Un pizzo da duemila euro al mese per il più noto negozio di ottica della città: quello di proprietà della famiglia Angiolucci, con undici negozi a Catania e provincia, due nel Siracusano, uno al Sicilia Fashion Village di Agira e uno store online. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite la scorsa settimana ma rese noto solo oggi dalla procura etnea. Sei i soggetti coinvolti, tra cui lo storico boss dei Cursoti Giuseppe Garozzo, detto Pippu ‘u maritatu; Francesco Carmeci, anche noto come Franco Pacchianella o Aquila; e Giovanni Gurrieri, conosciuto nell’ambiente criminale come Giovanni Zorro o Testa rossa. Per i tre, pregiudicati e già detenuti, l’accusa è di concorso in estorsione continuata e aggravata nei confronti del noto negozio di ottica.
L’operazione è la seconda puntata delle indagini che, a maggio 2012, avevano portato al fermo di 20 persone, accusate di far parte del clan dei Cursoti e di aver commesso diversi reati, tra cui associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi clandestine e da guerra, ricettazione e altro ancora.
A incastrare stavolta Garozzo e gli atri due esponenti del clan sono state le loro stesse conversazioni in carcere con i familiari. Dove, non sapendo di essere intercettati, i tre raccontavano della somma versata da Angiolucci alle casse mafiose: un’estorsione da duemila euro al mese. Ad occuparsi materialmente delle minacce e della riscossione sarebbero stati altri tre soggetti, fermati sempre la scorsa settimana. Si tratta di Salvatore Zuccaro, della moglie Agata Rosaria e del cognato Manuel Rapisarda. Tutti giovani e giovanissimi: gli uomini sono già stati portati in carcere, mentre per la donna – madre di un minorenne – sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, l’imposizione del pizzo ad Angiulucci sarebbe cominciata nel 2005, per volontà dell’esponente dei Cursoti Gaetano Rapisarda, scomparso in carcere nel 2008. Tano Turacchia, così era noto Rapisarda nell’ambiente, avrebbe non solo imposto ai titolari dell’ottica il pagamento mensile di duemila euro, ma preteso anche l’assunzione del genero Salvatore Zuccaro, marito della figlia Agata. Una tradizione tramandata in famiglia tanto che, alla morte del boss, sarebbe stato lo stesso Zuccaro a imporre un’altra assunzione: quella del cognato, figlio di Gaetano Rapisarda, Manuel.
[Foto di negozisrl.com]
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