La speranza è l’ultima a morire. Di certo per Marzia Fragalà, figlia del noto avvocato palermitano Enzo Fragalà morto il 25 febbraio di cinque anni fa dopo essere stato brutalmente colpito a bastonate pochi giorni prima. E come la speranza, quel che non vuole che muoia è il ricordo di suo padre sia a livello professionale che umano. Il seminario di domani dal titolo A cinque anni dalla morte di Enzo Fragalà; tutela della persona offesa e tutela dell’imputato: un difficile equilbrio?, ha questo obiettivo. È organizzato dal centro studi Enzo Fragalà che verrà presentato domani stesso. «Il Centro Studi – dice a Meridionews il legale della famiglia Stefano Giordano – si occuperà di onorarne la memoria con iniziative di carattere culturale, giuridico e di formazione. Ricordando le sue doti umane».
Qualche giorno fa la figlia Marzia è stata vista entrare nella stanza del procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, ma il motivo era semplicemente la consegna, brevi manu, dell’invito per il seminario. Nulla di nuovo sul fronte indagini quindi? «Immaginiamo che sia stato aperto un nuovo fascicolo (dopo l’archiviazione chiesta dalla procura stessa per insufficienza di prove, lo scorso gennaio, ndr) – dice l’avvocato Giordano -. Non sappiamo se ci siano sviluppi ma, ripeto, è plausibile che ci siano». L’dea della figlia Marzia rimane sempre la stessa anche alla luce delle intercettazioni che mantengono aperte le indagini sull’assassinio del padre: «Io ho sempre sostenuto – dice a Meridionews – e continuo a sostenere, che la matrice sia mafiosa. Gli inquirenti staranno ascoltando nuove persone immagino. Per me l’ordine di uccidere mio pare è arrivato dall’alto. Altri procedimenti probabilmente sono iniziati, legati alle intercettazioni, e rimango quindi fiduciosa, la svolta si avrà lì, ascoltando altri personaggi».
Il riferimento è alle intercettazioni delle conversazioni tra i fratelli Giovanni e Giuseppe Di Giacomo. Almeno due le registrazioni: una avvenuta il 19 luglio 2013 nella sala colloqui del carcere di Parma in cui si fa riferimento a «quelli del Borgo» come gli assassini di Enzo Fragalà e l’altra, del 17 gennaio 2014, alla quale partecipa anche un altro fratello, Marcello. In quell’occasione viene fatto riferimento ad «altri picciutteddi» coinvolti nell’omicidio, oltre ai tre che in quel momento erano arrestati. Giuseppe Di Giacomo fu assassinato il 12 marzo 2014.
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