Omicidio Vizzini, due gruppi in lotta per la supremazia Gli intrecci con la criminalità e l’omertà di chi ha visto

Non ci sarebbe la criminalità organizzata dietro l’agguato che ha portato alla morte di Corrado Vizzini. Ma gruppi criminali rivali che si contendono lo spaccio di sostanze stupefacenti, e non solo, nel territorio del comune di Pachino, considerato il regno del clan Giuliano, che porta il cognome del boss Salvatore ritenuto al vertice del sodalizio. Quando non c’è ancora stata la convalida del fermo per le quattro persone che sono state arrestate questa mattina, la ricostruzione fatta finora dagli inquirenti sembra rimandare a una concatenazione di eventi, una sorta di botta e risposta. Dietro gli spari rivolti contro il 55enne lo scorso 16 marzo in via De Sanctis, ci sarebbe anche il desiderio di vendetta da parte di Massimiliano Quartarone, uno degli uomini finiti in carcere. Lo scorso 9 febbraio, infatti, alcuni colpi di fucile sono stati esplosi contro la porta di casa del 24enne. Un gesto rimasto ancora senza spiegazione. 

La trama che sta dietro l’agguato si complica, però, se si pensa all’intreccio di legami che emergono da questa vicenda. Corrado Vizzini, 55enne vittima dell’agguato, già pregiudicato per reati legati al traffico di droga, è parente alla lontana di Giuseppe Vizzini  detto Peppe Marcuotto – braccio destro e socio in affari per via transitiva (i figli sono insieme titolari dell’azienda agricola La Fenice) di Giuliano, e condannato lo scorso dicembre, insieme ai figli Simone e Andrea, per la bomba carta messa sotto l’autovettura dell’avvocata Adriana Quattropani.

Più vicine altre parentele che completano il quadro: il
fratello di Corrado Vizzini, Massimo, è stato arrestato di recente per rapina; mentre il figlio Giovanni è stato arrestato lo scorso febbraio perché ritenuto responsabile del tentato omicidio di Giuseppe Aprile, uno dei tre fratelli al servizio del boss Giuliano. Anche quest’ultimo episodio, avvenuto davanti al bar Scacco Matto (di proprietà di Pietro Giovanni Spataro, il figlio dell’ex assessore e attuale consigliere comunale Salvatore Spataro), per gli inquirenti  si inseriva nel filone del «regolamento di conti tra bande per il controllo del mercato della droga e delle estorsioni» nella zona tra Portopalo e Pachino. In particolare, l’azione di Giovanni Vizzini era stata considerata una risposta all’aggressione subita nella stessa sera dal padre Corrado all’interno della sua abitazione. Alcuni vicini di casa, infatti, avrebbero segnalato l’esplosione di diversi colpi d’arma da fuoco

Negli anni scorsi, inoltre, Corrado Vizzini è stato l’autore del tentato omicidio di Antonio Di Maiuta, ed è stato condannato con l’accusa di lesioni gravi. All’origine di quell’agguato ci sarebbe stata la sete di vendetta per l’omicidio di Paolo Forestieri, vicino a Vizzini e ucciso da Enrico Di Maiuta, figlio di Antonio.

Tutto questo, al momento, sembrerebbe però rimanere sullo sullo sfondo delle indagini. Che fanno emergere, piuttosto, un contesto in cui gruppi di criminalità semplice lottano per farsi spazio nel mercato illegale della droga provando a ritagliarsi fette di potere e di supremazia nel territorio anche attraverso una gestione personalistica delle assegnazioni di alcuni alloggi popolari. Restano comunque ancora molti gli aspetti da chiarire su un agguato «pianificato nei minimi dettagli».

«Le indagini sono state lunghe e complesse soprattutto perché ci siamo dovuti scontrare con una omertà assoluta», spiega a MeridioNews la dirigente del commissariato di Pachino Antonietta Malandrino. Non parla nessuno, nemmeno i parenti della vittima. E nessuno sembra avere visto nulla, eppure sulla strada in cui è stato ucciso Vizzini intorno alle 9 di sera transitano molte auto. «Il sospetto è che anche chi ha visto o sentito, si è ben guardato dal venire a riferirci qualcosa». In soccorso delle forze dell’ordine sono arrivate le telecamere di videosorveglianza della zona. 

Marta Silvestre

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