Omero nel Baltico: un nuovo orizzonte per il poema omerico?

Da sempre i luoghi descritti nei poemi omerici, nel nostro caso l’Iliade e l’Odissea hanno destato problemi e perplessità.
Felice Vinci, nel suo libro “Omero nel Baltico“, presenta la sua teoria in base alla quale lo scenario reale delle vicende omeriche fu l’Europa settentrionale ed in preciso il mar Baltico e i Paesi Scandinavi, dove nel II millennio A.C. vi si trovava una rivoluzionaria età del bronzo che vedevano fiorire Itaca e Troia. Tale prosperità fu portata dai navigatori di quei luoghi nel Mediterraneo fondando la civiltà micenea e tramandando di generazione in generazione le gesta eroiche dei propri antenati delle terre nordiche.

Sicuramente, tra i primi a fornire una realtà geografica diversa è Plutarco che, con la sua opera De facie quae in orbe lunae apparet, fa un’affermazione sorprendente: l’isola Ogigia, dove la dea Calipso trattenne a lungo Ulisse prima di consentirgli il ritorno ad Itaca, è situata nell’Atlantico del nord, «a cinque giorni di navigazione dalla Britannia».

Tra i vari spunti più interessanti del libro di Vinci possiamo ricordare quello che riguarda Ulisse e la somiglianza tra il suo nome e quello di Ull, guerriero ed arciere della mitologia nordica; inoltre, lungo le coste e le isole norvegesi, si trovano molti suggestivi riscontri alle sue celebri vicende, le quali traggono probabilmente origine da racconti di marinai e da elementi del folklore locale, trasfigurati dalla fantasia del poeta e resi poi irriconoscibili dalla trasposizione in un contesto totalmente diverso; si possono ricordare anche alcuni fenomeni come il canto delle Sirene, il gorgo di Cariddi o le danze dell’Aurora nell’isola di Circe che, una volta ricondotti alla loro originaria dimensione atlantico-settentrionale trovano immediatamente una spiegazione.

Per quanto riguarda Troia che viene situata lungo l’Ellesponto, è da escludere che possa trattarsi dello Stretto dei Dardanelli, dove giace la città trovata da Schliemann, la cui identificazione con la Troia omerica d’altronde continua a suscitare forti perplessità. Secondo lo storico medioevale danese Saxo Grammaticus nelle sue Gesta Danorum cita in più occasioni un singolare popolo di “Ellespontini”, nemici dei Danesi, e un “Ellesponto” curiosamente situato nell’area del Baltico orientale: che si tratti dell’Ellesponto omerico? Quindi si può far convergere con il Golfo di Finlandia, il corrispondente geografico dei Dardanelli; poiché d’altra parte Troia, secondo l’Iliade, era ubicata a nord-est del mare (altro punto a sfavore del sito di Schliemann).

Invece, per l’origine del nome Troia, si ipotizza la soluzione di Toija, un pacifico villaggio finlandese, posto a mezza strada fra Helsinki e Turku, le cui caratteristiche corrispondono esattamente a quelle tramandate da Omero.
Diverse visite fatte in quei luoghi a partire dal 1992, confermano le corrispondenze delle descrizioni dell’Iliade con il territorio circostante Toija.

Ciò spiega perchè il mare di Ulisse non sia mai quello splendente del Mediterraneo ma sempre buio e ceruleo ed accompagnato da una fitta nebbia.
Si nota ancora che, in base alle descrizioni di Omero, le mura di Troia sembrano fatte di una rustica palizzata di tronchi e pietre invece che alle poderose fortificazioni micenee, corrispondenti agli arcaici recinti in legno degli insediamenti nordici.

Un altro punto a favore della tesi di Vinci è quello che prende vita dall’esame del cosiddetto Catalogo delle navi del II libro dell’Iliade, che riporta l’elenco delle flotte achee partecipanti alla guerra di Troia con i loro comandanti e le località di provenienza: si può verificare che esso si snoda seguendo punto per punto la geografia delle coste baltiche in senso antiorario, a partire dalla Svezia centrale fino alla Finlandia; in tal modo è possibile ricostruire integralmente il mondo degli Achei attorno al mar Baltico, dove, come ci attesta l’archeologia, nel secondo millennio a.C. fioriva una splendida età del bronzo, come si diceva all’inizio.

Il prof. Martin P. Nilsson, eminente studioso ed archeologo svedese, nel suo famoso Homer and Mycenae riporta numerose, e significative, prove che attestano l’origine nordica del popolo miceneo: ad esempio l’architettura delle tombe e la presenza in esse di ambra, i crani di tipo nordico trovati nella necropoli di Kalkani e così via.

Tornando alle vicende omeriche, quello che è stato scoperto finora, se da una parte consente di dibattere su alcune problematiche rimaste ancora insolute, dall’altra si è avuto un riscontro positivo dagli interventi archeologici che si sono effettuati sui luoghi coinvolti.

In ogni caso, le concordanze tra i dati forniti dai poemi omerici ed i corrispondenti ambiti geografici dell’Europa settentrionale, sono così straordinarie da non poter essere ignorate o eluse, anche nel caso che le indagini sui siti individuati non dovessero dare esiti favorevoli.

Quindi si aspettano ulteriori risultati positivi dal punto di vista archeologico per poter aprire nuovi ed interessanti orizzonti sulla scena dei racconti omerici e sulle origini della civiltà europea. Inoltre la riscoperta di Omero in chiave nordica potrebbe favorire un diverso approccio in chiave non più soltanto “economica” ma anche, e soprattutto, “storico-culturale” all’idea di unità dell’Europa.

Fonti: http://www.estovest.net/letture/omero.html
Fonti: http://tecalibri.altervista.org/V/VINCI-F_omero.htm

Mario Grasso

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