Domani mattina il disegno di legge collegato alla Finanziaria verrà finalmente trasmesso alle commissioni di merito. Finisce così lo stallo dell’Assemblea Regionale, con la conferenza dei capigruppo finalmente riunita, dopo l’ennesimo rinvio di un’ora e mezza, per stabilire il nuovo calendario dell’Assemblea. Dei quattro collegati alla Finanziaria proposti dal governo Musumeci all’Assemblea, «noi ne consideriamo legato alla Finanziaria soltanto uno, quello generico. Gli altri li hanno considerati legati, ma in realtà non lo erano. Quello generico lo mandiamo domani alle commissioni di merito». A dirlo è Gianfranco Micciché, che a margine della capigruppo fa il punto sullo stato dell’arte sui lavori d’aula, ma anche sugli equilibri della maggioranza. E invoca un rimpasto anche alla luce del fatto che con la possibile new entry dell’autonomista Antonio Scavone alle Politiche sociali «viene rappresentata ancora una volta Catania».
«Intanto domani – prosegue Micciché – la commissione Bilancio è autorizzata a esitare Bilancio e Finanziaria. Se martedì prossimo, immagino, saranno pronti, incardinerò a Sala d’Ercole i due disegni di legge. Daremo 24 ore di tempo per gli emendamenti e poi si andrà al voto. Noi pensiamo che tra giovedì e venerdì prossimo si potrebbero chiudere Bilancio e Stabilità. Se tutto va bene».
Insomma, sembra fugato il rischio di una nuova proroga dell’esercizio provvisorio. «Anche se approvassimo il 7 febbraio – ammette ancora il presidente dell’Ars -, non ci sarebbe bisogno di esercizio provvisorio, perché si resterebbe in esercizio provvisorio per quanto? Cinque giorni lavorativi? Non servirebbe neanche una legge. Non ne abbiamo nemmeno parlato. Il calendario prevede, in virtù del fatto che immaginiamo ci saranno tantissimi emendamenti, di separare la votazione dell’uno da quella dell’altro perché altrimenti il rischio, sì, sarebbe stato quello di arrivare al 10 febbraio ancora con la Finanziaria bloccata perché non si è votato il collegato. In quel caso è evidente che si sarebbe dovuto ricorrere all’esercizio provvisorio».
Certo le frizioni ci sono state, manifestate peraltro dallo stesso presidente della Commissione Bilancio, Riccardo Savona, che ieri ha sostanzialmente bocciato l’assetto del collegato proposto dal governo. «Da sempre il governo fa una proposta, poi appena arriva in Assemblea magari gli si dice che c’è qualcosa che non va e viene sistemata. Invece io una cosa la voglio dire, perché si continua a dire che è tardi, che siamo a ridosso dell’esercizio provvisorio… Io non credo che siano responsabilità, né del governo, né del Parlamento. Ritengo folle che ancora si consideri utile questo blocco delle assunzioni da parte della Regione. Perché la verità è che all’ufficio bilancio della Regione non c’è nessuno, sono in tre che devono fare tutto, certo che arrivano tardi le cose. Io quest’esigenza l’ho immediatamente verificata in assemblea appena sono arrivato e abbiamo già fatto il concorso».
Ed ecco l’appello, a mezzo stampa, che da un Palazzo viene rivolto al dirimpettaio: «La cosa di cui prego il presidente Musumeci è di eliminare questa legge del blocco delle assunzioni. È un fatto ormai veramente stupido. La demagogia sta creando folli disagi a tutti. Chi le deve fare le cose? Se voi vedeste il numero di pagine che ci sono state portate oggi… almeno un funzionario che le scrive ci doveva essere? Com’è che non ha impiegato un anno di tempo non lo so. È un problema reale. C’è una legge che blocca le assunzioni in questo momento, vorrei che ci fosse una legge che le sblocca, perché è una cosa veramente folle, sono 11 anni che c’è questa legge. Io capisco all’inizio, c’era il signor Giletti che tornava sempre sullo stesso argomento. Ma è un problema reale. Io spero che il presidente chiuda con questa inutile stagione demagogica. Andando avanti col blocco delle assunzioni, sarà sempre peggio, perché ci sarà qualcun altro che va in pensione, che deve mettersi in malattia per un problema di salute, che resta incinta. Già quest’anno è andata così e facendo mille forzature siamo riusciti a fare solo un mese di esercizio provvisorio, gli altri anni sarà forse peggio».
