Davanti alla cappella della famiglia Velardi-Matà ieri è stato un via vai continuo di persone: conoscenti, abitudinari del cimitero, semplici curiosi. E soprattutto investigatori, tornati sul luogo dove martedì pomeriggio è stata uccisa la 59enne Maria Concetta Velardi a colpi di pietra, per cercare un indizio, una traccia che porti alla soluzione del mistero. Hanno sezionato palmo per palmo la zona attorno al vialetto dove è stato ritrovato il cadavere, alle spalle delle tombe dei famigliari su cui la donna veniva quotidianamente a pregare. La polizia scientifica di Catania ha ripreso ogni metro quadrato con la telecamera; poi nel pomeriggio, approfittando del buio, i colleghi di Palermo hanno effettuato la prova del Luminol, alla ricerca di nuove tracce di sangue. Ne è stata trovata una sulla parete del vialetto: una scia rossastra ripulita in qualche modo, presumibilmente dall’omicida, perché immediatamente visibile anche da diversi metri di distanza. Un’altra traccia è stata trovata a terra, accanto alla cappella: sono le impronte sporche di sangue di due mani di grandi dimensioni. Ma anche questo nuovo elemento rischia di essere insufficiente: quando Fabio Matà, il figlio della vedova, ha trovato il corpo della madre, dopo aver spostato la grossa pietra con cui è stata uccisa, si sarebbe inginocchiato poggiando le mani sporche di sangue proprio sul terreno dove sono state rilevate le impronte. Mentre è difficile trovare impronte digitali sull’arma del delitto, a causa della pietra lavica.
L’uomo rimane l’ultimo ad aver visto la donna viva. Racconta di avere accompagnato la madre al cimitero e di essere uscito come era solito fare per prendere un caffè al bar del Divino Amore, situato accanto all’uscita dei tornelli, all’inizio di via Acquicella, raggiungibile in cinque minuti dalla cappella. Ma la sua assenza si sarebbe protratta più a lungo. Matà si sarebbe recato anche dal meccanico, ma trovatolo chiuso, gli avrebbe telefonato. E i tabulati telefonici confermerebbero il suo racconto. Un altro testimone nella notte tra martedì e mercoledì è stato sentito dalla polizia fino all’alba: si tratta di un giovane 37enne di San Giorgio, che la donna avrebbe conosciuto al cimitero. Ma anche questa sembra essere una pista debole. Tuttavia nella prima notte di interrogatori ad entrambi gli uomini, al figlio della vedova e al giovane di San Giorgio, sarebbe stato prelevato un tampone di saliva per effettuare l’esame del Dna. Chi dunque ha ucciso Maria Concetta Velardi?
Gli investigatori hanno sentito vicini di casa e conoscenti che frequentavano la stessa zona del cimitero. Madre e figlio vivevano insieme a San Giovanni Galermo dopo la separazione di lui, sottoufficiale della Marina militare, e sembra che non avessero particolari motivi di dissidio. «Due persone gentili e per bene», ripetono le donne che la conoscevano mentre sistemano i fiori nella cappella vicino a quella della famiglia Matà, curata nei minimi dettagli e meta di pellegrinaggio quotidiano da parte di madre e figlio. Il luogo attorno a cui ruota un giallo sempre più difficile da risolvere.
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