Pagliarelli, agenti penitenziaria chiedono più personale «Dimenticate che in carcere ci sono anche i mafiosi?»

«Quando si parlava di Palermo un tempo tremavano le case, adesso si vuole far credere che il problema mafia non esista più e che le prigioni siano piene di stranieri. Ma non è così». Lo sa bene Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto dell’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria che questa mattina si è riunita in protesta nel piazzale del carcere Pagliarelli-Lo Russo. Una tappa che arriva dopo quella di Catania e che proseguirà nei prossimi giorni fino a Messina e Siracusa. Un vero e proprio ciclo di protesta, con cui il sindacato intende attirare l’attenzione, soprattutto dell’attuale governo. «Giriamo la Sicilia in lungo e in largo per lanciare un messaggio forte, preoccupante, cioè che nel carcere si sta abbassando la guardia», denuncia infatti Nicotra. «Sembra che si voglia a tutti i costi dare l’idea che il carcere sia pieno di extracomunitari, quando invece la maggior parte dei detenuti è italiano, e qui siciliano, tra delinquenti e mafiosi».

            

E i dati, in effetti, parlano chiaro. «In questo momento in Sicilia abbiamo circa 6.500 detenuti, di cui solo mille sono stranieri. Mentre i numeri degli agenti di penitenziaria sono quasi la metà – spiega Nicotra -. Noi combattiamo ancora la mafia dentro al carcere, non possiamo stare con una carenza di organico di questo livello, ecco perché oggi siamo qui, davanti al Pagliarelli che è uno degli istituti più grandi. Ci siamo per chiedere l’attenzione di tutti, specie degli organi politici, perché nel carcere ancora i rischi sono altissimi. Tra i carcerati ci sono anche molti mafiosi e ce lo stiamo scordando». I numeri dei detenuti, anziché diminuire per mezzo di operazioni svuota-carceri, aumenta a dismisura e contribuisce a mettere in agitazione il sindacato, che a questo punto chiede a gran voce un incontro urgente col ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Non possiamo andare avanti da soli – avverte ancora il segretario generale -. In organico dovremmo essere 5.400 agenti in servizio, invece siamo 3.700, la situazione è fortemente squilibrata e le aggressioni ormai sono quotidiane». L’ultima, in ordine di tempo, proprio nella struttura di piazza Cerulli alcune settimane fa. 

Anche se un istituto come il Pagliarelli, tra i più grandi in assoluto e dal quale ci si aspetterebbe in questo senso dati allarmanti, paradossalmente sembrerebbe essere quello che dà meno problemi. Ma il tema rimane tuttavia stringente: «Rappresentiamo la sicurezza, ma deve essere garantita anche a noi, dobbiamo poter andare a lavorare serenamente, sapendo di non correre rischi». Il problema della carenza di organico, insomma, è quello che predomina in assoluto. Un problema per il quale, però, potrebbero non bastare assumere nuovi agenti. «Si parla di 3.800 unità in più, ma sappiamo come vanno queste cose, prima che prendano effettivamente servizio saremo già nel 2019 e nel frattempo altri mille se ne saranno già andati in congedo. Non basta questo, l’emergenza è adesso – denuncia Nicotra -, servirebbero a questo punto delle assunzioni straordinarie, immediate». Alla carenza dell’organico si aggiungono anche le condizioni spesso fatiscenti di molte strutture carcerarie e laloro disorganizzazione, tematiche anche queste che secondo il sindacato andrebbero affrontati a livello nazionale, e non solo locale o regionale.

E poi ci sono anche i paradossi, che la Sicilia è la prima a non farsi mancare. «Ci sono carceri che vengono tenuti aperti per fare favori non si sa a chi, come quello di Favignana. Perché non dirottare i detenuti a Trapani? A cosa serve quella struttura, ad abbellire l’isola?», insiste Nicotra. Che bacchetta il governo, che in fatto di sicurezza si starebbe spendendo molto, voltando però le spalle a quanto accade all’interno degli istituti di pena. «Siamo ancora fermi all’anno zero. Anzi, le cose forse stanno anche peggiorando, le carceri non fanno che riempirsi. La Sicilia è sempre quella della mafia, non ce lo scordiamo, perché da qualche tempo non se ne parla più – ribadisce il segretario generale -. Serve più personale per combattere soprattutto la mafia al Sud, che esiste, che è viva e che bisogna combattere tutti i giorni. Questo è lo spirito che anima ogni giorno un agente, che però si ritrova solo».

Dello stesso avviso anche il segretario generale dell’Osapp, Dario Quattrocchi, anche lui questa mattina davanti al Pagliarelli di Palermo: «La polizia penitenziaria continua a essere lasciata sola. Speravamo in qualche intervento immediato da parte del nuovo governo, ma continuiamo ad assistere ad aggressioni giornaliere in tutti gli istituti, anche quelli più grandi come questo, dove c’è una carenza di organico del 30 per cento. Qui la situazione è emblematica, perché si registrano circa 150 uomini in meno – dice -. Le aggressioni aumentano nel silenzio-assenso di tutti, compreso chi dovrebbe darci una mano. Non possiamo che scendere in strada e protestare. Le promesse fatte vanno mantenute».

Silvia Buffa

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