Operazione Picaneddu: finisce in carcere Vincenzo Dato Due volte latitante, è accusato di associazione mafiosa

«Io appena lo prendo gli scippo la testa». Poche parole, quelle che si leggono nei brogliacci delle intercettazioni dell’operazione Picaneddu, che manifestano la violenza di Vincenzo Dato, il 45enne catanese accusato del reato di associazione di tipo mafioso, che si era dato alla fuga ma è stato bloccato ieri a Siracusa. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip del Tribunale di Catania ed è stata eseguita il 15 ottobre nei confronti di 13 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena. L’aggravante contestata dalla procura è quella di avere agevolato il gruppo di Picanello della famiglia di Cosa nostra Santapaola Ercolano

Dato, ritenuto uno dei responsabili operativi del gruppo, era latitante dal 2017 e ricercato per un precedente reato di associazione mafiosa per cui doveva scontare una pena di quattro anni. Il 45enne, però, è scappato grazie a una rete di favoreggiatori composta anche da alcuni esponenti del gruppo di Picanello, completamente devoto alla famiglia Santapaola-Ercolano. Per anni ha continuato a gestire alcuni aspetti della vita associativa dai diversi luoghi in cui si è rifugiato, tra i quali un piccolo paese in provincia di Alessandria (in Piemonte), fino al 2018 quando viene arrestato dai carabinieri di Rieti. 

Anche venerdì, però, Dato è riuscito a fuggire. Fino a ieri, quando il ricercato è stato localizzato a Floridia (nel Siracusano) mentre viaggiava sulla strada provinciale 12, in compagnia del padre a bordo di una Fiat Panda. Alla vista dei carabinieri, il 45enne ha tentato di sfuggire urtando l’autovettura. Dopo averlo bloccato e arrestato, Dato è stato portato al carcere catanese di Bicocca. 

Redazione

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