«Il Consiglio d’amministrazione ha votato all’unanimità la proposta di revoca della nomina a sovrintendente della Foss dell’architetto Esterina Bonafede». Si chiude così, la brevissima parentesi dell’ex assessora regionale alla guida della Fondazione orchestra sinfonica siciliana. Ad annunciarlo, il presidente del cda della Fondazione, Stefano Santoro, al temine di una lunga riunione (dalla quale si è assentato il consigliere in quota Regione) nel corso della quale è stata trovata la soluzione all’impasse che si era creata due settimane fa con una nomina contestata in maniera trasversale e con attacchi sotto vari profili.
Ma facciamo un passo indietro: a fine 2018 si dimettono tre dei cinque componenti del Cda della Fondazione, e l’assessorato regionale al Turismo (da cui dipende la Foss) chiede un parere all’Avvocatura dello Stato. Secondo i legali, con quelle dimissioni tutto il consiglio d’amministrazione è da considerarsi decaduto. E di conseguenza, alla vigilia di Natale 2018 viene licenziato (non senza polemiche) il sovrintendente Giorgio Pace, 4 mesi prima della scadenza naturale del suo incarico.
L’assessore regionale Sandro Pappalardo nomina un commissario (prima ad acta, e poi straordinario), Giovanni Riggio, che gestisce l’ente fino all’entrata in carica – lo scorso 28 marzo – del nuovo consiglio di amministrazione: la presidenza va a Stefano Santoro, poi ci sono Marco Intravaia (nominato dalla Regione), Sonia Giacalone (in rappresentanza dei lavoratori della Foss) e Giulio Pirrotta (in rappresentanza del Comune), ma ancora manca il componente di nomina ministeriale.
Lo scorso aprile la Fondazione emana una manifestazione d’interesse per trovare il nuovo sovrintendente. A rispondere sono in 34, comprese figure di riconosciuta professionalità in analoghe istituzioni culturali nazionali. Tra questi l’ex sovrintendente Foss, Ester Bonafede, che, un paio di settimane fa, viene scelta per l’incarico dopo una lunga seduta del Cda, con i voti a favore del rappresentante della Regione e del presidente Santoro (voto doppio per statuto).
Una nomina ritenuta da più parti dal sapore politico e che suscita perplessità per i contenziosi economico-giudiziari ancora in atto tra la Fondazione e la ex/nuova sovrintendente. Al punto che il presidente Santoro temporeggia sulla firma della nomina e, di rimando dai partiti di governo alla Regione arriva il pressing affinché venga ufficializzato il ruolo di Bonafede, chiedendo – in caso contrario – le dimissioni dello stesso Santoro. Che, dal canto suo, già nel pomeriggio aveva ricevuto il sostegno di Saverio Romano agli attacchi del commissario forzista, Gianfranco Micciché. Ma alla fine a spuntarla è lui, motivando così la revoca: «la conferma della nomina era subordinata alla mancanza di incompatibilità e di conflitti d’interesse. Queste dichiarazioni non sono pervenute».
E sui contenziosi in essere tra Bonafede e la Fondazione, Santoro chiarisce che «all’epoca della scelta le voci sulle controversie erano solo generiche, ed erano state date rassicurazioni su una risoluzione delle stesse che non si sono verificate. Infatti la rinuncia al contenzioso non è avvenuta, e comunque non avrebbe comportato l’estinzione della vicenda». Il riferimento è al fatto che da un lato Bonafede chiede ancora dei compensi arretrati, mentre al contrario la Fondazione imputa all’ex sovrintendente spese non giustificate, con tanto di messa in mora. E adesso ricomincia la caccia al nuovo sovrintendente, ma Santoro sottolinea come il Cda abbia un ampio ventaglio di scelta: «il Consiglio è libero di scegliere anche all’esterno, al di fuori dell’elenco di chi ha manifestato interesse».
C’è anche spazio per analizzare lo stato delle finanze della Fondazione, con il presidente del Cda che ribadisce la necessità dei contributi dei soci per la sopravvivenza dell’ente, e parla di tagli – già posti in essere – alle spese, come il compenso per il sovrintendente che passa da 120mila euro lordi annui a 70mila. Santoro rassicura sul mantenimento dei livelli occupazionali, ma rispedisce all’assessorato regionale al Lavoro l’intero bacino di ex Pip occupati in teatro.
Infine non mancano i passaggi sulle azioni legali nei confronti dell’ex sovrintendente Giorgio Pace, per le criticità emerse da un rapporto dell’ex commissario ad acta. Queste sono relative ad emolumenti maggiori del limite di legge e affidamenti di servizi come l’accompagnamento dei visitatori in teatro che Santoro definisce «illegittimi» perché adottati direttamente da Pace senza passare dal Cda e che ora sono stati dichiarati cessati con delibera consiliare.
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