Omicidio Calcagno, preso il killer grazie ai cittadini «L’ipotesi è quella che l’uomo sia stato assoldato»

Niente più omertà. Con i cittadini che decidono, seppure in forma anonima, di prendere il telefono e chiamare i carabinieri per indicare, con nome e cognome, chi è l’uomo che si vede in un video che immortala l’omicidio di Francesco Calcagno. Anche così i militari sono arrivati a Luigi Cassaro, 49 anni, originario di Licata, in provincia di Agrigento. Sarebbe lui il killer del bracciante agricolo freddato a Palagonia la mattina del 23 agosto. A incastrare il sospettato c’è anche la prova del dna, resa possibile grazie a una sua leggerezza. In contrada Nunziata, mentre Cassaro spara almeno due colpi e insegue la sua vittima, perde un cappellino. Il particolare non sfugge ai carabinieri ed è ancora più evidente grazie a un video diffuso proprio dall’Arma qualche giorno dopo il fatto di sangue per cercare la collaborazione dei cittadini. 

«Sono arrivate diverse segnalazioni in forma anonima, anche provenienti da Palagonia, che indicavano l’autore del delitto con nome e cognome», spiega in conferenza stampa il comandante dei carabinieri di Catania Francesco Gargaro. Nel territorio calatino Cassaro era un volto abbastanza conosciuto grazie alla sua professione. Ultimamente oltre a fare l’operaio si era inserito nel business delle macchine per il caffè. Una sorta di rappresentante porta a porta che si muoveva nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Catania. 

La chiave del delitto resta però il movente. La vittima, Francesco Calcagno, era già noto alle forze dell’ordine per avere ucciso, a ottobre 2016, il consigliere comunale Marco Leonardo. Il bracciante agricolo aveva confessato e a novembre sarebbe iniziato il processo in cui sarebbe stato l’unico imputato. Dopo un periodo agli arresti domiciliari fuori Sicilia, da aprile Calcagno era tornato in libertà a Palagonia. «L’ipotesi più aggredita è quella che l’uomo sia stato assoldato da qualcuno per evitare legami diretti – spiega ancora Gargano – Ma si scava anche sui possibili dissidi privati con la vittima».

Leornardo, conosciuto a Palagonia con il nomignolo di vichingo, era stato eletto nel 2012 con la lista Palagonia futura. Uno scranno nell’assise cittadina che però non aveva spazzato via le tante ombre che avvolgevano la sua figura. Nel 2008 finisce in manette perché accusato di fare parte di un’associazione a delinquere finalizzata alle truffe all’Inps. Qualche anno dopo il suo nome finisce negli atti dell’inchiesta antimafia Iblis. Il politico, pur non essendo indagato, intratteneva stretti rapporti con alcuni personaggi di spessore di Cosa nostra locale. Alfonso Fiammetta da un lato, Franco Costanzo, detto pagnotta, dall’altro. Entrambi processati e condannati perché ritenuti inseriti nella famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano.

Il presunto killer fermato oggi dai carabinieri non sarebbe formalmente affiliato ma secondo quanto ricostruito dai carabinieri sarebbe orbitante nell’ambiente della mafia agrigentina. Nel 2011 la polizia gli aveva sequestrato una Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa e una pistola Carl Walther illegalmente importata in Italia. Gli agenti nella sua abitazione avevano trovato anche alcuni mezzi rubati in un cantiere di Canicattì. Le indagini sull’omicidio intanto proseguono e, in attesa della convalida dell’arresto, il procuratore capo di Caltagirone Giuseppe Verzera ci tiene a sottolineare un aspetto: «È stato rotto il muro dell’omertà in una zona particolare. Questo ci fa ben sperare perché finalmente la gente ha deciso di collaborare le forze dell’ordine».

Dario De Luca

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