«Il catanese da sempre è stato designato come un attore che recita, estroverso. Un po’ come il napoletano». Mentre nella stanza dei bottoni si procede allo spoglio delle candidature per il
nuovo direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, Orazio Torrisi attende serenamente il suo destino e del suo futuro professionale nel capoluogo etneo preferisce non parlare. Sorridendo gaio e affabile da dietro il microfono di Radio Zammù, nel corso della trasmissione l’Elzeviro, preferisce non parlare della propria candidatura, fare spallucce e affidarsi alla sorte – in fondo il suo è solo uno tra i 58 curricula che verranno presi in esame, chi può sapere come andrà a finire –, e parlare delle sue molteplici attività, dell’associazione Città teatro e del Brancati, delle iniziative di Porte aperte, della sfida educativa del teatro di oggi, della drammaturgia contemporanea e della sua annosa sfida con il teatro cosiddetto tradizionale.
Dal
2001 al 2007, Orazio Torrisi è stato direttore artistico dello Stabile. Ed è in quella fase che parte la rassegna Nuovo teatro, quella che «voleva dare un input, e uno stimolo, ai nuovi autori». Per la prima volta nel capoluogo etneo arriva Emma Dante, «ormai punto di riferimento internazionale». E come lei Vincenzo Pirrotta e Davide Enia, giusto per fare due nomi. «All’epoca gli spettacoli rimanevano pochi giorni: iniziammo al Musco, sala piccola, ne riempivamo metà. Dopo cinque anni ci spostammo all’Ambasciatori e per due settimane avevamo il pienone». Non tutto merito della qualità delle pièce, ma anche della collaborazione con l’università di Catania. «È anche grazie a questo tipo di approccio che si è costruita alla base un nuovo modo di frequentazione del teatro». Un’età dell’oro, secondo il racconto di Torrisi, che suona anche come un guanto di sfida al Tsc: «Il teatro pubblico deve reinventare la sua mission».
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