Nuovoteatro. Intervista al direttore del Teatro Stabile

Mercoledì 6 dicembre con lo spettacolo “Le lacrime amare di Petra Von Kant” di Rainer Werner Fassbinder (con la regia di Antonio Latella), apre la quinta stagione di Nuovoteatro, il cartellone parallelo dello Stabile etneo dedicato alle produzioni e agli autori contemporanei. Tradizionalmente dedicato ed indirizzato ad un pubblico giovane (ma non solo, ovviamente), in questa stagione Nuovoteatro introduce delle interessanti novità per gli studenti universitari. Di tutto ciò che accade sia dentro che fuori il palcoscenico di Nuovoteatro parliamo con Orazio Torrisi, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania.

Allora Direttore, ci spiega cos’è Nuovoteatro e le differenze che esso ha con il cartellone principale dello Stabile?
La differenza è che mentre il cartellone tradizionale dello Stabile è pensato e realizzato per proporre spettacoli i cui autori fanno parte della storia del teatro di tutti i tempi, dalle origini ai giorni nostri e con un occhio di riguardo per il teatro di tradizione siciliana, Nuovoteatro è invece realizzato per dare la possibilità ai nuovi autori di esprimersi e di esser visti.

Locale, nazionale, internazionale. Ci racconta di queste tre “anime” di Nuovoteatro?
In questa stagione Nuovoteatro presenterà autori e spettacoli siciliani come Emma Dante con “Cani di Bancata”, Nino Romeo con “Dollìrio” e Vincenzo Pirrotta con Eumenidi. Questi autori, spesso osannati fuori Sicilia, sono poco rappresentati nella nostra regione. Noi vogliamo dare questa occasione ai nostri autori di teatro. Inoltre avremo spettacoli di respiro nazionale come i due di Pippo Delbono “Questo buio feroce” e “Urlo”, quelli di Claudio Magris “Lei dunque capirà”, Mattia Torre e Valerio Mastandrea “Migliore” e di Caterina Guzzanti e Paola Minaccioni “Non raccontateci favole”. Infine, Nuovoteatro ospiterà rappresentazione di valore, diciamo, universale come il Beckett di “Finale di partita” con la regia di Franco Branciaroli e il Brecht di “Le storie del signor Keuner” con la direzione di Roberto Andò e Moni Ovadia. Nel 2006 ricorrono il centenario della nascita di Beckett e il cinquantenario della morte di Brecht e il Teatro Stabile ha deciso di festeggiare in questo modo questi due immortali artisti. Inoltre con “Le lacrime amare di Petra von Kant” di Reiner Werner Fassbinder e la regia di Antonio Latella apriremo il cartellone di Nuovoteatro mercoledì 6 dicembre. 

Ecco… appunto, Direttore: proprio per lo spettacolo inaugurale di Nuovoteatro lo Stabile ha introdotto delle novità per gli studenti universitari. Di cosa si tratta esattamente?
Per l’inaugurazione della rassegna Nuovoteatro quest’anno, in accordo con l’Università e facendo seguito a quel protocollo d’intesa che abbiamo firmato anni addietro con l’Ateneo catanese, abbiamo pensato di promuovere presso gli studenti, presso una più vasta area studentesca della città di Catania, lo spettacolo, offrendo non soltanto alle facoltà di Lettere e Lingue la possibilità di avere un pacchetto di inviti gratuiti per questo primo spettacolo, vista la loro più diretta vicinanza culturale con l’arte del teatro, ma anche a tutte le facoltà dell’Ateneo catanese.

Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere con questa iniziativa?
Innanzitutto mi permetta di ringraziare tutti i Presidi di facoltà, il Rettorato e il professore Granozzi, che è il responsabili dei Circuiti Culturali dell’Ateneo, per la strettissima collaborazione che ci hanno prestato per mettere in piedi questa iniziativa.

L’obiettivo è dare la possibilità di assistere a questo primo spettacolo facendo diventare questo momento di confronto, momento di stimolo, e contemporaneamente momento di promozione della rassegna teatrale, del rito teatrale. Riteniamo che tale rito debba divenire un momento di scambio, di confronto fra noi che produciamo teatro, che organizziamo momenti teatrali e il pubblico; perché esso, il pubblico, non sia solo fruitore, non sia solo destinatario dell’offerta teatrale ma ne diventi parte attiva e propositiva. Ciò avverrà non solo con la visione dello spettacolo teatrale ma con un momento di riflessione all’interno di un’altra nostra proposta, Doppia Scena, che in accordo appunto con le facoltà di Lettere e di Lingue noi organizziamo al Monastero dei Benedettini. Ad esempio, l’indomani  dello spettacolo “Le lacrime amare di Petra von Kant”, il sette mattina, inauguriamo questa iniziativa, Doppia Scena appunto, nell’aula A2 con la presenza della protagonista Laura Marinoni e il professor Fernando Gioviale, che introdurrà e coordinerà questo incontro che ha lo scopo di avvicinare lo studente al teatro e alle sue tematiche. Attraverso questo altro nostro progetto speriamo davvero di animare il dibattito culturale, civile, politico all’interno della nostra città. E per politico intendo il significato più alto del termine, cioè il confronto su argomenti che toccano la nostra vita quotidiana per quello che noi riteniamo fondamentale che un teatro pubblico, un istituzione pubblica debba fare: animare la discussione e il dibattito per una crescita sociale all’interno del territorio in cui opera.

