«Gaetano Rampello, pur avendo subito aggressioni da parte del figlio, ha omesso la propria natura violenta tanto da essere stato denunciato dall’ex moglie. Non è credibile la tesi di un gesto d’impeto e non premeditato». Ne è convinta la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento Micaela Raimondo che ha convalidato l’arresto del poliziotto – in servizio al reparto mobile della questura di Catania – che ha confessato di avere ucciso il figlio 24enne Vincenzo Gabriele con 14 colpi di pistola in piazza Progresso a Raffadali, nell’Agrigentino. «Dal video – ha aggiunto la gip – si vede che l’arma è occultata e già scarrellata e pronta per l’uso. È stata un’azione pervicace, ha colpito la vittima alle spalle e quando era a terra indifesa».
Stando a quanto ha ricostruito Rampello, l’omicidio sarebbe stato la conseguenza dell’ennesima aggressione da parte del figlio che avrebbe preteso soldi sfilandogli il portafogli con violenza. La confessione dell’indagato, che subito dopo ha chiamato i carabinieri dicendo dove si trova e facendosi arrestare mentre era seduto su una panchina, non ha convinto del tutto la giudice che ha sottolineato alcune contraddizioni. L’uomo ha negato di avere premeditato l’omicidio dicendo di avere perso il controllo dopo anni di minacce e aggressioni da parte del figlio, da lui denunciato per estorsione e maltrattamenti, in seguito alle continue richieste di denaro con minacce. La battaglia processuale fra la difesa, rappresentata dall’avvocata Daniela Posante, e la procura – l’inchiesta è coordinata dalla pm Chiara Bisso – si concentra proprio sulla premeditazione.
La giudice, in questa fase, ha aderito alla tesi dell’accusa. Il fatto che la pistola fosse già priva di sicura e occultata in uno zaino escluderebbe un gesto estemporaneo. Secondo la gip, inoltre, Rampello avrebbe potuto fare una ricarica Postepay, anziché presentarsi all’appuntamento per dargli i soldi richiesti, visto che aveva un impegno legato all’affitto di un immobile. «Dal video – ha aggiunto Raimondo – non si vedono azioni particolarmente violente commesse dal figlio».
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