Poteva andare molto peggio. Sembra essere questo il bilancio dei catanesi all’indomani del violento e improvviso nubifragio che ha allagato la città. Rientrato già nel tardo pomeriggio di ieri l’allarme di un disperso, il bollettino del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi riporta dieci feriti. Tra chi è caduto, travolto dall’acqua, provocandosi qualche frattura e chi è rimasto coinvolto in incidenti dovuti anche al manto stradale che ha ceduto in più punti della città. Dure le polemiche nei confronti dell’amministrazione comunale, per una città che non era pronta a resistere all’acqua. Il Comune etneo, dal canto suo, se la prende con la protezione civile nazionale, che non li avrebbe avvertiti dell’allarme.
Catania intanto, nel day after, riporta i segni del nubifragio un po’ ovunque. La via Dusmet è interrotta: le condutture idriche sono otturate e le case di via Vecchio bastione sono rimaste senz’acqua. Una situazione che non si risolverà a breve, spiega un operaio al lavoro sul posto: «Per arrivare al pozzetto sto vedendo le pene dell’inferno – racconta – Perché dal Comune, in qualche lavoro precedente, l’hanno coperto con l’asfalto». Nella stessa zona è interrotta anche la linea Enel, che però non sta provocando problemi alle utenze private. Tre grosse buche in viale Regina Margherita, subito dopo piazza Santa Maria del Gesù, costringono gli automobilisti a diversi slalom. In una in particolare si è staccato un pezzo di asfalto, ancora visibile sulla carreggiata, della lunghezza di più di un metro. Allagate ancora numerose zone del viale Kennedy, il parcheggio della spiaggia libera comunale numero uno si è trasformato in un enorme acquitrino.
Il Comune di Catania si difende dalle critiche chiamando in causa la protezione civile nazionale regionale da cui, spiega il sindaco Raffaele Stancanelli in una nota, non sarebbe arrivato ieri alcun bollettino di allerta meteo. «Una misura preventiva doverosa affinché si possano verificare ed eventualmente rimuovere situazioni di pericolo». Soprattutto nelle scuole, oggi chiuse per ordinanza del primo cittadino, e che «da sabato dovranno ospitare i seggi elettorali, un motivo in più per effettuare controlli accurati visto che poi dovranno garantire in tutta sicurezza anche il flusso di migliaia di elettori». Al rimprovero di Stancanelli si unisce quello dell’ex governatore regionale Raffaele Lombardo che, non perdendo l’occasione di entrare in polemica con il suo successore, dichiara: «Fa paura il silenzio della Regione su questa vicenda. Sembra non sia stato diramato alcun allarme dalla Protezione civile e il presidente Crocetta continua la sua campagna elettorale come niente fosse».
Piccata arriva la risposta della protezione civile nazionale. Che, in una nota, spiega di aver sostituito il centro regionale, «inadempiente dal 2004», inviando regolarmente ieri «un bollettino di criticità ordinaria per le zone della Sicilia orientale». E cioè eventuali «temporali, rovesci di pioggia, grandinate, colpi di vento e trombe d’aria, con possibilità di allagamento dei locali interrati, interruzioni puntuali e provvisorie della viabilità a valle dei fenomeni di scorrimento superficiale», specificano. Esattamente quello che si è poi verificato in città. Ma non solo.
«Si coglie l’occasione – aggiungono dall’ufficio – per chiedere all’amministrazione comunale di Catania se la città sia dotata di un piano aggiornato, e magari esercitato, di protezione civile e se tale piano preveda l’attivazione dei presidi territoriali fondamentali in caso di eventi come quello che si è verificato oggi». La Sicilia, infatti, fanno sapere dal centro nazionale, è l’unica regione d’Italia a non avere ancora comunicato quanti e quali Comuni sono dotati di un piano d’emergenza. «Prima di rifugiarsi nel ricorrente scaricabarile sarebbe utile che chi è autorità di protezione civile conoscesse il sistema e mettesse a regime quello che il sistema stesso prevede», concludono dal centro nazionale.
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