Omicidio ex presidente Consiglio comunale di Favara Fermato dai carabinieri l’ex suocero Giuseppe Barba

È stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto, firmato dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, il 66enne Giuseppe Barba ritenuto responsabile dell’omicidio dell’ex presidente del Consiglio comunale di Favara Salvatore LupoL’imprenditore 45enne venne ucciso il 15 agosto, con tre colpi di pistola all’interno dell’American snack bar al centro di Favara, dopo essere stato seguito.

Barba, che è l’ex suocero della vittima, adesso è accusato di omicidio con l’aggravante di aver commesso il fatto per motivi abietti e futili e della premeditazione. Il 66enne è indagato anche per avere portato in luogo pubblico, o aperto al pubblico, un’arma comune da sparo: una pistola calibro 38, e pure perché illegalmente deteneva all’interno della propria abitazione, a Favara, la pistola, in data antecedente e prossima al 15 agosto. «Le indagini – ha spiegato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio – hanno permesso di accertare che l’indagato si trovava a bordo della sua autovettura sul luogo e nelle ore del delitto. Le successive indagini tecniche – ha aggiunto – hanno, inoltre, evidenziato cospicue tracce di polvere da sparo sulla stessa autovettura». 

«Le indagini, svolte in un clima di massima omertà, continuano ancora nel massimo riserbo», ha detto Patronaggio. Sin da subito, gli inquirenti si erano indirizzati verso la pista di un movente privato e familiare. I dettagli dell’operazione condotta dai carabinieri, che hanno eseguito il fermo, verranno illustrati in mattinata, nel corso di conferenza stampa, al comando provinciale di Agrigento. Secondo l’accusa, l’omicidio di Lupo sarebbe maturato a casa di diverbi economici connessi alla sua separazione con la moglie. Pubbliche offese personali e grossi contrasti economici costituiscono, secondo gli investigatori, il movente del delitto. Il procuratore ha spiegato che «la conoscenza da parte di Barba di indagini a suo carico e la possibilità di trovare rifugio all’estero hanno indotto a disporne il fermo».

Imprenditore nel settore delle residenze per anziani e strutture per disabili, Lupo nel 2016 era stato coinvolto nell’operazione Catene spezzate con l’accusa di maltrattamenti fisici e psicologici ai danni di disabili psichici all’interno di una comunità alloggio. A era stato rinviato a giudizio. Nel 2017 era arrivato il seguito con l’accusa di estorsione nell’operazione Stipendi spezzati da cui è emerso che, tramite la onlus Suami (di cui Lupo era amministratore unico), i lavoratori sarebbero stati costretti a restituire metà dello stipendio

Redazione

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