«Il tuo cuore verrà messo della padella e dopo me lo mangierò». Nonostante la precarietà della grammatica, il messaggio per il direttore del quotidiano La Spia, Paolo Borrometi, è chiaro. Autore delle minacce di morte è stato Venerando Lauretta, secondo i carabinieri esponente di spicco del clan mafioso Dominante attivo nel Ragusano e affiliato alla Stidda. A scatenare l’odio di Lauretta – 41enne in passato arrestato più volte per associazione mafiosa, l’ultima delle quali nel 2008 e condannato in appello nel 2012 – sarebbe stata la denuncia per minacce da parte di Borrometi nei confronti del figlio dell’esponente mafioso: «Lei mi ha denunciato – ha scritto Lauretta sulla bacheca Facebook de La Spia – ma la cosa che non gli perdono è che ha denunciato mio figlio, una persona di 20 anni, onesto lavoratore».
Tuttavia è lo stesso giornalista a riportare indietro nel tempo l’origine di tutto: «Le minacce – dichiara Borrometi a MeridioNews – sono legate alla nostra inchiesta sul box numero 65 del mercato ortofrutticolo di Vittoria. Dietro quel box, tramite un prestanome, agivano i Lauretta. A dirlo sono stati anche i carabinieri del comando provinciale di Ragusa, in seguito alle indagini che hanno portato alla revoca dell’autorizzazione al proprietario dello stallo». Per Borrometi, che da tempo vive sotto scorta, non si tratta di certo delle prime minacce ricevute, anche se la sensazione è sempre la stessa: «Se ho paura? No, ma è chiaro che sono cose che vanno analizzate sul serio – continua il direttore de La Spia -. Alcuni sostengono che una minaccia su Facebook non sia così importante, ma non dobbiamo dimenticare che quando Lauretta scrive sul social sa bene di essere letto da tante persone. È un modo per dimostrare potere e dare ordini». In tal senso a far impensierire Borrometi è la promessa di essere raggiunto in ogni modo: «Anche se mi arrestano c’è che viene a cercarti. Tu morirai», ha scritto Lauretta, che poi ha aggiunto di essere disposto ad andare in carcere pur di vedere morire tra le sue mani il giornalista: «Io ho preso la mia decisione, di giocarmi la mia libertà… Ti farò passare la voglia di vivere».
Intanto i carabinieri hanno dichiarato che le nuove minacce verranno comunque monitorate: «I pericoli per Borrometi sono concreti e costanti – dichiarano i militari – ed è per questo che è sempre affiancato da una scorta che lo protegge già in ogni spostamento». Su Lauretta, che è uscito dal carcere nell’ottobre 2013: «Fa parte del clan Dominante, referenti sul territorio della Stidda. Le indagini sul box al mercato di Vittoria? Proseguono».
In attesa di sapere se quanto accaduto porterà a nuove azioni cautelari per Lauretta, la vita del direttore de La Spia va avanti. Insieme ai propri giornalisti: «Da soli diventiamo tutti degli obiettivi – conclude Borrometi – ma se si sta insieme, giornalisti, istituzioni e forze dell’ordine, possiamo contrastare la mafia».
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