Nato dall’idea di
Margarida Tavares, in collaborazione con Carmelo Samonà e Lara Pedilarco, Orto in arte vede l’uomo intrecciarsi con la natura, in un armonico scambio di culture provenienti da diversi paesi del mondo. Il festival, presentato stamane all’Orto Botanico di Palermo, è dedicato all’eccellenza creativa nella varietà delle sue espressioni e organizzato nello stesso luogo dove passeggiò Goethe. Dal movimento al canto, dalla danza alla musica fino all’abbigliamento. Organizzato da Rinascita18 con la collaborazione dell’Università degli studi di Palermo, la manifestazione è inserita all’interno del calendario di Palermo capitale italiana della cultura 2018.
A presentare l’evento l’ideatrice
Margarida Tavares, Paolo Inglese, direttore del Sistema museale di Ateneo, Rosario Schicchi, direttore dell’Orto Botanico di Palermo, Carmelo Samonà, medico ad orientamento antroposofico e Lara Pedilarco, artista, ideatrice dell’installazione Terra Io Sono.
«Il festival è espressione culturale della Sicilia – racconta Tavares – dà la possibilità di percepirne la ricchezza». Danze turche e tunisine, ritmi provenienti
dal centro-sud del Camerun, dall’India e dal Libano, la pizzica salentina, la danza gipsy e l’oriental duende e ancora musiche tradizionali provenienti dal sud Italia e dalla Persia. «Io sono portoghese ma mi sento molto siciliana e mi infastidisce sentire parlare male di questa terra – continua l’ideatrice – la Sicilia è questo: un luogo d’incontro e dialogo tra popoli ed etnie».
Parole, suoni, colori e corpi in movimento, espressioni di diversità, immersi nell’orto botanico palermitano, ambiente naturale e pacifico per eccellenza. «L’orto è già di per sé una grande manifestazione d’arte, un luogo magico d’accoglienza –
afferma Rosario Schicchi, direttore dell’Orto Botanico di Palermo – Le piante non si fanno la guerra, convivono insieme nella biodiversità esprimendo ognuna qualcosa». Dalla biodiversità alla diversità culturale in un festival internazionale che si fa portavoce di valori positivi quali la pace e il dialogo tra i popoli.
Poesia e fotografia, cucina creativa nella natura e ancora giochi tradizionali e lavori manuali, storytelling e laboratori di modellaggio, tanti i workshop indirizzati ad adulti, ragazzi e bambini. Particolare l’installazione Terra: io sono di Lara Pedilarco che prevede, in un primo momento, la raccolta di acqua e terra dal proprio luogo di origine: le sostanze verranno spedite o portate in loco per permettere la condivisione artistica finale che prevede un’esposizione delle cristallizzazioni (processo attraverso il quale le sostanze passano allo stato cristallino) permettendo la visione dell’invisibile, rivelando le forze plasmatrici della natura. «Abbiamo raccolto finora 30 terre ed acque provenienti da diverse parti del mondo – racconta l’artista Lara Pedilarco – l’idea è quella di rendere partecipi i visitatori facendo mescolare da loro le terre, trasmettendo così un’idea di pace ed unione».
Tra gli eventi, non mancheranno le conferenze e gli approfondimenti culturali. Di particolare interesse, durante la giornata conclusiva di sabato 2 giugno, l’incontro-testimonianza con i
Moso/mosuo, gruppo etnico cinese con una cultura millenaria alle spalle, unica al mondo. L’organizzazione sociale dei Moso è matrilineare: ogni persona dei vari clan in cui è suddivisa la popolazione possiede il nome della donna più anziana. In quest’etnia vige una cultura indigena di pace in cui l’uomo, la donna e la natura vivono nel rispetto l’uno dell’altro. Durante la testimonianza, il pubblico potrà intervenire e parlare con i Moso presenti. Tanti gli spettacoli e i concerti serali previsti; ad allietare le serate anche Matilde Politi e l’orchestra sinfonica siciliana Brass Quintett.
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