Correre di domenica mattina. Direzione Playa. In testa zero pensieri: solo godersi un caldo sole autunnale e la compagnia di un’amica. Una libertà violata a Catania dall’inciviltà di tre ragazzi. «Eravamo in via Dusmet, dal lato opposto agli Archi della Marina, erano da poco passate le otto e mezza quando, da una macchina con a bordo tre ragazzi, si è sporto quello seduto dal lato passeggero per dare una violenta pacca tra la coscia e la natica alla mia amica che per poco non è caduta a terra. Sono seguiti i soliti insulti e commenti stupidi. Ma la cosa che ci ha ulteriormente imbestialito è che l’auto che seguiva, in coda, quella di questi galantuomini era la macchina dei vigili urbani che ci hanno superate con un sorrisino sarcastico, come a dire “Che ci possiamo fare?”».
A raccontare l’episodio, avvenuto stamattina, è Giovanna Giorgianni, scenografa che collabora con il teatro Stabile, per cui ha curato Foemina Ridens, di Giuseppe Fava e lo spettacolo che debutterà venerdì, Il giardino dei ciliegi. Il gesto di stamattina potrebbe essere considerato stupido, ma spalanca le porte a una riflessione più ampia: «E’ triste e squallido che in questa città non si possa neanche pensare di fare una cosa apparentemente normale senza sentirsi in pericolo». Esperienza comune a troppe donne costrette a limitarsi nel compiere azioni per un uomo del tutto scontate. «Il mondo in cui viviamo non è pronto per vedere correre due donne senza la necessità di commenti, insulti, battute stupide? – si chiede Giorgianni – Corro spesso in quel tratto o sul lungomare verso Aci Castello, dove più volte ad alcune mie amiche è capitato di imbattersi in un maniaco che sbuca all’improvviso e prova a saltarti addosso. Per questo cerchiamo sempre la compagnia di un uomo». Anche stamattina le due donne erano con un amico, che però è stato costretto a fermarsi per un dolore al piede poco prima dell’episodio di via Dusmet.
Giorgianni esclude che i vigili urbani non abbiano visto la scena. «Le macchine erano in fila, non a passo d’uomo ma a una distanza di non più di una ventina di metri – racconta – il ragazzo si è sporto totalmente dal finestrino per colpire la mia amica, è stato palese. Ci siamo fermate e l’auto della polizia municipale ci ha subito superate, non c’erano traverse da cui sbucare, era lì, dietro la vettura di questi tre galantuomini. Mi rendo conto che forse non potevano contestare nessun reato o infrazione, ma almeno chiedergli i documenti, insomma da persone che rappresentano le istituzioni mi sarei aspettata quantomeno più attenzione».
La scenografa catanese ricorda anche un altro episodio spiacevole capitatole mentre faceva jogging. «In piazza Duomo, alle sette del mattino, un giovane completamente ubriaco ha provato a saltarmi addosso, ma era talmente ubriaco che non è riuscito a raggiungermi. Non parliamo della pineta di Nicolosi ma del cuore di Catania». Esempi che trovano diverse eco, ogni giorno, nei racconti delle donne da sud a nord. Ma che raramente finiscono al centro delle cronache, come nel caso della runner milanese aggredita e sfregiata durante un tentativo di violenza a inizio novembre. «Forse – conclude – per questa città vedere una donna che fa sport all’aria aperta non è ancora normale».
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