Nove voci d’autore dai “mondi al limite”

Far conoscere il mondo al mondo: questo è l’obiettivo che l’organizzazione “Medici senza Frontiere” persegue, portando avanti un progetto volto a sensibilizzare il pubblico su temi che vanno dalla violenza urbana alla prostituzione, dalle guerre alle malattie, dalle carestie a tutte le crisi che colpiscono le popolazioni del sud del mondo. 

“Mondi al Limite”, edito da Feltrinelli, è una raccolta di testimonianze riportate da personaggi eccellenti che hanno vissuto in prima persona il disagio e le difficoltà dei paesi più sofferenti. Alessandro Baricco, Stefano Benni, Gianrico Carofiglio, Mauro Covacich, Sandrone Dazieri, Silvia Di Natale, Paolo Giordano, Antonio Pascale, Domenico Starnone, per la prima volta a contatto con situazioni al limite, le hanno raccontate.

A Catania, il volume è stato presentato mercoledì 21 Ottobre, nell’Auditorium dell’ex Monastero dei Benedettini, da Renato Scifo, neuropsichiatra e psicoterapeuta coinvolto attivamente nelle operazioni umanitarie di MSF. Step1 lo ha intervistato.

Qual è la sua esperienza con Medici Senza Frontiere?
«Sono neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, pertanto il mio ruolo in MSF è di partecipante a missioni di salute mentale nei luoghi in cui è necessario anche questo tipo d’intervento. La mia ultima missione è stata per esempio nella Striscia di Gaza, per 6 mesi, dove il grave conflitto che si trascina da decenni, con recrudescenze drammatiche e l’isolamento del territorio, ha portato a gravi conseguenze psicologiche per la popolazione, specie infantile. Inoltre ho il compito di fare la valutazione e il “briefing” psicologico ai colleghi operatori in partenza e al rientro dalle missioni, un momento importante della preparazione e parte del sostegno che MSF da ai propri operatori umanitari».

Trentasette anni di azioni umanitarie raccolte in un libro, “Mondi al Limite”. Qual è lo scopo ?
«Lo scopo è di dar voce alle vittime delle situazioni “al limite” in cui operiamo, spesso conflitti o tragedie umanitarie dimenticate o marginalizzate dai media, attraverso la sensibilità di nove scrittori italiani che sono stati in alcune delle zone d’intervento di MSF e raccontano personaggi e vissuti, in cui gli operatori di MSF stanno sullo sfondo. Non eroi, ma donne e uomini con i loro difetti, le loro paure, utopie. Si confrontano con realtà diverse in cui la loro professionalità si esprime su binari sconosciuti: alla fine diventano importanti o indispensabili sia per chi è oggetto di aiuto e cura che per chi opera come volontario».

Nel libro sono descritti alcuni dei progetti di assistenza. Sono tutti ancora attivi? Ne sono stati avviati di nuovi?
«Le missioni descritte nel libro sono attive e costituiscono solo un piccolo campione. MSF attualmente opera in circa 60 Paesi con più di 2.000 operatori internazionali e 25.000 operatori locali».

Le testimonianze raccolte parlano di situazioni di crisi collettive: epidemie, guerre, malnutrizione, esclusione dall’assistenza sanitaria. Come vengono affrontate queste realtà?
«Con un piano d’intervento prima esplorativo, poi di emergenza, se necessario, per proseguire con programmi a medio e lungo termine che mirano a costruire e lasciare realtà stabili in termini di modelli organizzativi e professionalità, quando la situazione tende a uscire dalla fase di emergenza».

Qual è il grado di collaborazione dei Paesi europei a queste iniziative? L’Italia come risponde?
«MSF è assolutamente autonoma e per statuto basa la sua azione su contributi privati per più dell’80% dei fondi. I Paesi comunitari ci possono supportare agevolando l’azione degli operatori umanitari, che quasi sempre hanno un lavoro “ordinario” che devono temporaneamente sospendere. L’Italia non brilla in Europa per politiche a sostegno delle ONG».

Quali sono le aspettative, i progetti o le idee per il futuro di questa organizzazione medico-umanitaria?
«Vorremmo essere meno indispensabili, ciò significherebbe che le principali emergenze planetarie sono affrontate dalla comunità internazionale con la giusta responsabilità e dotazione di risorse economiche, che la nostra testimonianza e spesso denuncia di gravi violazioni dei diritti umani fondamentali sono arginate con azioni coordinate e volontà politica comune. Essendo ancora lontani da questa utopia, l’obiettivo immediato è di aumentare l’efficienza operativa e la capacità di rendere visibili delle realtà spesso volutamente occultate».

Fabio Panebianco

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