Si è aperto oggi a Roma il Consiglio nazionale della Fabi, il sindacato più rappresentativo dei circa 309 mila lavoratori bancari del nostro Paese. Al centro del dibattito, neanche a dirlo, il Contratto nazionale di lavoro.
Fino ad ora la trattativa tra sindacati bancari e Abi (Associazione bancari italiani) è bloccata. Le due parti si riuniscono e discutono dal maggio scorso. Ma l’accordo sembra ancora lontano.
La trattativa, piuttosto sofferta, dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre di quest’anno. Se non ci sarà accordo i banchieri potrebbero dare la disdetta al Contratto tutt’ora vigente. Ma i sindacati non resterebbero a guardare. Anzi, a giudicare da quello che ha detto oggi Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, i sindacati, proprio in queste ore, starebbero valutando l’ipotesi di avviare una serie di scioperi.
«Vogliamo proseguire la trattativa di rinnovo del Contratto – ha detto Sileoni – ma le banche devono cambiare radicalmente atteggiamento, altrimenti siamo pronti a scendere di nuovo in piazza. Se i banchieri continueranno ad adottare la linea intransigente, si dovranno assumere la responsabilità di un’eventuale rottura del tavolo di confronto, davanti ai lavoratori e all’opinione pubblica. Abbiamo chiesto risposte chiare sui temi dell’area contrattuale, degli orari di lavoro, dei demandi alla contrattazione aziendale e di gruppo, ma finora non ci hanno voluto rispondere, se non in modo generico».
Secca anche la replica del segretario generale della Fabi alla richiesta dell’Abi di bloccare il costo del lavoro: «Proponiamo ai banchieri di dare l’esempio diminuendo del 30 per cento gli stipendi di quei 300 super-manager che guadagnano in media 1,9 milioni l’anno. Sarebbe un gesto di grande sensibilità sociale».
Ai lavori del Consiglio nazionale della Fabi partecipano circa 1700 i delegati sindacali venuti da tutta Italia per valutare, insieme agli organismi direttivi del sindacato, tutte le possibili iniziative da intraprendere nella trattativa sul rinnovo del Contratto, giunta ormai la giro di boa.
Presenti, in qualità di ospiti, anche i banchieri e gli alti dirigenti delle banche. Tra questi, Alessandro Profumo, Presidente Comitato Affari sindacali e lavoro di Abi e di Mps; Omar Lodesani (Chief Operating officer Gruppo Intesa Sanpaolo); Paolo Cornetta, Responsabile Human Resources Gruppo Unicredit; e i capi del personale di tutti i maggiori gruppi creditizi italiani.
Come già accennato, il dibattito di oggi è stato incentrato sul rinnovo del Contratto nazionale.
I sindacati chiedono il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso il rafforzamento dell’area contrattuale per tutelare i lavoratori dal rischio esternalizzazioni, il recupero dell’inflazione, con un aumento economico triennale del 6,05%, lo sviluppo di ulteriori attività e professioni, per promuovere un aumento dei ricavi, la messa a punto di un modello di banca alternativo, non a livello di settore, ma azienda per azienda, e, infine, chiedono di creare la condizioni per nuovi posti di lavoro.
I banchieri, rappresentati da Alessandro Profumo, capo delegazione sindacale di Abi, vogliono invece l’interruzione della crescita automatica del costo del lavoro, una contrattazione nazionale più leggera con maggiori demandi alla contrattazione di secondo livello, mano libera sull’area contrattuale e riconoscono un recupero dell’inflazione pari solo all’1,85%. I banchieri pongono inoltre una pregiudiziale per il prosieguo della trattativa: o i sindacati accettano l’interruzione della crescita automatica del costo del lavoro, oppure non c’è margine di trattativa su nessun argomento.
Le parti hanno fissato i prossimi due incontri a Milano, il 25 e 26 novembre, per misurare le rispettive distanze.
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