Ospedali, tre misure per avere sicurezza e meno attese Sindacati: «Ma i veri problemi sono i posti letto e i Pta»

L’obiettivo è ridurre i tempi di attesa nei pronto soccorso e migliorarne la sicurezza, dopo i numerosi casi di aggressione contro infermieri e medici degli ospedali siciliani. Il governo regionale punta a farlo attraverso un piano, le cui linee guida sono state annunciate oggi dall’assessore Ruggero Razza. Sono tre i punti cardine dell’iniziativa: 1) istituire la figura del bed manager, cioè un soggetto che conosce in tempo reale la mappa dei posti letto di un ospedale e gestisce l’assegnazione dei ricoveri, con un’autorità che supera quella dei singoli primari di reparto; 2) dotare le ambulanze e le centrali operative del 118 di rete internet e di tablet in modo che anche dal mezzo di emergenza i soccorritori siano a conoscenza dei posti disponibili nei vari pronto soccorso e, per quanto possibile, evitino quelli troppo congestionati; 3) creare nei pronto soccorso delle aree di pre-ricovero in cui far rimanere i familiari e gli accompagnatori dei pazienti che, in alcuni casi (non meglio precisati) non avranno accesso alle aree di ricovero. 

Sono alcune delle novità presentate stamattina dal presidente Nello Musumeci e dall’assessore Razza. «Entrerà in vigore entro sei mesi in via sperimentale». Si punta a «ridurre i tempi di attesa nei pronto soccorso e nei ricoveri, potenziare la sicurezza, umanizzare i servizi di accoglienza per ripristinare nelle strutture un ambiente sereno dove il paziente e i familiari trovino assistenza ed efficienza e il personale sia in grado di operare in condizioni serene e protette». Secondo i sindacati dei medici, che denunciano di non essere stati interpellati per un confronto, le misure sono tutte condivisibili, ma non risolvono i problemi, perchè non ne centrano il cuore. Diverso il giudizio del sindacato indipendente degli infermieri, Fsi-Usae, che valuta positivamente la figura del bed manager e auspica che sia un infermiere che faccia da collante tra gli ospedali, in particolare i pronto soccorso, e la centrale operativa del 118. 

La figura del bed manager dovrebbe essere una per ogni ospedale. «A Villa Sofia a Palermo già c’è e non ha certo risolto i problemi – spiega Riccardo Spampinato, medico del sindacato Cimo – È un’infermiera che ogni mattina gira come un tuppetto per i vari reparti in cerca di posti letto. Ma il punto è proprio questo: i posti letto totali in Sicilia sono stati ridotti negli ultimi anni. Le misure annunciate dal governo sono condivisibili, e c’è pure uno sforzo economico ammirabile, ma le tensioni ai pronto soccorso non nascono da un aumento degli accessi. Il problema è che non ci sono i posti dove ricoverarle queste persone, è diminuito lo sbocco. Facciamo un altro esempio: al Civico di Palermo hanno auentato i posti del pronto soccorso a 18 a 50, ma il personale è rimasto lo stesso. Chi dovrebbe gestirli questi pazienti?». 

Anche la Cgil, con il suo portavoce Renato Costa, condivide le critiche. «Aumentare le barelle o i posti in pronto soccorso non risolve il problema – spiega – questa bozza di piano non affronta il problema principale: serve evitare che le persone si rivolgano al pronto soccorso per sintomi o patologie che dovrebbero essere gestite dai medici di base o dai Pta (i presidi territoriali di assistenza), insomma dalla medicina del territorio che è il vero gap della Sicilia». Negli ultimi anni diversi pronto soccorso sono stati trasformati in Pta, ma nei confronti di queste strutture in molti casi i cittadini nutrono scarsa fiducia. «È normale – attacca Costa – perché i Pta in Sicilia non sono quelli che dovrebbero essere. Un Pta non deve essere un posto dove timbrare ricette, ma dove viene fatto un elettocardiogramma o una radiografia. Serve la presenza di un medico clinico che invece non c’è. Ma di queste cose i primi a fregarsene sono i direttori delle aziende ospedaliere, perché a loro non porta vantaggi». 

Il piano prevede anche di creare una zona filtro per gli accompagnatori dei pazienti in 36 ospedali dell’Isola, quelli con più di 30mila accessi all’anno e con tempi di permanenza superiori a dieci ore. In queste strutture, in alcuni casi, non sarà permesso ai familiari di accedere direttamente all’area di ricovero, «ma saranno accolti da personale reclutato dalle associazioni di volontariato in convenzione, all’interno di apposite aree dove saranno in funzione anche ambienti di pre-ricovero destinati ai pazienti in attesa di posto letto». «Meglio anche mettere al triage uno psicologo – ironizza Spampinato – che spieghi a certi familiari che non potranno entrare. Una regola giusta, che in teoria esisterebbe già, ma che rischia di surriscaldare animi che si presentano già agitati». 

Infine, le ambulanze dotate di internet. «Attualmente – spiega Domenico Runci, che gestisce la centrale operativa del 118 di Messina – noi possiamo vedere i tempi di attesa degli ospedali solo collegandoci sul sito dell’azienda ospedaliera. Con questa novità avremo a disposizione queste informazioni direttamente sulla nostra schermata, in ambulanza, cosa che ci farà risparmiare alcuni minuti». Misura che per la Cgil, «è il minimo sindacabile, visto che solo in Sicilia le ambulanze viaggiano ancora alla cieca, senza cioè conoscere la disponibilità dei posti negli ospedali». Ma sulla funzionalità delle ambulanze si aspetta un’altra decisione: la rivisitazione del piano delle emergenze, con cui il precedente governo regionale aveva ridotto i mezzi con medico a bordo, soprattutto nel Messinese. «Devono rivedere quei tagli – conclude Runci – altrimenti ogni novità tecnologica sarà vana».

Per mettere in atto il piano sono stati messi a disposizione 5 milioni per l’acquisto di arredi, barelle e nuove attrezzature; 4 milioni per la Rete radio 118 e il numero unico di emergenza e 26 milioni di investimenti già autorizzati e così divisi: a Palermo 4 milioni e 900mila di cui 1 milione 40 mila all’spedale Villa Sofia Cervello e 3 milioni 500mila al Policlinico Paolo Giaccone per l’area di emergenza di secondo livello; Trapani 3 milioni; Agrigento 2 milioni e 500mila; Enna 1 milione; Caltanissetta 1 milione e 550mila; Ragusa 1 milione 816mila; Siracusa 2 milioni 440mila; Catania 6 milioni 430mila; Messina 2 milioni 350mila. «Sul fronte della sicurezza – conclude la nota dell’assessorato – il piano prevede il potenziamento del servizio di video sorveglianza che sarà attivo h24, con una maggiore presenza di guardie giurate all’esterno dei presidi». 

Salvo Catalano

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