra disponibilità ad ospitare anche il commissariato di polizia». Un’opportunità per il quartiere ma anche per il resto di Catania. «Con la nuova destinazione si risolverebbero molti problemi – spiega l’assessore –. Da quello logistico, perché eviteremmo la presenza delle auto dei dipendenti dentro la città, a quello sociale, perché riqualificheremmo una zona da molti associata alla criminalità». E ancora, aggiunge Bonaccorsi, a trovare soluzione sarebbe anche «un problema di efficienza dell’azione amministrativa perché, avendo diverse direzioni nello stesso stabile, si creerebbero più sinergie. Senza tralasciare la questione economica, grazie al risparmio sugli affitti». Tasto dolente per l’amministrazione comunale.

La ristrutturazione, che include anche il teatro, dovrebbe costare circa 18 milioni di euro. La cifra esatta si saprà una volta concluso il progetto. Al momento si è ancora nella fase di preparazione e anche gli uffici comunali da trasferire a Librino non sono ancora stati individuati. «Ne stiamo discutendo, ma in linea di massima dovrebbero andarci l’ufficio tecnico comunale, l’ufficio urbanistica e l’ufficio manutenzioni», dice Andrea Vecchio, presidente dell’Ance Catania. «Saranno prese in considerazione le direzioni che sono in affitto e che hanno affinità nell’oggetto di competenza», aggiunge più cauto Bonaccorsi. Prevista anche un’area commerciale ai piani più bassi, ma è ancora troppo presto per stabilire il tipo di servizi. «Non abbiamo avuto nessun contatto con i privati – dichiara l’assessore –, ma sappiamo che le realtà commerciali sono indispensabili. Perché, essendoci un alto numero di uffici e dipendenti, è chiaro che si dovranno offrire anche dei servizi, come un bar e un supermercato per esempio. In modo che la struttura non sia totalmente isolata».

Una volta presentato il progetto e accettata la domanda, si passerà alla fase dell’assegnazione dell’appalto e infine a quella di esecuzione dei lavori. Passaggi burocratici che però, per il responsabile al Patrimonio, non dovrebbero allungare di troppo la riuscita del piano. «I tempi potrebbero essere più brevi di quanto si possa immaginare – stima Bonaccorsi -. Per arrivare alla fase istruttoria ci vorranno circa tre mesi». Una notizia che viene accolta con gioia dai volontari delle associazioni che da decenni lavorano proprio nei locali degli stabili adiacenti, ma anche con un pizzico di scetticismo e, soprattutto, cautela. «Se un luogo abbandonato verrà ristrutturato e riutilizzato per destinarlo a uffici e al bene comune, saremo felicissimi – spiega Giuliana Gianino –. Ci auguriamo quindi che il progetto venga realizzato e che quel luogo finisca di essere considerato il simbolo dello spaccio e della delinquenza». Più sfiduciati sono invece i colleghi volontari dell’Iqbal Masih. «Mi sembra utopia – afferma la responsabile Marletta – ma se veramente vogliono farne la sede di uffici comunali e della polizia municipale, direi che sarebbe proprio il caso, visto che Librino è l’unica zona di Catania dove non è mai passato un vigile urbano». O ancora, aggiunge, «dove vivono cittadini che per sbrigare pratiche e documenti che riguardano l’anagrafe o uffici del genere devono andare altrove». Nonostante le rassicurazioni dell’assessore, «non mi fido – conclude – e non per pregiudizio, ma perché sono testimone di quello che non è avvenuto in tutti questi anni. Saremo molto felici di sbagliarci questa volta».

Le due operatrici di Librino dentro al palazzo ci vedrebbero bene anche dei luoghi che favoriscono l’incontro tra gli abitanti e spazi per le associazioni che lavorano nel quartiere senza avere una sede. Per questi suggerimenti l’assessore Bonaccorsi lascia una porta aperta. Perché «non si è ancora nella fase avanzata dell’individuazione delle singole allocazioni – spiega – e le particolarità saranno studiate al momento». Non resta quindi che attendere i prossimi sviluppi.

[Foto di Leandro Perrotta]

Agata Pasqualino

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