Creare il senso di comunità tra i genitori di San Giovanni Galermo, curare gli spazi dove studiano e giocano i loro figli e riappropriarsi del luogo in cui vivono trasformandolo in qualcosa di produttivo. È l’intento del progetto Ortinsieme, portato avanti dall’università di Catania e dal centro Punto Luce di Save the Children attivo da anni nel quartiere etneo, che verrà presentato alla città martedì 4 aprile, alle 16, in via Sebastiano Catania 176.
Ci si muove all’interno di un’iniziativa dell’ateneo che prende il nome di Territorio, migrazioni, ambiente e mafia, di cui si stanno occupando gli studenti di vari dipartimenti. Tra cui quelli di Ingegneria e di Scienze della formazione, guidati rispettivamente dal professore Filippo Gravagno e dalla professoressa Roberta Piazza, che da novembre frequentano il laboratorio interdipartimentale I Paesaggi delle mafie. In questi mesi hanno imparato come pensare e progettare uno spazio e come si attivano processi di costruzione e condivisione all’interno di piccoli gruppi.
Preparati dai docenti gli universitari hanno proposto ai genitori dei bambini del Punto Luce un progetto di riqualificazione della struttura – dove si svolgono attività di dopo scuola e corsi di zumba, trucco, fotografia e alimentazione – che cominciasse dalla creazione di uno spazio da adibire a orto, parco giochi, spazio di relax per i genitori, tutto realizzato con materiale riciclabile.
«Cominceremo a lavorarci con i fondi che ci sono stati offerti da Rotaract e speriamo di consegnarlo alla comunità nel mese di giugno – spiega a MeridioNews la professoressa Roberta Piazza, preoccupata per la gestione dello spazio – Poi ci sarà il problema di come mantenerlo – chiarisce – e ci auguriamo che le autorità locali possano darci una mano in questo senso».
Finora il gruppo formato da studenti e genitori ha ragionato su come dovrebbe essere questo spazio e su quali attività svolgere al suo interno, oltre a realizzare un vero e proprio plastico esemplificativo da presentare al sindaco di Catania e agli enti locali per tentare di coinvolgerli nel progetto.
«Punto Luce è diventato un luogo di incontro e intrattenimento non solo per i ragazzi, ma anche per le famiglie che abitano nel quartiere e che non hanno molto svaghi – continua la docente – E mentre l’interno è abbastanza curato, all’esterno c’è ancora molto da fare».
Come in altre strutture del rione su cui si si pensa di replicare l’iniziativa, per esempio il Palagalermo, più volte vandalizzato e sottratto ai cittadini. «Ci sono diverse possibilità di lavorare nella zona per rendere migliore questo quartiere», sottolinea Piazza, che insiste sull’importanza di costruire progetti insieme alla comunità, che piano piano si sta trasformando in un gruppo di interesse che può operare nel proprio territorio.
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