Però nella maggioranza c’è una questione politica ancora aperta e che non appare affatto risolta. Non è un caso che ieri il presidente della Commissione Bilancio, Savona (fedelissimo di Micciché) si augurava che Micciché e Musumeci trovassero un momento per incontrarsi. «Ci siamo incontrati l’altro ieri» replica, secco, Micciché. «Però non c’è dubbio – interviene il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Milazzo – che ci sono delle cose che vengono presentate su cui non siamo d’accordo, per cui perché si deve arrivare alla bocciatura? Basterebbe parlarne prima e se la commissione non è d’accordo ci si fermerebbe in tempo. Ma il problema non è tra Micciché e Musumeci».
«Faccio un esempio: si mandano le carte – prosegue Milazzo – e tra queste carte c’è l’aumento delle tasse per il fotovoltaico. Ma come? In tutta Europa cercano di agevolarlo e diminuiscono le tasse, invece noi siamo così scienziati che le aumentiamo? Così si disincentiva la gente, quando le fonti rinnovabili sono fin troppo utili a tutti? Ripeto, ho fatto solo un esempio, il tema è che certe cose andrebbero discusse».
Ma c’è qualcosa che piace a Micciché di questa Finanziaria? «Ne parliamo nel collegato – risponde ancora il primo inquilino di Sala d’Ercole -. Bilancio e Finanziaria sono fatte in maniera tristemente tecnica, non c’è nessuna proposta. Nel collegato generico ne riparleremo. Gli altri tre testi sono leggi specifiche, di settore, e si presentano come leggi. Non può essere tutto collegato alla Finanziaria, perché non collegabili. Se qualcosa è collegata alla finanziaria ha sempre la premura di essere votata perché collegata alla legge di Stabilità. No, ci sono alcune leggi di settore che vanno votate perché sono leggi di riforma. Le riforme non devono essere legate a nessun tempo. Se c’è bisogno di discutere sei mesi su una legge di riforma, si diano sei mesi di tempo, non ci può essere questo legame con la Finanziaria che ti obbliga a votare subito, come fanno a livello nazionale. Anzi, veramente là manco fanno votare, dicono “approvato” senza manco il voto». Sostanzialmente, il collegato che verrà incardinato è quello di 17 articoli. «Che finirà col diventare di 100 – ammette Micciché – i 17 sono quelli del governo».
C’è anche il tema del rimpasto in giunta. Forza Italia manterrebbe questo assetto di assessori? Chiederebbe la delega alla Salute, com’è stato ventilato sui giornali? Manterrebbe Bandiera o la Grasso? O entrambi? «Mi dispiace che qualcuno abbia scritto che Bandiera e Grasso sono i due tenuti là per chissà quale ragione. Io dico invece che sono i due migliori assessori di questo governo. E lo dico con assoluta certezza».
«Il rimpasto – aggiunge – al momento non riguarda Forza Italia. Se non ho capito male, con questo nuovo assessore che vuole mettere il presidente (in sostituzione di Mariella Ippolito, gli autonomisti dovrebbero proporre Antonio Scavone, ndr), ancora una volta viene rappresentata la provincia di Catania. Non vorrei che qua a Palermo succedesse la rivoluzione. Allora la mia forza politica certamente anche in brevissimo tempo proporrà un rimpasto perché ho sempre ritenuto che il ruolo di assessore sia un ruolo importante per alcune Province. Non è che siccome una Provincia non è stata rappresentata in un momento, vuol dire che a vita non potrà avere assessori. Bisogna che la Sicilia occidentale riceva la giusta attenzione e dove c’è la necessità territoriale su una specifica materia piuttosto che su un’altra, di avere un assessorato, è giusto darglielo. E allora come Forza Italia, visto che abbiamo quattro assessori, in qualche maniera siamo nelle condizioni di avanzare una proposta di questo tipo. All’interno del partito abbiamo persone disponibili a fare l’assessore e disponibili a non farlo». Se il rimpasto sarà proposto, però, prima o dopo le Europee, non è dato saperlo.
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