Dopo la decisione del giudice per le indagini preliminari di Palermo di ordinare alla procura nuove indagini sui depistaggi nell’inchiesta per la morte di Peppino Impastato, il fondatore di Radio Aut e militante di Democrazia proletaria ucciso nel 1978, i pubblici ministeri, che avevano chiesto l’archiviazione del caso, si apprestano a modificare il reato contestato al principale indagato, l’ex generale del Ros Antonio Subranni.
L’ex ufficiale, sotto processo al dibattimento sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, rischia ora l’accusa di concorso in associazione mafiosa. Alla decisione di archiviare l’indagine, la procura era arrivata soprattutto considerando che il reato contestato a Subranni, il favoreggiamento, era ormai ampiamente prescritto. Il gip, che bacchetta i pm in più passaggi parlando motivazioni «incoerenti», ritiene infatti «riduttiva» l’accusa di favoreggiamento e indica ai magistrati della Procura una serie di persone da sentire come testimoni e diversi documenti, come i risultati degli accertamenti fatti dal giudice istruttore Rocco Chinnici, da acquisire. Il tema da approfondire riguarda i «rapporti tra appartenenti all’Arma dei carabinieri ed esponenti mafiosi del rango di Gaetano Badalamenti», si legge nella ordinanza, una chiara indicazione che costringe i magistrati a correggere il tiro verso l’accusa di concorso esterno.
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