Ospedale Biancavilla. Venerdì la protesta degli infermieri «Siamo pochi e lasciati da soli a gestire i pazienti Covid»

Un sit-in di protesta per denunciare le carenze organizzative dell’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla dopo l’arrivo della seconda ondata da Covid-19. L’obiettivo è anche quello di evidenziare la carenza di personale infermieristico in servizio dentro il nosocomio biancavillese. Questi in sintesi i punti chiave della manifestazione programmata dal NursSind, sindacato degli infermieri, per dopodomani, venerdì 4 dicembre. «Vogliamo chiedere pubblicamente aiuto e manifestare il nostro grido di allarme sulle condizioni venutesi a creare presso tutta l’Azienda sanitaria provinciale etnea e in particolare nel presidio ospedaliero di Biancavilla – scrive Salvatore Vaccaro, segretario provinciale del NurSind – il quale è stato il primo ad aprire la struttura Covid presso l’Asp appena iniziata la seconda ondata che ha travolto gli ospedali etnei». 

Nella prima ondata Covid quasi una ventina le unità mediche e paramediche in servizio al Maria Santissima Addolorata erano risultate positive al virus, cosi come diversi furono i pazienti contagiati. Secondo Vaccaro, all’arrivo della seconda ondata, l’Asp avrebbe avuto una certa fretta nel convertire il nosocomio in Covid-hospital ,al punto tale che i pazienti sono stati «catapultati» all’interno dei reparti senza che sia stata data la «possibilità di una fattiva organizzazione strutturale e di personale». 

Per Vaccaro nei primi istanti della rimodulazione il Pronto soccorso sarebbe stato approntato «senza i requisiti minimi di sicurezza» atti a garantire la salute di chi «è stato costretto al ricovero ospedaliero, anche per l’inefficacia complessiva dell’assistenza domiciliare. La struttura, essendo già ai minimi termini come personale infermieristico e di supporto, non ha potuto sopportare l’impatto avuto dalla trasformazione in unità operativa Covid-19 –prosegue  il segretario provinciale del sindacato degli infermieri – per cui nonostante gli sforzi attuati dal personale, infermieri e operatori socio sanitari hanno dovuto sopportare disagi enormi». 

In questa secondo ondata diversi reparti del nosocomio sono stati riconvertiti fino a al punto di creare 30 posti letto per degenza ordinaria da Covid, cosi come aumentati quelli della terapia intensiva. Un reparto, quello Covid, dislocato su tre piani. «Abbiamo fatto di tutto per collaborare con le istituzioni per mitigare l’impatto fisico e psicologico sui lavoratori – dice Vaccaro – ma purtroppo dobbiamo affermare con grande amarezza che gli infermieri sono stati lasciati soli a gestire situazioni ingestibili, strutturate con grande approssimazione e senza nessuna pro-attività da parte della direzione strategica». Il sindacato, inoltre, denuncia il fatto che sono numerosi i pazienti che stazionano in Pronto soccorso, cosi come la necessità di cambiare a mano i bomboloni d’ossigeno per l’assenza dei circuiti, o l’assenza di un numero sufficiente di bocchettoni per aspirazione e spazi inadeguati non avrebbero permesso e non permetterebbero di assistere i malati in maniera decorosa. 

«L’Asp doveva farsi trovare pronta nell’affrontare la seconda ondata – dice Alessandro Scalisi segretario NurSind di presidio – Il sindacato ha sempre denunciato la carenza di personale infermieristico e di supporto in cui versa l’azienda, ma come sempre accade i segnali d’allarme sono stati inascoltati». Sulla carta gli infermieri in servizio sono circa una quarantina ma, tra soggetti a rischio, inidonei e positivi al Covid, il numero si è abbassato a 26 unità. Nelle scorse settimane proprio sulla situazione dell’ospedale di Biancavilla questa testata aveva dedicato un approfondimento 

Salvatore Caruso

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