Da una parte i disagi – patiti sopratutto dai pazienti – derivanti dall’avere pochi medici e infermieri a disposizione, dall’altra la consapevolezza che reperirli è più difficile di quanto si possa pensare. Covid e polemiche legate al ritorno dell’assessore Ruggero Razza a parte, la sanità in Sicilia continua a vivere tempi non semplici. Se ne accorgono quelli che devono ricorrere alle cure delle strutture pubbliche. Nelle ultime settimane l’attenzione è concentrata, complice anche le prossime elezioni amministrative, sull’ospedale di Caltagirone. A destare perplessità è stata la scelta dell’Asp di Catania di pagare 90 euro l’ora i medici provenienti da altre strutture sanitarie della Sicilia, per sopperire alle carenze d’organico.
«Vale tanto per i medici quanto per gli infermieri, il personale ridotto non fa altro che abbassare i livelli dei servizi resi ai cittadini», denuncia Salvo Vaccaro di Nursind. Il sindacato da due settimane porta avanti un sit-in permanente per denunciare una situazione che si trascina da tempo. Spostando lo sguardo altrove, ci si accorge facilmente che le cose non vanno meglio. «Nelle strutture gestite dall’Asp di Catania mancano almeno 250 infermieri, e parliamo di una cifra che garantirebbe appena una reale autosufficienza ai singoli presidi sanitari», continua Vaccaro.
La soluzione al problema sembrerebbe scontata: assumere nuovo personale. Tuttavia, nel settore sanitario, soprattutto al Sud, la ricerca di lavoratori non è così semplice. L’Asp di Catania da tempo sottolinea come, sul fronte dei medici, a mancare siano le figure specializzate, specialmente nel ramo delle emergenze. Ciò fa sì che a presentarsi ai concorsi sia in genere un numero di candidati inferiore al numero di posti da occupare. A questo poi va aggiunta la ritrosia di molti ad andare a lavorare in sedi ritenute scomode, perché lontane o poco servite a livello di infrastrutture e trasporti. Il tutto con la consapevolezza che – data la generale alta domanda – per avere l’opportunità di lavorare nella struttura desiderata basta soltanto aspettare.
Per quanto riguarda, invece, la ricerca degli infermieri, l’attesa è rivolta alla conclusione delle procedura di mobilità. La Regione Siciliana ha affidato alle Asp di Palermo e Catania il compito di coordinare le richieste di trasferimento nei bacini occidentale e orientale dell’isola. Completato l’esame delle domande, la palla passerà poi alle aziende sanitarie di provenienza dei lavoratori siciliani. Il cui rientro dipenderà dalla concessione del nulla osta. A rispondere all’avviso dell’Asp di Catania sono state diverse migliaia di professionisti, la speranza è che si riesca a rifornire in maniera sufficiente le piante organiche dei singoli ospedali.
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