Biancavilla, la moglie: «Lui mi picchiava con il ceppo» L’omicidio dopo le violenze. In casa armi e marijuana

Avrebbe finto il furto per mascherare l’omicidio del marito. Non sarebbe stata una rapina finita in tragedia la morte di Alfio Longol’elettricista in pensione di 66 anni ucciso nella notte di ieri nella sua villetta nella periferia di Biancavilla. A colpire l’uomo con un ceppo di vite sarebbe stata la moglie, Vincenzina Ingrassia, 63 anni. La donna ha confessato stanotte ai carabinieri un assassinio maturato tra le mura domestiche. E scaturito dopo l’ennesima violenza di Longo. Che poche ore prima l’avrebbe aggredita usando proprio lo stesso pezzo di legno con cui, dopo, è stato ucciso. A confermare le aggressioni del marito all’indirizzo della moglie, i lividi trovati sul corpo di lei. Che adesso si trova in stato di fermo nel carcere di piazza Lanza.

Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, dopo un altro degli «scatti violenti» del pensionato biancavillese, lui e Vincenzina Ingrassia si sarebbero riappacificati. Dopo aver cenato, i due sarebbero andati in camera da letto a vedere un film. Cioè Cuori selvaggi. Un dettaglio non di poco conto considerando che nella trama della pellicola Ingrassia avrebbe trovato lo spunto per l’omicidio del compagno di una vita. In base ai primi esami, Longo dormiva quando è stato colpito dal pezzo di legno. Resta da accertare se avesse assunto narcotici. Elemento, questo, che potrebbe rafforzare l’ipotesi della premeditazione del delitto.

La confessione, arrivata alle cinque di questa mattina, segue le numerose scoperte delle forze dell’ordine. In primis, quelle due armi – una pistola calibro 92 (del tipo di quelle in dotazione alle forze dell’ordine, risultata rubata nel 1996) e un fucile calibro 12, entrambi con la matricola abrasa – ritrovate in un casolare poco distante dall’immobile di villeggiatura della coppia. A queste si aggiungono le 20 piante di marijuana coltivate tra le vigne, e il piccolo quantitativo di erba lasciata a essiccare all’interno di un boccione di vetro in mansarda. Gli accertamenti della guardia di finanza, inoltre, avrebbero evidenziato un conto corrente «movimentato» e «non modesto», che non sarebbe congruente con la situazione economica della coppia né con il tenore di vita di due pensionati.

A insospettire gli investigatori erano state le contraddizioni della donna. Supportate, in seguito, dai rilievi della scientifica. A lanciare l’allarme all’alba di ieri era stata la stessa Vincenzina Ingrassia. La donna ha raccontato come i ladri – in due, armati e col volto parzialmente coperto – sarebbero entrati da una finestra passando attraverso le vigne che circondano la villetta dei coniugi in zona Milia. Secondo la testimonianza dell’anziana, il marito aveva riconosciuto uno degli assalitori e ne sarebbe nata una colluttazione. Sviluppatasi anche all’esterno dell’abitazione. Lì fuori Alfio Longo sarebbe stato ucciso, salvo poi essere ri-trasportato all’interno della stanza. 

Il racconto della 63enne, inoltre, ha mostrato delle lacune agli occhi degli inquirenti. A cominciare dai tre cani della coppia che, secondo i vicini di casa, non hanno abbaiato durante la notte. «Strano – ha dichiarato all’agenzia Ansa uno dei residenti – si fanno sentire spesso e anche da lontano». Un altro dettaglio che messo in allarme i carabinieri è stata la scelta della modesta villetta in contrada Crocefisso come casa da rapinare. Infatti, il bottino sarebbe stato di poche centinaia di euro e una fede nuziale, quella della vittima, e non quella di Ingrassia. 

Salvatore Caruso

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