Indagine su un filosofo al di sopra di ogni sospetto. È il titolo della «fictional novellette» pubblicata dallo scrittore catanese – e collaboratore di MeridioNews – Ottavio Cappellani. L’autore – che mutua il titolo del racconto dal celebre film di Elio Petri, con Gian Maria Volontè – fa narrare al suo Leonard Trent una vicenda ispirata «vagamente e liberamente a un fatto di cronaca». Parliamo del caso del filosofo catanese Leonardo Caffo, condannato in primo grado a quattro anni di carcere per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna. Cappellani, che sulla vicenda aveva pubblicato due articoli sul nostro giornale, ora torna sull’argomento e lo fa con un testo più lungo e di carattere diverso.
Il comunicato stampa che presenta il racconto parla di «un filosofo impegnato contro la misoginia e robe di questo genere (Belardo) invitato da una scrittrice, editrice, organizzatrice, creatrice di eventi (strano che non sia assessora, comunque si chiama Zara) a una fiera di libri di cui la tipa è direttrice». L’allusione narrativa è a Più libri più liberi, manifestazione sull’editoria che si svolge a Roma e il cui programma in questi anni è stato curato dalla scrittrice Chiara Valerio, che qualche settimana fa è stata attaccata da più parti proprio per aver invitato Caffo all’ultima edizione della fiera; critiche che sono arrivate soprattutto per la sensibilità che Valerio ha sempre mostrato verso le questioni relative alla violenza di genere. «La fiera si svolge nella Nuvola di Fuksas – continua il comunicato – che è un edificio intellettuale (potreste essere meno prevedibili?)». Anche qui chiaro riferimento a La Nuvola, centro congressi nel quale si tiene Più libri più liberi.
«Belardo però, ha appena rotto, durante un litigio, un dito alla sua compagna, madre di suo figlio. Quando la cosa si viene a sapere – continua il comunicato – tutte e tutti sono molto indignati dal dito. Le cose precipitano quando, più o meno, Zara dice: guardate la luna, non guardate il dito penzolante anche se effettivamente è ipnotizzante, rotto com’è. Nella Catania barocca, città di Belardo, con l’Etna minacciosa sullo sfondo, tra arpe, libri, impegno, polacchine, quadri, convegni, monasteri (e un tamagotchi) si dipana una storia che potrebbe essere vera. Perché forse mi sono dimenticato di dirvelo – conclude la presentazione – Ma Belardo è puppo. Ed ha un piano».
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