«Non abbiamo indagini sulle Ong». A dichiararlo è il capo della procura di Siracusa Francesco Paolo Giordano. Il magistrato è stato ascoltato dalla commissione Difesa del senato, sul tema più caldo di queste settimane: i presunti rapporti tra le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo e i trafficanti che dalla Libia mettono i migranti in mare. Alla domanda sull’esistenza di fascicoli aperti sulle organizzazioni private, Giordano ha specificato che non ne esistono e che «comunque sarebbe di competenza della procura distrettuale». Che nel caso di Siracusa sarebbe quella di Catania.
Proprio il Palazzo di giustizia etneo è in questi giorni al centro dell’attenzione, dopo che il capo della procura Carmelo Zuccaro ha detto che esistono validi motivi per sospettare delle Ong. Tra questi elementi ci sarebbe anche lo spegnimento dei transponder da parte di alcune navi private, con l’obiettivo di fare perdere le tracce dell’imbarcazione. A riguardo, però, Giordano ha detto di non essere a conoscenza di tali comportamenti. «Dalla nostra esperienza non ci sono evidenze di spegnimento dei transponder da parte delle Ong – ha detto il magistrato – ma non so se non viene fatto o noi non l’abbiamo visto perché non rientra nelle nostre competenze di reato».
Sull’operato delle navi private si è pronunciato anche il sostituto commissario Carlo Parini, responsabile del gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina. «Spesso sono navi prese in affitto da armatori, dove dunque gli equipaggi non possono decidere autonomamente cosa fare ma devono eseguire quanto gli viene chiesto dal personale delle Ong», ha spiegato Parini. Caso che non vale per Moas, l’organizzazione maltese fondata dai coniugi Liotta-Catrambone su cui sono conversi parte dei sospetti. «Loro possiedono eccellenti imbarcazioni, strumentazioni di bordo molto moderne, operano con droni alla ricerca di migranti ed equipaggio e operatori lavorano in simbiosi», ha aggiunto il sostituto commissario. Che ha specificato poi che anche nel caso di Moas «non abbiamo mai avuto notizia di coinvolgimenti con trafficanti».
Il procuratore ha parlato poi più in generale dell’aumento degli arrivi nel Siracusano. «Nel 2015 i salvataggi delle Ong sono stati il 12,6 per cento del complesso; nel 2016 è aumentato al 14,3; nel 2017, cioè nei primi mesi di quest’anno, c’è già un picco al 28,1 per cento». Sbarchi che non avvengono soltanto sotto forma di viaggi della speranza. «Recentemente si è aperto un altro flusso migratorio – ha raccontato Giordano -. Sul litorale siracusano stanno sbarcando barche a vela di 14-15 metri, ben equipaggiate e governate da ucraini o russi, che partono dalle coste turche e portano 50-60 persone alla volta. In gran parte sono persone della borghesia siriana».
Parole, infine, anche in merito ai procedimenti giudiziari a carico dei presunti scafisti, specificando che i magistrati aretusei non perseguono quelli occasionali, cioè i migranti che vengono incaricati di guidare l’imbarcazione. «C’è un massiccio ricorso ai riti alternativi, spesso si arriva al patteggiamento e si usufruisce di attenuanti, per cui lo scafista viene scarcerato. Ma anche in caso di scarcerazione viene comunque memorizzata la sua identità a futura memoria e poi viene subito espulso. Al momento – ha concluso il procuratore – questo è l’unico deterrente».
A criticare le recenti dichiarazioni di Zuccaro, che ha ricevuto la solidarietà, tra gli altri, della Lega Nord e del Movimento 5 stelle, è stato oggi il quotidiano francese Le Monde con un articolo dal titolo Italia: le Ong pro-migranti sotto attacco. Per la testata transalpina, «mentre gli sbarchi aumentano, le Ong sono accusate, senza prove, di legami con i passeurs». Mentre la Comunità episcopale italiana predica cautela e critica gli attacchi generalizzati. «È giusto che la magistratura sia vigile perché i migranti non siano doppiamente vittime. Però il fuoco politico indistintamente sulle nove Ong che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane con risorse di fondazioni bancarie e di privati, della società civile, è stato un atto ipocrita e vergognoso», ha detto il direttore di Migrantes, monsignor Giancarlo Perego.
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