Mi scusi Direttore, ma non c’è il rischio che esauriti gli inviti si esaurisca anche l’iniziativa?
Noi stiamo iniziando intanto con questa primo progetto a far conoscere allo studente il programma. Abbiamo già una larghissima presenza di studenti fra il nostro pubblico che si abbona al cartellone tradizionale ma abbiamo capito in questi anni, in cui il rapporto sta diventando sempre più stretto, che l’informazione allo studente deve essere data anche attraverso altre direttrici, attraverso altri canali che non siano quelli tradizionali. Riteniamo che invitarli qui la prima volta ad uno spettacolo, al di là del risultato di gradevolezza o meno, possa mettere in moto un processo di percezione e comprensione del teatro come “rito”, cioè come spazio di confronto all’interno della propria comunità. Chi se non gli studenti  devono essere i principali destinatari di questo messaggio? 

Scusi se insisto Direttore, ma secondo me c’è il pericolo che dopo il primo spettacolo l’iniziativa, lodevole, cada nel vuoto?
Sì, si corre il rischio che sia solo un primo momento e che poi tutto cada nel vuoto ma noi non ci fermiamo soltanto a questa proposta noi continueremo durante tutto l’anno con il cartellone Doppia Scena, che prevede 13 incontri tra dicembre e maggio, a far sì che per gli studenti lo spettacolo teatrale non rimanga semplice momento di entertainment ma che si trasformi anche in momento di riflessione. Ciò attraverso una collaborazione più stretta con le università, con i dipartimenti con i singoli insegnanti. Attraverso Nuovoteatro e Doppia scena speriamo di avvicinare a questa nostra concezione di “teatro attivo” non solo le facoltà più tradizionalmente a noi vicine, come Lettere e Lingue, ma anche quelle apparentemente più distanti. È utopia pensare che con la facoltà di Matematica o di Fisica si possa organizzare una rappresentazione di uno spettacolo teatrale così come ha fatto Ronconi a Milano? È utopia pensare ad uno spettacolo con la facoltà di Giurisprudenza o Scienze politiche che verta su alcuni temi fondamentali nella vita civile di una comunità e che magari vengono studiati all’interno dei loro programmi di studio, o con la facoltà di Agraria o tante altre? Io penso che a prima vista può sembrare una utopia ma che possa con la buona volontà invece realizzarsi in un progetto di integrazione di piani di studio. Noi siamo disponibili a pensare per il futuro anche ad iniziative nuove, progetti nuovi.

Magari, però, con questa iniziativa si finirà col mandare al teatro quella porzione di popolazione studentesca che già ci andava. Non era forse meglio “mirare” questo progetto su chi invece, tra gli studenti, il teatro non lo conosce affatto, visto l’importante valore formativo che ad esso lei attribuisce?
È questo il nostro scopo. Gli studenti che già amano il teatro, che già hanno un contatto, una frequentazione non hanno bisogno di questa iniziativa. Vengono comunque! Queste iniziative sono appunto il primo passo di questo cammino, di questo itinerario. I risultati dell’anno scorso sono stati molto soddisfacenti per quanto riguardava il primo anno di Doppia Scena. Quest’anno lo abbiamo rafforzato ulteriormente  e grazie a questa collaborazione con il Rettorato e con i Circuiti Culturali vorremmo rafforzarlo anche con tutto il resto dell’Ateneo catanese. È evidente che siamo disponibili anche ad ulteriori riflessioni e suggerimenti che vengano da questo confronto continuo. Credo che sia fondamentale per un teatro pubblico essere disponibile, pronto, aperto a qualunque confronto e suggerimento che venga fuori da questi incontri. E’ evidente, poi, che stiamo mettendo in atto tutta un’altra serie di iniziative.

Quali?
Ad esempio essere sempre presente nei giornali degli studenti come “Universitinforma” e “Step1”, collaborazione della quale vi ringraziamo. Stiamo vedendo, inoltre, come essere presenti all’interno dei siti web delle facoltà, stiamo vedendo come poter fare un discorso più ampio  con le televisioni. Importante è che queste collaborazioni non siano statiche ma dinamiche. 

Ci spiega quale è il principio di attribuzione degli inviti, quanti sono in totale e come verranno distribuiti per le varie facoltà? 
Gli inviti sono 1000 e sono stati già consegnati al Rettorato che tramite il professore Granozzi sono stati distribuiti per un numero pari a 100 per ogni segreteria di tutte le facoltà. 200 sono stati dati alla facoltà di Lettere e 200 a quella di Lingue, proprio perché la nostra presenza in questa due Facoltà è molto forte da anni. Gli inviti saranno consegnati agli studenti secondo un ordine di arrivo. Basta fare richiesta direttamente alle segreterie. Già molti inviti sono stati ritirati, ma ne rimangono molti ancora da ritirare e auspico che gli studenti vengano informati di questa iniziativa. Gli inviti non sono validi solo per la prima sera ma sono validi dal giorno 6 al giorno 10, quindi per l’intero arco delle repliche. 

Finiamo con una domanda provocatoria. Abbiamo parlato di “utopia”: se lei avesse completamente carta bianca, cosa farebbe per portare a teatro studenti di qualsiasi fascia d’età?
Come progetto utopistico da anni noi diciamo che dovrebbe essere non dico obbligatorio, poiché è termine poco elegante, ma sicuramente consigliabile mettere nella programmazione didattica delle scuole medie inferiori e superiori la possibilità di avere alcune giornate destinate alla frequentazione teatrale in un momento non solo di intrattenimento ma anche di dibattito e di confronto. Cioè sarebbe bello se non gravasse tutto sulle nostre spalle. L’introduzione di spazi dedicati al teatro all’interno dei programmi di studio delle scuole sarebbe un ottima cosa per la formazione degli studenti. La maturazione, la crescita civile e il percorso che porta alla conoscenza sono per me alcuni degli obiettivi principali della vita di un uomo.

davidefbrusa

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