Omicidio Agostino, condannato all’ergastolo boss Madonia Il padre: «La barba la taglierò dopo la condanna di Scotto»

Dopo quasi 32 anni ha un volto almeno uno dei responsabili degli omicidi del poliziotto Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. È arrivata nel primo pomeriggio la condanna all’ergastolo per il boss di Resuttana Nino Madonia, accusato di essere il mandante del delitto nonché uno degli esecutori. La sentenza, letta dal gup di Palermo Alfredo Montalto in un’aula bunker semivuota per via delle normative anti-Covid, è un primo tassello in una vicenda con poche luci e tante ombre. Ad ascoltare la voce del giudice anche Vincenzo Agostino, il padre di Agostino, che dal primo momento chiede giustizia e che venga fatta luce su ciò che accadde al figlio.

«Questa sentenza per me è una grande gioia – ha commentato Agostino, che dall’indomani del delitto non si è tagliato più la barba – La dedico principalmente alla magistratura onesta e al mio figlio che non si è mai fatto corrompere da nessuno e ne vado fiero». Alla domanda se il verdetto di oggi lo porterà a tagliarsi la barba, Agostino ha rinviato il momento a quando «anche Scotto sarà condannato».

A parlare è stato: «La sentenza di oggi ratifica ciò che avevamo segnalato, c’è la prova che il duplice omicidio è stato commesso – ha detto l’avvocato Fabio Repici – da due killer che erano importantissimi esponenti di Cosa nostra, cioè Madonia e Scotto. Erano loro a tenere le relazioni con gli apparati di polizia e i servizi segreti. Insieme a loro hanno concorso all’omicidio e si sono adoperati in azioni di depistaggio, con la sparizione degli appunti di Nino Agostino». Repici ha poi aggiunto: «Chiameremo a dibattimento come testimoni tutti coloro che della polizia e dell’Alto commissariato antimafia e del servizio segreto civile che all’epoca erano operativi e si sono adoperati per il depistaggio, ma chiameremo anche i soggetti istituzionali che pur a conoscenza del duplice omicidio per anni sono stati silenti».

Su un binario parallelo, intanto, andrà avanti il processo a carico del boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, nei confronti dei quali il giudice per l’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio. Rizzuto deve rispondere di favoreggiamento, mentre Scotto è accusato di essere stato uno dei due uomini a bordo di una motocicletta che, attorno alle 19.40 del 5 agosto 1989, crivellarono di colpi d’arma da fuoco il poliziotto e la moglie, che aveva da poco saputo di essere incinta. Un delitto rimasto per molti anni impantanato nella nebbia di piste false – la prima indagine si era concentrata su un fantomatico movente passionale – e silenzi.

Con la sentenza di oggi è stata disposta anche una provvisionale di centomila euro a testa per i genitori di Agostino e di Ida Castelluccio e 50mila per i fratelli delle due vittime.


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